L’analisi fondamentale è una disciplina che consente ai trader di orientarsi nel mercato (compreso quello del Forex). Non è l’unica disciplina che lo consente. Gli altri pilastri dell’analisi, infatti, sono rappresentati dall’analisi tecnica e dall’analisi del sentiment.

L’analisi fondamentale, però, presenta alcune particolarità che la rendono più ostica rispetto alle altre due. Non è infatti sufficiente imparare una procedura, un insieme di regole etc. E’ necessario maturare uno spirito critico e significative capacità di interpretazione. In questo articolo parliamo diffusamente dell’analisi fondamentale, chiarendo alcuni aspetti legati a questa pratica e, infine, offrendo qualche consiglio per imparare a praticarla in fretta e bene.

Che cos’è l’analisi fondamentale e perché è importante

L’analisi fondamentale è una disciplina che consiste nello studio dell’ambiente economico, in una prospettiva di previsione dell’andamento dei mercato e, in particolare, degli asset oggetto del trading.

Si basa su un presupposto: i prezzi vengono influenzati da ciò che accade al di fuori dal mercato. Soprattutto, vengono influenzati seguendo modelli specifici, tali da rendere possibile uno studio di tipo predittivo. Un presupposto, questo, ampiamente dimostrato dai fatti, nonostante venga fatta salva una certa imprevedibilità dei mercati, dovuta principalmente alla tendenza degli investitori, a certe condizioni, di comportarsi in maniera non propriamente razionali e farsi trasportare dalle emozioni. Inoltre, la prevedibilità su cui si basa l’analisi fondamentale è scalfita dalla possibilità, sempre viva, che al di fuori del mercato si verificano eventi o si affaccino elementi parzialmente o totalmente inediti.

Perché è importante l’analisi fondamentale? La risposta, almeno questa, è intuitiva. Tutti gli elementi che concorrono a formare l’ambiente economico-finanziario si legano tra di loro. L’interdipendenza è forte ed è anche complessa. Sicché non solo gli scambi influenzano il Forex, ma anche i dati macroeconomici, i dati microeconomici, le scelte di politica monetaria, le scelte politico-istituzionali, gli eventi geopolitici, persino le dichiarazioni dei policy maker. Checché ne dicono i sostenitori dell’analisi tecnica, che su questo punto hanno costruito un dogma, il mercato non sconta tutto. E’ necessario un supplemento di studio, e questo è dato appunto dall’analisi fondamentale.

D’altro canto, si può affermare anche che l’analisi fondamentale non sia così importante. Ovvero, non è più importante delle altre analisi. Va  messa sullo stesso piano dell’analisi tecnica, come minimo. Nemmeno la fondamentale, per quanto sia realmente in grado di offrire un contributo all’esperienza di trading, da sola può dare le risposte che il trader cerca. O meglio, le può tranquillamente dare, ma vi è rischio, a fronte dell’assenza di una controprova, che tali risposte producano a loro volta dei falsi segnali. Una eventualità, questa, molto diffusa nell’attività di trading degli esperti come dei principianti, ma comunque assolutamente da evitare in quanto sinonimo di sconfitta e di perdita del capitale.

Analisi fondamentale: cosa sapere

Come si fa l’analisi fondamentale? Il meccanismo di base è semplice. Si verificano gli eventi che possono influire sul prezzo dell’asset oggetto dell’investimento, si prevede l’esito di questi eventi, si stima l’impatto sul prezzo stesso e si fa trading di conseguenza. Detta così, sembra una passeggiata ma non lo è affatto. Non lo è per alcuni motivi.

Scegliere i market mover è difficile. Non esiste una lista di market mover, ovvero degli eventi in grado di influenzare i prezzi, da guardare e che vadano bene in ogni situazione, per qualsiasi tipo di trader e qualsiasi tipo di coppia di valuta (se si parla di Forex) o di asset (se si parla di altre forme di trading). In base al proprio modo di fare trading, e al proprio portafoglio, ciascun individua i market mover che fanno al caso suo. Ovviamente, questa iniziativa presuppone il possesso di specifiche competenze, o almeno di una conoscenza profonda delle dinamiche di mercato.

Le stime potrebbero non essere corrette. Anche qualora aveste identificato i market mover più adatti alle vostre esigenze, ci sarebbero altri due scogli da superare. Il primo consiste nello stimare l’esito di tali market mover. Se tra questi, per esempio, spicca la pubblicazione dei dati del Prodotto Interno Lordo, dovete prevedere a grandi linee l’entità di questo dato. Cosa niente affatto semplice. Certo, gli analisti pubblicano stime a un ritmo molto elevato, ma non è detto che queste corrispondono sempre alla realtà. Anche perché la realtà è spesso più imprevedibile di quanto possa apparire, specie se di mezzo ci sono questioni di natura economica.

Il mercato non reagisce sempre e comune allo stesso modo. L’altro scoglio da superare consiste nella determinazione degli spostamenti di prezzo. Anche ammesso che riusciate a “indovinare” l’esito del market mover, dovrete rispondere alla domanda: come si muove il prezzo? Ora, l’analisi fondamentale si basa su una certa modellizzazione, con evidenze statistiche, di reazioni e comportamenti degli investitori. Anche in questo caso, però, non va dato niente per scontato. Potrebbero intervenire altri fattori, magari assolutamente esterni, a spostare gli equilibri e confutare le previsioni.

Se è vero che scegliere i market mover non è affatto semplice, è anche vero che esistono alcuni market mover che molto banalmente non è possibile ignorare. Essi rappresentano lo zoccolo duro dell’analisi in quanto sempre in grado, nel bene o nel male, di influenzare i prezzi. Ecco una lista esaustiva.

