Il trading sui Bitcoin si è diffuso a macchia d’olio negli ultimi anni. Merito del fascino che genera la valuta virtuale (vuoi perché è una novità del panorama valutario vuoi per il senso di indipendenza che la caratterizza) ma anche delle performance di mercato straordinarie. Il mercato dei Bitcoin, nonostante una certa volatilità di fondo, va a gonfie vele ma ciò non vuol dire che investire sia semplice. Anzi, a complicare l’attività di trading Bitcoin intervengono alcuni elementi specifici di questa criptovalute, alcune caratteristiche che non si ritrovano nelle valute tradizionali e che spiazzano gli investitori. Tutto ciò genera alcune difficoltà nella pratica di discipline che, da sempre, danno sostanza all’esperienza di investimento speculativo. Il riferimento è, in particolar modo, all’analisi fondamentale. Fare l’analisi fondamentale per il Bitcon è diverso dal farla per una qualsiasi altra valuta tradizionale, sia essa il dollaro, l’euro, la sterlina etc.

Eppure all’analisi fondamentale non si può rinunciare, nemmeno se si fa trading con i Bitcoin. Occorre, pertanto, capire come questa insostituibile disciplina si declina nel contesto della criptovaluta. In questo articolo parleremo proprio del rapporto tra analisi fondamentale e Bitcoin, partendo da una panoramica dell’analisi fondamentale stessa fino a fornire qualche consiglio utile e pratico.

Perché l’analisi fondamentale

Per alcuni, i più esperti o per coloro che hanno superato da tempo la fase del principiante, è una domanda retorica: l’analisi fondamentale è parte integrate dell’esperienza di trading, uno strumento di inestimabile favore, una risorsa il cui utilizzo rappresenta davvero la conditio sine qua non per guadagnare.

Plus Post

L’analisi fondamentale è lo studio di quanto accade nel mercato in una ottica di previsione del trend o, se la fortuna arride, dei prezzi. Chi pratica l’analisi fondamentale segue gli eventi in grado di incidere sul prezzo di un asset, in questo caso sul valore di una moneta, e cerca di reagire di conseguenza. Questi eventi, che sono nella maggior parte dei casi ciclici, sono chiamati market mover. Per esempio, l’annuncio dei tassi di interesse della BCE è un market mover cruciale per l’euro, in quanto la manipolazione dei tassi influenza in maniera diretta l’offerta di moneta e quindi il suo valore rispetto alle altre valute. Prevedere il contenuto dell’annuncio – o intuirlo dalle condizioni economiche, dallo storico e dagli approcci del board – vuol dire conoscere con un buon grado di approssimazione il futuro prossimo dell’euro.

Tutte le valute hanno i propri market mover. Alcuni sono espliciti, ben studiati dalla letteratura e al centro dei riflettori, come quelli legati alle banche centrali. La presenza di un istituto forte in grado di influenzare il mercato, per quanto controintuitivo possa essere il concetto, rappresenta un fatto positivo in quanto rende le valute stesse molto leggibili.

Esistono market mover di diversa natura. Tra i più importanti, per le valute, figurano quelli legati all’economia reale. E’ ovvio che l’euro è legato all’economia dell’euro zona, quindi se quest’ultima è in crescita, ciò influenzerà anche la moneta. Allo stesso modo il dollaro è legato all’economia degli Stati Uniti, il franco all’economia della Svizzera, la sterlina all’economia della Gran Bretagna e così via.

L’analisi fondamentale è impossibile con il Bitcon?

La domanda è più che altro una provocazione, anche perché a uno sguardo superficiale verrebbe realmente di rispondere “sì, è impossibile fare l’analisi fondamentale con i Bitcoin”.

I motivi sono facilmente intuibili. Abbiamo detto che buona parte dell’analisi fondamentale in campo valutario si basa sullo studio dei market mover riguardanti l’attività delle banche centrali e l’economia reale sottostante. Ma, a ben vedere, il Bitcoin non ha alcun legame di questo genere.

Il Bitcoin, come tutte le criptovalute del resto, è acefalo. Non gode dell’appoggio di una istituzione che, in qualche modo, ne possa regolare l’offerta, gestire le criticità e risolve le emergenze.

L’euro, quando si è apprezzato in maniera dannosa per l’economia europea, è stato oggetto di una politica monetaria ultraespansiva che ne ha diminuito il valore. Le monete dei paesi in via di sviluppo, che sono a rischio svalutazione a causa di una pesante inflazione interna, subiscono regolarmente una politica monetaria ultra-restrittiva.

Ciò vale per tutte le valute tradizionali, ma non per il Bitcoin. Non c’è alcuna banca centrale. Quindi, manca il market mover fondamentale: la determinazione dei tassi di riferimento. A dire il vero, un meccanismo di regolazione dell’offerta c’è, ma è praticamente automatico (il mining). Conseguentemente, il Bitcoin non è legato a nessuna economia nazionale. E’ una moneta globale, a vocazione internazionalista, caratteristica che l’ha resa interessante fin da subito. Rimane, però, la conseguenza negativa più grande: zero market mover legati all’economia reale.

Se prendiamo in considerazione questi elementi, acefalia e assenza di legame con una economia reale, viene voglia di gettare la spugna, e ammettere che non l’analisi fondamentale e il Bitcoin, semplicemente, non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro.

La verità, quella che emerge da una analisi più approfondita, però, è molto diversa.

I market mover del Bitcoin

Il Bitcoin gode di alcune market mover, che tuttavia non sono legati a una banca centrale o a una economia reale. Non sono market mover diretti, bensì indiretti, praticamente espliciti. Per scovarli, è necessario capire quale avvenimento, attualmente, è in grado di influire sul prezzo del Bitcoin. Questo avvenimento è l’associazione del Bitcoin con il concetto di “valuta rifugio”. Sia chiaro, ciò vale solo per l’attuale periodo storico, in futuro potrebbe cambiare il target.

Ora, non rimane da chiedersi quali eventi, quindi quali market mover, possano segnare un avvicinamento del Bitcoin a questo status. La risposta è tutto sommato semplice: quei market mover che suggeriscono una perdita di prestigio da parte degli asset ritenuti tradizionalmente “beni rifugio”. Nello specifico, oro (o metalli preziosi), dollaro e, seppur in seconda fila, l’euro.

Ecco svelato il segreto del Bitcoin: tutto ciò che sancisce una difficoltà di oro, dollaro ed euro è un market mover per il Bitcoin, nello specifico in senso rialzista. Quindi: taglio repentino dei tassi delle banche centrali, crisi bancarie, crisi estrattiva del metallo prezioso etc.

Ma c’è dell’altro. Abbiamo parlato fin qui dei market mover legati all’economia reale e alla politica monetaria. Eppure, tra i market mover più potenti, per quanto imprevedibili, spiccano le dichiarazioni – magari incentrate sull’outlook – di importanti policy maker. Essi danno una prospettiva, anticipano decisioni future e, di fatti, spingono gli investitori all’azione.

Ora, (almeno) questo vale anche il Bitcoin. Ma quali sono le figure da seguire? In generale, tutte quelle il cui endorsement gioverebbe alla criptovaluta. Paradossalmente, proprio i governatori delle banche centrali, magari nel momento in cui esprimono ottimismo circa il futuro del Bitcoin.

Altre dichiarazioni da seguire sono quelle che riguardano lo sviluppo tecnico del Bitcoin e che magari suggeriscono novità, o innovazioni nel campo della sicurezza.