Il Forex è un mercato complicato. Innanzitutto, perché è inserito in un ambiente molto competitivo. Il pesce piccolo viene mangiato dal pesce grande, anche se più che la grandezza (ossia il capitale) a contare è l’abilità. E’ complicato anche perché sono numerosissimi gli elementi da tenere d’occhio se si vuole avere una possibilità di intuire la direzione dei prezzi e guadagnarci su.

Tuttavia, è complicato anche per la presenza di alcuni fenomeni che, in un mondo ideale, non dovrebbe esistere, e perché illegali e perché in grado di recare danno ai trader retail senza che questi possano minimamente difendersi. In questo articolo illustreremo esattamente questi fenomeni, aprendo i riflettori su come il mercato Forex appare dall’interno. Conoscerli vuol dire porsi nella migliore condizioni di difendersi o perlomeno limitare i danni.

Fake news

Il problema delle fake news è endemico e riguarda il mondo dell’informazione in generale. Grazie alla potenza amplificatrice del web e alle dinamiche stanno dietro al concetto di visibilità dei contenuti, le fake news godono oggi di un terreno molto fertile. Il problema principale riguarda il loro impatto sull’opinione pubblica: sono in grado di spostare gli equilibri, di portare gli individuare a pensare in un certo modo, a dare un giudizio sbagliato su un politico, una istituzione, un fatto di cronaca etc.

Il Forex, e anzi il trading in generale, non sono immune a queste dinamiche. Quando una fake news fa il suo esordio nel mercato, ed è confezionata bene, si diffonde e fa proseliti. Ora, se a subire il contagio sono i trader, gli effetti possono essere devastanti. Sono le notizie, infatti, a muovere il mercato, e se le notizie sono false anche il mercato lo è. Per fortuna, le fake news non hanno conquistato la massa critica, anche perché i trader sono ormai addestrati a riconoscerli, quindi per ora il mercato non è falso. Ciò non toglie però che, sporadicamente, alcuni movimenti del mercato siano riconducibili a informazioni false piuttosto a eventi realmente avvenuti.

Per ora, i trader retail possono fare poco. Certamente possono discernere tra il vero e il falso, ed evitare di seguire la massa degli ingannati. Tuttavia, dovrebbe anche difendersi dai movimenti scatenati dalle fake news, quindi in un certo senso incorporare questo rischio nel corso della sua analisi.

Fughe di informazioni

Un’altra pratica tristemente diffusa è rappresentata dalle fughe di informazioni. Capita, nemmeno troppo raramente, che una notizia importante “esca” privatamente prima che venga resa ufficialmente pubblica. In estrema sintesi, alcuni soggetti vengono in possesso di informazioni riservate prima del grande pubblico, quindi possono in qualche modo anticiparne le reazioni. Si tratta di un grande problema, in quanto da un lato reca vantaggio indebito ad alcuni, dall’altro falsa il mercato, in quanto quest’ultimo inizia a muoversi prima del dovuto, inizia a reagire senza che ufficialmente si sia scatenata una causa.

Nel Forex Trading è capitato spesso tra il 2010 e il 2012, quando l’Europa versava in piena crisi del debito. Sembrava che una porzione nemmeno troppo piccola di trader conoscesse in anticipo i dati che la BCE avrebbe comunicato da lì a qualche tempo. Anche in tempi di pace, però, si segnalano parecchie fughe di informazioni. E’ un comportamento chiaramente sleale, che per giunta va a totale detrimento dei trader retail, che anche in questo caso vedono il mercato cambiare in maniera imprevista e apparentemente insensata.

La piaga della fuga di informazioni è salita alla ribalta negli ultimi anni, quando ha iniziato a costituire il volano per speculazioni di grande portata.

