Il Bitcoin è la valuta virtuale per eccellenza. E’ stata la prima ad aver conquistato una certa popolarità e ha funto da modello per le criptovalute che si sono succedute. Di recente, si è sdoppiata, anzi triplicata. Sono nati il Bitcoin Cash e il Bitcoin Gold. Il loro sviluppo non è frutto di un vezzo o peggio di una operazione di marketing, bensì il tentativo di risolvere alcuni annosi problemi, i quali rischiavano – e anzi rischiano tutt’ora – di causare una sconfitta del Bitcoin stesso nella partita che, in questo preciso momento, vede gareggiare altre criptovalute (pensiamo all’Ethereum, al Litecoin, al Ripple).

Non sono in pochi ad aver criticato la scelta di sviluppare versioni diverse del Bitcoin. Il timore, infatti, è che si cannibalizzino a vicenda, che una erodi la quota di mercato dell’altra. Questo timore è in parte infondato in quanto le tre versioni sono ben differenziate e, anzi, destinate a utilizzi – sempre in parte – diversi.

In questo articolo offriremo una panoramica approfondita del Bitcoin, del Bitcoin Cash e del Bitcoin Gold. Parleremo degli elementi che li contraddistinguono e infine tratteremo un argomento spinoso: le prospettive, in un contesto di mercato, rispetto ai “fratelli” e rispetto alle altre criptovalute.

Il Bitcoin

E’ stata la prima criptovaluta a conquistare la ribalta. Nata nel 2009, ha vissuto tre diverse fasi. La prima fase è stata caratterizzata da una crescita lenta ma apparentemente inesorabile, dettata dalla curiosità degli investitori e degli utenti, nonché da alcuni valori che incarnava (soprattutto indipendenza da un potere centrale e libertà). Questa fase è stata interrotta brutalmente da un paio di scandali, che hanno causato la sparizione di una grande quantità di liquidità e da alcuni problemi sul fronte dello sviluppo. Problemi generati dalla necessità degli sviluppatori di mantenere equilbrata l’offerta (attraverso i vincoli alle operazioni di mining) e di intensificare le garanzie di sicurezza.

Dopo un periodo di assestamento durato un paio di anni, il Bitcoin si è stabilizzato. Si parla di stabilità in termini di caratteristiche e identità, non di quotazioni. Anzi, ha cominciato a crescere fino a raggiungere gli incredibili livelli attuali. A metà novembre 2017 siamo oltre gli 8.000 dollari per singolo Bitcoin.

I motivi del successo del Bitcoin vanno rintracciati in primo luogo nel fatto che è giunta per prima in un mercato, quello delle valute virtuali, completamente inesplorato, nonché dalle garanzie di sicurezza che, pur con approcci diversi, si avvicino a quelle delle valute tradizionali.

Le garanzie di sicurezza sono date dal sistema delle blockchain. Ogni transazione è registrata in un registro che comprende tutte le altre transazioni, sicché gli eventuali hacker per violare una transazione devono violare l’intero registro (cosa molto molto difficile). Purtroppo, questo sistema, pur offrendo ingenti garanzie di sicurezza, genera alcune conseguenze negative. Il Bitcoin Cash è nato proprio per limitare queste conseguenze.

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Il Bitcoin Cash

Come accennato sopra, il Bitcoin Cash è nato da una esigenza specifica. Anzi, più che altro da un problema: la lentezza. E’ proprio la lentezza la conseguenza negativa derivante dal sistema di sicurezza del Bitcoin: modificare l’intera blockchain a ogni transazione è il metodo più sicuro per evitare hackeraggi e truffe varie ma al contempo è il miglior modo per rendere le transazioni estremamente lente. Una transazione in Bitcoin dura in media una ventina di minuti, che è troppo per assegnare al Bitcoin stesso il ruolo di “mezzo di pagamento”.

Immaginiamo per un attimo che il sogno degli estimatori della criptovaluta diventi realtà, ossia che il Bitcoin sia un’alternativa praticabile e diffusa alle valute tradizionali. Vi ci vedete ad acquistare un qualsiasi bene in un negozio, pagare in Bitcoin e aspettare venti minuti per vedere lo scontrino? Ovviamente no.

Questo, è doveroso specificarlo, all’inizio ha quasi giovato alla causa del Bitcoin, in quanto lo ha consacrato a strumento di trading, anzi di investimento speculativo. Alla lunga, però, per nulla. Anche perché nel frattempo hanno fatto il suo esordio criptovalute nettamente più veloci. Gli sviluppatori, di concerto con la community, quindi sono corsi ai ripari. Hanno proceduto con hard fork, una modifica del codice così corposa da dare vita a una nuova moneta: il Bitcoin Cash appunto. Il nome non è affatto casuale, dal momento che il termine “cash” suggerisce liquidità. Il Bitcoin Cash ha proprio questo scopo: imporsi come la versione Bitcoin adatta, almeno in un prossimo futuro, ai pagamenti.