Tasso di interesse. E’ il market mover più importante in assoluto. Può essere definito come il “costo del denaro”, ovvero l’interesse che una banca commerciale applica alle banche commerciali. Quando l’interesse viene alzato, la massa monetaria si riduce e il valore del denaro stesso aumento. Avviene l’esatto contrario quando l’interesse viene abbassato. E’ discretamente facile prevedere il tasso di interesse, anche perché le banche centrali per evitare “sorprese” e reazioni spropositate dei mercati, in genere anticipano (direttamente o indirettamente) le loro decisioni. Quale tasso di interesse prendere in considerazione? In linea di massima, quello della Federal Reserve dovrebbe occupare un posto importante sempre e comunque. Per il resto, occorre guardare, fatte salve eventuali correlazioni, i tassi delle banche centrali che regolano le coppie valutarie. Per esempio, in riferimento all’GBP/EUR la Bank of England e la BCE.

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Inflazione. E’ il secondo market mover più importante. Il motivo della sua importanza è duplica. Da un lato, infatti, offre una istantanea della salute economica di un paese. Dall’altro, soprattutto, orienta le scelte di politica monetaria, ovvero la modifica dei tassi di interesse. Lo scopo di questa, infatti, è tenere a bada l’aumento dei prezzi, e far sì che aumentino “solo” del 2-3% annuo, variazione giudicata ottimale per le attività economiche. Quale informazione guardare? Ovviamente, quella relativa ai paesi che esprimono la valuta.

Saldo della bilancia commerciale. Anche questo è un market mover di fondamentale importanza, se non altro perché ha effetti diretti sulla massa monetaria, e quindi – per la legge della domanda e dell’offerta – sul valore di una moneta. Nello specifico, il saldo della bilancia commerciale è la differenza tra il valore dei beni esportati e il valore dei beni importati. Se il saldo migliora, l’impatto sulla valuta è generalmente positivo. Importante, in questo caso, è guardare allo storico in quanto un saldo pessimo in senso assoluto potrebbe essere giudicato “normale”, e quindi privo di effetti rilevanti, se comparato con i risultati precedenti.

Indice dei direttori degli acquisti. Questo è un market mover che riguarda le attività economiche. Nello specifico, indica il grado di attività dei responsabili degli ordinativi. Vista la sua affidabilità, è giudicato più importante rispetto a tanti altri indicatori economici. E’ noto anche con l’acronimo inglese PMI (Purchasing Manager Index). Esistono vari PMI: manifatturiero, delle costruzioni, dei servizi etc.

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Sono importanti anche i market mover che coinvolgono il concetto di crescita economica. Per esempio, il PIL, ovvero la crescita del Prodotto Interno Lordo. Ovviamente, anche quelli che riguardano il mondo del lavoro. Vanno presi dunque in considerazione il tasso di disoccupazione, la variazione del numero degli occupati, i salari etc. Importanti, fine, anche i consumi, ovvero le vendite al dettaglio, che anticipano l’inflazione (che come abbiamo visto è un market mover importantissimo).

Consigli per imparare a fare l’analisi fondamentale

Non ci si improvvisa analisti fondamentali dall’oggi al domani. Anche perché, come risulta evidente dai precedenti paragrafi, non si tratta solo di analizzare l’esistente, ma anche di interpretarlo, prendendo in considerazioni anche elementi molto esterni al mercato ma comunque in grado di generare una influenza.

Come imparare a fare l’analisi fondamentale? Inutile dire che occorre molto studio, impegno, applicazione. Anche così, però, potrebbe non bastare. Questo perché vi sono molte insidie dietro l’angolo. E’ bene, dunque, dare qualche consiglio per evitare che il percorso di formazione risulti poco efficace.

Non date nulla per scontato. Il principiante che studia per imparare a fare l’analisi fondamentale non dovrebbe prendere in considerazione solo i market mover e la loro influenza. L’analisi fondamentale, infatti, non si riduce alla mera analisi dei market mover. E’ necessario riuscire a individuare, e quindi a studiare, anche i collegamenti indiretti, quelle interdipendenze che possono risultare decisive per un trader, che possono confutare o no una previsione. Insomma, non deve dare per scontato, nemmeno in fase di studio, che a un dato corrisponda sempre e solo una determinata reazione.

Fatevi una cultura finanziaria a 360 gradi. Il punto è sempre lo stesso: la complessità del mondo degli investimenti, ricco di sfumatura, interdipendenza, influenza a più livelli. Complessità che, come avrete capito, si riflette in maniera drammatica nell’analisi fondamentale. L’unico modo per far fronte a questa complessità è abbracciarla nella sua totalità. Per farlo, è necessario maturare conoscenze a trecentosessanta gradi, un bagaglio tecnico che va oltre i market mover e le semplice dinamiche di mercato. Il consiglio, quindi, è di leggere, studiare e informarsi in continuazione. Abituatevi a leggere giornalmente testate di settore, pareri di analisti, paper. Nella peggiore delle ipotesi, non sarà comunque tempo sprecato.

Allenatevi. Lo studio (magari matto e disperatissimo) della teoria ovviamente non basta. Il trading, e specialmente il Forex Trading, è soprattutto pratica. Ora, se per ciò che concerne l’analisi tecnica il modo migliore di fare pratica è l’impiego delle demo, lo stesso si può dire dell’analisi fondamentale. Una volta concluso il percorso di formazione, fate trading nel mercato reale in un ambiente sicuro come quello disegnato dalle demo. Esiste comunque un metodo secondario, da praticare in concomitanza con quello delle demo: il backtesting. Con questo termine si indica una simulazione realizzata con dati di mercato “antichi”, relativi a periodo passati del mercato. Verificate come hanno reagito i mercati in passato a stimoli ben precisi e individuate dei fili conduttori in grado di accompagnarvi nelle analisi future.