Dichiarazioni di esponenti importanti

Chiariamolo subito: questa è una pratica lecita e, anzi, pienamente legittima. Persino utile, se si considera un punto di vista sistemica e non quello, piuttosto ristretto, dei trader. Questa pratica consiste nell’esposizione di discorsi da parte di figure importanti allo scopo di modificare l’andamento del mercato. In positivo, si intende. O, perlomeno, funzionale allo scopo che si è prefissa l’istituzione di cui questo esponente fa parte. Questa pratica, quando è realizzata dalle banche centrali, va inquadrata all’interno del complesso sistema di forward guidance, secondo il quale una istituzione punta a raggiungere gli obiettivi anche attraverso le parole, gli outlook, i pareri qualificati e non solo con gli strumenti tecnici.

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L’esempio più fulgido di forward guidance è quello fornito da Mario Draghi nel 2011, quando con la sola forza delle parole riuscì a salvare l’euro, calmando i mercati all’epoca colti dal panico per l’attacco speculativo ai debiti sovrani. L’efficacia delle parole, di puri e semplice parole, è quindi indubbia, se a pronunciarle è qualcuno di realmente autorevole.

L’effetto collaterale è che i trader retail sono sempre presi in contropiede da questo genere di eventi. Quando una persona importante parla, e rivela un qualcosa o fornisce una opinione precisa su un fatto, lo fa all’improvviso, proprio per massimizzarne l’effetto. I trader quindi si trovano immersi in una condizione di volatilità difficile da affrontare. Una soluzione sarebbe quella di rinunciare a fare trading quando si sa che una figura di spicca sta per parlare, ma i falsi allarmi sarebbero troppi.

Guerre valutarie

A certe condizioni, il mercato è scosso dall’esplosione delle guerre valutarie. Con questo termine si indica la tendenza, da parte delle banche centrali, ad abbassare i tassi di interesse o a promuovere qualsiasi altra azione (ovviamente lecita) per ridurre più o meno artificialmente il valore della moneta che rappresentano. In breve, si ha una guerra valutaria quando le valute intraprendono una specie di corsa al ribasso. Questo accade quando impera la crisi economica, e internamente i vari paesi non riescono a contenere il numero dei disoccupati. La domanda si riduce notevolmente, e con lei i profitti delle aziende, il gettito fiscale etc. in una specie di circolo vizioso. Ovvio che, a queste condizioni, sia necessaria una valuta più debole, al fine di compensare con le esportazione il crollo dei consumi interni.

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La guerra valutaria è tale perché quando una banca centrale inizia questo gioco, ossia abbassare i tassi per compensare la domanda interna, anche le altre banche sono costrette fare lo stesso (per non far perdere competitività agli asset nazionali). Ora, tutto ciò causa un danno, che è sicuramente a medio lungo termine per il sistema economico, ma che è a brevissimo termine, praticamente immediato, per i trader retail. Questi si vedono coinvolti in una corsa al ribasso scarsamente leggibile attraverso il lavoro, per quanto certosino, di analisi tecnica.

Insider Trading

La pratica è simile a quella della fuga di notizia. In realtà, però, il tutto nasce da un conflutto di interessi. Si definisce Insider Trading l’investimento in asset di cui, per motivi principalmente professionali o politici, se ne conoscono i movimenti probabili in anticipo. Se un banchiere centrale sa che i tassi di interesse verranno abbassati, e punta sul deprezzamento della valuta ancora prima che i tassi vengano ufficializzati, siamo nel campo dell’Insider Trading. Per dare un’idea, l’insider trader agisce come il calciatore che ha scommesso sulla vittoria dell’avversario e durante la partita segna una rete nella sua porte.

Le (pessime) conseguenze per i trader retail sono sempre le stesse: falsificazione dell’analisi tecnica, scarsa leggibilità della situazione.

Il caso più emblematico di Insider Trading è datato 2012, quando l’allora presidente della Banca Nazionale Svizzera Philipp Hildebrand si è dimesso perché secondo gli accusatori aveva rivelato alla moglie la strategia che la BNS avrebbe intrapreso a breve circa il franco svizzero. Il conflitto di interessi in questa vicenda sarebbe palese, se le accuse venissero confermate, dal momento che la moglie aveva acquistato 400.000 dollari USA poco prima che la notizia sui tassi venisse resa nota. Puntando sul rafforzamento del dollaro sull’euro, è riuscita a guadagnare molto denaro.