Una differenziazione netta, almeno sulla carta, quella tra Bitcoin e Bitcoin Cash: il primo è quasi esclusivamente uno strumento di trading, il secondo punta a essere un mezzo di pagamento. Tale differenziazione ha permesso al Bitcoin Cash di ritagliarsi immediatamente una fetta di mercato.

Tra parentesi, il principio che rende il Cash può veloce della variante classica è piuttosto semplice: i blocchi sono 8 mega, quindi si processano molto più transazioni alla volta.

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Il Bitcoin Gold

Anche il Bitcoin Gold è nato da una esigenza, proprio come il Bitcoin Cash. L’unica differenza sta nel fatto che tale esigenza non era condivisa, bensì apparteneva a una elite abbastanza ristretta di persone. Per comprendere il senso di questo ragionamento è necessario, ovviamente, parlare di questo bisogno. Nello specifico, il bisogno di rendere più accessibile il mining.

Il mining è il processo secondo cui computer dalla potenza di calcolo abnorme riescono a scovare i codici dei nuovi Bitcoin, quindi entrarne in possesso e rimetterli eventualmente sul mercato. Fare mining in un certo senso è come creare nuova valuta.

Con questo sistema gli sviluppatori hanno voluto regolare, seppur in maniera estremamente automatica, l’offerta di moneta. Il sistema ha fatto il suo dovere in maniera egregia, peccato che con l’aumentare dei Bitcoin in circolazione sia diventato sempre più difficile fare mining. Risultato? Oggi è quasi impossibile, e infatti è appannaggio di società nate apposta per lo scopo, che mettono a disposizione potenze di calcolo ai limiti del concepibile. Il rischio, però, era che l’offerta di moneta subisse una battuta di arresta definitiva.

Da questo timore è nato il Bitcoin Gold, che è una versione del Bitcoin nel quale il mining è molto più semplificato. Per il resto, non si segnalano differenze di sorta. Ovviamente, la sua natura – estremamente di nicchia, poiché tali sono i miner – rischia di incidere profondamente sulle performance di mercato.

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Pro e contro dei tre Bitcoin

Nel paragrafo precedente abbiamo presentato le tre versioni di Bitcoin. In questo paragrafo li analizzeremo più a fondo secondo tre parametri: performance di mercato (ossia la tendenza ad apprezzarsi), stabilità (la tendenza a non subire periodi di volatilità) e utilizzo potenziale.

Performance. Beh, da questo punto di vista il Bitcoin sembra imbattibile, e non solo rispetto ai “fratelli”, bensì rispetto a qualsiasi altro asset esistente. D’altronde un asset che riesce ad apprezzarsi del 3.000% in meno di 12 mesi è qualcosa di straordinario. Attualmente, nonostante il timore che la bolla possa prima o poi scoppiare, il Bitcoin sta cavalcando il periodo favorevole. Più sincopato il percorso del Bitcoin Cash, che comunque è nato da nemmeno sei mesi e sta trovando una sua dimensione. Dopo un forte periodo laterale, sembra finalmente inserito in un solido trend ascendente. Segnale che gli investitori stanno recependo il segnale, ossia che il Bitcoin Cash è “altro” rispetto al Bitcoin, e merita attenzione. Insomma, sta brillando di luce propria. Molto difficile è leggere il potenziale del Bitcoin Gold, almeno dal grafico. D’altronde è nato solo a fine ottobre. Le sue performance appaiono estremamente altalenanti. Ciononostante non si è avverata l’ipotesi dei più pessimisti, ossia che sarebbe stato un fiasco e lo sarebbe stato fin da subito, rivelandosi un esperimento fallimentare. Per adesso, sta tenendo abbastanza botta. Già ora, magari sulla scia del Bitcoin vero e proprio, vale più della maggior parte delle criptovalute.

