La grande svolta è avvenuta poco prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, quando gli Alleati si riunirono nel 1944 a Bretton Woods per delineare il nuovo assetto finanziario globale post-bellico. Fu deciso uno storico passaggio di consegne tra sterlina e dollaro americano come valuta di riferimento negli scambi mondiali. Con questo avvenne la decisione per la convertibilità del dollaro in oro a un prezzo fissato a 35$ l’oncia (Gold Standard). In generale, il sistema dei tassi di cambio era praticamente basato su tassi fissi di conversione tra il dollaro e le altre valute all’interno di una piccola banda di oscillazione dell’1%.

Negli anni ’50 e ’60 il sistema dei cambi fissi iniziò a vacillare, complice l’esplosione dei volumi nell’ambito della nuova era globalizzata. Nel 1967 ci fu la svalutazione della sterlina e nel 1969 quella del dollaro americano: in entrambi i casi le banche centrali rispettivamente del Regno Unito e degli Stati Uniti non riuscirono ad evitare il crollo della propria valuta sui mercati mondiali. Nel 1971 il presidente americano Nixon aprì una nuova era per i mercati finanziari e diede il via a una forma più evoluta di Forex in relazione a quello conosciuto oggi. Finisce l’era del Gold Standard e si apre quella dei cambi flessibili, sebbene inizialmente si optò ancora per la definizione di precise bande di oscillazione.

Nel 1973, però, il cambio dollaro/marco perse il 10% del suo valore, dimostrando come ormai era sempre più difficile controllare le oscillazioni dei cambi senza tener conto di ciò che pensasse il mercato. Nel 1978 nasce il sistema monetario europeo noto come lo SME e con esso il meccanismo di stabilizzazione delle valute (ERM) nei confronti dell’ECU, praticamente l’antenato dell’euro. Nel 1992 avviene una forte svalutazione della sterlina e della lira che costringono la Gran Bretagna e l’Italia ad uscire dallo SME.

La svalutazione delle due valute, architettata dai grandi fondi speculativi – ormai padroni della scena finanziaria mondiale – porta ben presto al fallimento dell’ERM e alla consapevolezza di lasciare i cambi fluttuanti senza restrizioni. Intanto, nel 1992 si assiste alla nascita dell’Unione Monetaria Europea (Uem) e nel 1999 dell’euro. La creazione della Banca Centrale europea (BCE) fa sì che i paesi membri dell’UEM adottino una politica monetaria di respiro comune, lasciando poi ai singoli Paesi dell’Unione, la possibilità di gestire le proprie economie con politiche fiscali distinte.