I messaggi pubblicitari lanciati dai broker ritraggono il trading come un luogo idilliaco, in cui è semplice guadagnare del denaro. E’ sufficiente aderire alla strategia di turno, in genere offerta a pagamento. La realtà è ben diversa. Il trading in generale e quello del Forex in particolare sono luoghi altamente competitivi, dunque pericolosi per definizioni. Sono luoghi di occasioni, ovviamente, ma ciò non toglie che un approccio prudente sia sempre consigliabile.

I nuovi trader, dunque, sono in pericolo. Per trasformare le insidie in opportunità è bene che giungano preparati all’appuntamento con il mercato. Come? Rispondendo a tre domande, innanzitutto.

Ho studiato abbastanza?

Questa domanda è fondamentale, forse la più importante di tutte. Riguarda infatti il concetto di formazione, centrale non solo nella vita del giovane trader ma anche in quella dei più esperti. “Non si finisce mai di imparare” è un detto popolare ma che vale anche per gli investitori. Ad ogni modo, le esigenze di formazione coinvolgono soprattutto i principianti. L’errore più grande che si può fare, infatti, è iniziare a tradare senza una solida base – teorica e pratica. Purtroppo, è esattamente quello che la pubblicità spinge a fare.

Il primo passo da compiere sul cammino della formazione è l’acquisizione delle nozioni teoriche, che riguardano le dinamiche del mercato, le caratteristiche degli asset, la storia, l‘economia in generale, le piattaforme di trading. Purtroppo, non esistono scuole ad hoc, dunque è necessario agire da autodidatta. Da questo punto di vista, le fonti non mancano. La letteratura abbonda, soprattutto per coloro che sono disposti a studiare in inglese. E poi, ciò non va dimenticato, esistono anche i webinar e i corsi – spesso online – organizzati dai broker. Buona parte dei broker, infatti, mette a disposizione dei clienti delle vere e proprie lezione in grado di preparare le future leve.

Il secondo passo è fare pratica. Qui emerge subito un problema… Com’è possibile fare pratica se è sconsigliato ai principianti tradare nel mercato? Ebbene, i broker hanno pensato anche a questo e infatti offrono degli account demo. Grazie a questi speciali conti, il cliente può investire nel mercato reale ma simulando gli ordini. In breve, investe soldi finti. I problemi connessi a questa soluzione, che comunque appare ampiamente percorribile, sono due. Da un lato, l’assenza del rischio mal si abbina alla necessità di acquisire skill dal punto di vista personale. Se non c’è paura, non c’è stress, dunque non si impara a gestire le emozioni. In secondo luogo, le demo sono gratis solo sulla carta. Per poter accedere a questi particolari account è necessario nella stragrande maggioranza dei casi acquistare un conto reale. La demo, dunque, assume la sembianza di una anticamera obbligata. Sono pochissimi i broker che concedono le demo in via totalmente gratuita.

Ho sufficiente personalità?

Anche questa è una domanda molto importante. Allo stesso tempo, però, è anche una domanda difficile da porsi perché, rispondendo, si mette in gioco il proprio essere, la propria identità. Tuttavia, è necessaria perché il trading è un’attività che richiede doti morali di un certo livello. Impone il possesso di caratteristiche specifiche, che non sono nemmeno semplici da trovare. La questione si lega con l’impatto che la psicologia ha nel trading. Molto spesso, il confine tra vittoria e sconfitta, tra guadagno e perdita, coincide con la propria tenuta mentale. Il mercato è un luogo nel quale lo stress la fa da padrone, e con esso anche sentimenti ancora più pericolosi come la paura e il panico.

Dunque, che doti deve avere il trader? In primo luogo, deve essere capace di resistere allo stress, che nel corso degli scambi può letteralmente sopraffare l’investitore. Certo, il possesso di una solida strategia può aiutare ma si tratta della classica polvere nascosta sotto il tappeto: limitando lo spazio riservato alle decisioni si evita l’ostacolo non lo si supera. Secondariamente, deve avere una mente “svelta”. Molto spesso, il mercato contraddice quanto programmato ed è necessario prendere una decisione nel più breve tempo possibile. Infine, deve essere razionale. Il coraggio è la virtù dei forti, ma non dei trader. Se escludiamo certe situazioni, la prudenza – e solo quella – è la stella polare degli investitori.

Ne consegue che è bene evitare alcune derive emozionali che, tra le altre cose, sono le principali responsabili dei fallimenti dei nuovi trader, anche di quelli preparati dal punto di vista teorico e pratico. Occorre, in primo luogo, evitare di farsi coinvolgere in dinamiche che riguardano il concetto di speranza e di presunzione. Entrambe, infatti, portano – quasi senza accorgersene – a un approccio simile a quello utilizzato per il gioco d’azzardo. E, checché ne dicano i detrattori, non c’è niente di più diverso dal gioco d’azzardo del trading. Anche un approccio ultra-conservativo, magari mosso dalla paura, è poco auspicabile, in quanto fa sì che si perdano occasioni importanti.

Che tipo di trader sono?

Questa domanda va posta per ultima, poiché rappresenta l’ultimo passo prima dell’esordio nel mercato. Molto semplicemente, è necessario conoscere se stessi, in qualità di investitori, per scegliere la strategia o l’approccio di fondo più adatto. Non esiste infatti un modo di intendere il trading che vada bene per tutti. Non si parla di efficacia a priori, bensì di coerenza trader-strategia.

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Anche a un occhio profano, è palese che gli approcci possibili, almeno a un livello generale, siano due. Il primo è l’approccio che potremmo definire prudente-riflessivo. In questo caso il trader ama studiare, pondera le sue scelte a lungo, magari più del dovuto. Preferisce la programmazione all’operatività. L’ambito più indicato per questo tipo di trader è quello che rappresentato dall’orizzonte a lungo termine, che si basa soprattutto su una previsione del prezzo a livello “macro”.

Il secondo approccio potrebbe essere definito coraggioso-operativo. In questo caso il trader ama il rischio, sebbene in una cornice necessariamente razionale, e si trova a suo agio con l’operatività. Per lui, potrebbe essere adatto lo scalping, ossia il trading veloce. Con questo termine si intende quell’approccio che sfrutta i movimenti dei prezzi nel brevissimo periodo (si parla anche di un paio di minuti) e che punta a realizzare numerosi guadagni ma di breve entità.

Sia chiaro, lo scalping non è per tutti. Anzi, è bene approcciarvisi solo dopo aver accumulato una certa esperienza. I motivi sono ormai intuibili: non solo è molti pesante dal punto di vista emotivo e richiede una presenza di spirito non indifferente, impone il possesso di conoscenze approfondite circa le dinamiche del mercato.

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Il consiglio, quindi, è di operare a breve e medio termine, soprattutto se si è “nuovi trader”. Non prima di aver risposto alle tre domande protagoniste di questo articolo. Tre domande che aiutano a capire se stessi e il ruolo che si può giocare nel trading  – con buona pace delle pubblicità ingannevoli.