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Stabilità. Quale delle tre varianti è più volatile? E’ molto difficile rispondere a questa domanda, anche perché Cash e Gold sono nati da poco, quindi statisticamente il campione è poco affidabile. Cercando di forzare la mano, e mettendo le tre valute sullo stesso piano, si evince in maniera inequivocabile che è il Bitcoin classico a conquistare lo scettro. Sia chiaro, è da almeno due anni inserito in una solida tendenza positiva, ma si verificano di tanto in tanto dei bruschi cali. In genere, il Bitcoin tende a ritracciare parzialmente ogni due tre mesi. Inoltre va considerato che è oggetto di rumors, in quanto valuta virtuale più famosa, i quali generano sentimenti forti in seno agli investitori, che la premiano in maniera eccessiva o che, di contro, la penalizzano in maniera altrettanto eccessiva. Va considerato, poi, che il Bitcoin è acefalo, quindi non ha una banca centrale che possa in qualche modo manipolare il valore della moneta per il suo stesso bene. Se la BCE è stata responsabile della svalutazione dell’euro dal 2014 in poi, questo non è assolutamente possibile per il Bitcoin. Ovviamente, tutto ciò vale anche per le varianti ma, come già detto, per ora è soprattutto il Bitcoin al centro dell’attenzione.

Utilizzo. Qui il discorso si fa molto più chiaro. Le due varianti sono nate con uno scopo ben preciso, che va a integrare e a sovrapporsi allo scopo del Bitcoin classico. Uno scopo che, sia chiaro, è emerso solo con il tempo, dal momento che l’identità del Bitcoin si è andata formandosi passo passo: quello delle valute virtuali erano un territorio inesplorato anche per gli sviluppatori. Attualmente, e questa è sicuramente una buona notizia, le tre varianti sono ben differenziate. Il Bitcoin è uno strumento di trading e, anzi di investimento speculativo; il Bitcoin Cash mira a diventare un mezzo di pagamento; il Bitcoin Gold vuole avvicinare al mondo del mining anche i gruppi di aspiranti miner amatoriali. Ora, si può discutere su quale delle tre identità sia meglio attrezzata per resistere sul mercato, o possa essere giudicata all’altezza di una competizione che si fa sempre più spietata. Oggettivamente, il Bitcoin classico e il Bitcoin Cash sembrano avere la “ragion d’essere” più solida e in grado di attirare gli utenti. D’altronde corrispondono a due desideri molto diffusi: speculare, quindi accrescere il proprio capitale; utilizzare uno strumento di pagamento alternativo. Il mining, come già specificato, è un’attività di nicchia e tale potrebbe rimanere anche qualora – proprio mediante il Gold – venisse realmente liberalizzata.

Le prospettive

Abbiamo presentato i tre Bitcoin, li abbiamo analizzati alla luce di tre criteri. Abbiamo materiale sufficienti per parlare delle loro prospettive, ossia delle sfide che dovranno affrontare per poter confermare o conquistare un ruolo da protagonisti nel mercato.

Bitcoin. Deve lottare per mantenere il primato, per confermare lo status di valuta più conosciuta e performante tra quelle virtuali. Inoltre, deve fare il salto di qualità. Forse non diventerà un mezzo di pagamento, ma può ancora evolversi – anzi deve – in valuta rifugio. Le premesse ci sono. Deve solo abbandonare la sua tendenza alla volatilità, che è ancora molto alta, per abbracciare un trend moderatamente espansivo. Ma la vera sfida con il Bitcoin è con se stesso. Il timore, infatti, quello di una bolla (timore che lo separa dallo status di valuta rifugia). Sta crescendo troppo in fretta e alcuni pensano che a tale percorso ipertrofico segua un tonfo pazzesco. A dire il vero, il potenziale appare ancora ampio, ma staremo a vedere.

Bitcoin Cash. La più grande sfida del Bitcoin Cash è non farsi fagocitare dal Bitcoin classico. Il rischio è che venga cannibalizzata dal fratello più grande. L’antidoto è emergere come valuta a se stante, dotata di uno scopo specifico. Da questo punto di vista, ci sono ottime possibilità di successo, come si evince dalle sue buone performance. L’altra sfida, che è legata alla prima, è appunto riuscire a imporsi come mezzo di pagamento. Le speranze, da questo punto di vista, sono meno corpose, anche perché pur essendo le transazioni molto più veloce rispetto al predecessore, sono comunque molto più lente rispetto a quelle delle valute tradizionali.

Bitcoin Gold. Qui il discorso si fa più complicato. Il problema è che il Gold è, almeno sulla carta e almeno per ora, una valuta virtuale di nicchia. E’ nata per rendere più agevole il mining, quindi per soddisfare quegli sparuti gruppi di aspirante miner o, più realisticamente, gli ex miner che si sono dovuti arrendere di fronte alle necessità di calcolo. Si tratta evidentemente di un pubblico ristretto. Il rischio, quindi, che è il Gold abbia poco pubblico, pochi investitori, e che alla lunga venga rispedito nel dimenticatoio. La più grande sfida, quindi, è questa: rendere il mining un’attività un po’ meno di nicchia. Se ciò accadrà, il Bitcoin Gold avrà successo.