Tra le tante novità che il 2022 ha portato spicca la parità tra euro e dollaro. Anzi, l’EUR/USD è scivolato addirittura al di sotto dell’1,00 toccando in alcuni casi frangenti il minimo storico. Un sommovimento tale da produrre un profondo impatto sull’economia americana e soprattutto europea. E’ lecito dunque chiedersi quale influenza la svalutazione dell’euro e il rafforzamento del dollaro eserciteranno su uno dei parametri che sta più a cuore agli investitori, ai semplici cittadini, ai policy maker: l’inflazione.

Perché la parità euro dollaro

Prima di parlare dell’impatto che le tendenze dell’euro dollaro avranno sull’inflazione, è bene presentare le cause che le hanno reso possibili. Ecco una panoramica di quelle più evidenti. 

Disallineamento tra le politiche monetarie

In realtà, si potrebbe trattare di una percezione di disallineamento. D’altronde, tanto la Federal Reserve quanto la Banca Centrale Europea si stanno muovendo in una prospettiva pesantemente restrittiva. Tuttavia, la Fed si è mossa prima e in maniera più aggressiva.

La BCE ha iniziato qualche mese più tardi e sembra muoversi con maggiore cautela, anche a fronte dei rischi economici dell’eurozona. Tale disallineamento, reale o percepito che sia, ha rafforzato il dollaro e indebolito l’euro. 

Debolezza dell’economia dell’eurozona

Le monete sono l’espressione della forza delle economie di riferimento, o almeno vengono percepite come tali. Al di là dei parametri, che di tanto in tanto consegnano degli Stati Uniti in affanno, l’economia europea viene considerata più debole, più esposta alle difficoltà internazionali.

Il riferimento è al caro energia: Italia, Germania, Francia, Spagna etc. sono molto dipendenti dal gas russo, e questo potrebbe causare una recessione pesantissima. 

Percezione ancestrale del dollaro

Una delle cause più importanti, per quanto non esclusivamente tecniche, riguarda l’immaginario di cui gode il dollaro. Nonostante le difficoltà che ha attraversato in questi anni, è considerato un bene rifugio.

Dunque è ovvio che, anche a fronte di una politica monetaria aggressiva da parte della Fed, sia stato attraversato da un’ondata di acquisti. Ciò ha fatto lievitare le quotazioni, causando (insieme agli altri fattori) un deciso rafforzamento sulla moneta unica. 

Le prospettive dell’inflazione

Ebbene, le prospettive dell’inflazione non sono rosee. Ad agosto 2022 l’inflazione aveva segnato un inquietante 9,1% su base annuale. Sono in molti a pensare che si sfonderà la doppia cifra. Di certo è che l’aumento dei prezzi è un problema come minimo di medio periodo. L’orizzonte è comunque offuscato dalle vicende geopolitiche, il cui esito non è affatto scontato.

Come molti hanno ormai imparato, l’inflazione attuale ha una doppia origine. La prima, per ordine cronologico almeno, riguarda il post-pandemia. Le chiusure del 2020 e del 2021 hanno causato uno squilibrio tra domanda e offerta. In buona sostanza, la prima è diventata preponderante sulla seconda. Già questo aveva causato una inflazione superiore al 2%, comunque sopportabile. 

Su questo panorama si è innestato il conflitto in Ucraina, le relative sanzioni, l’aumento straordinario dei prezzi dell’energia, gas in primis. Da qui, un effetto domino che ha coinvolto beni e servizi.

Nel mentre, negli Stati Uniti l’inflazione sembra aver raggiunto il picco (nel momento in cui questo articolo è stato scritto, ovvero ottobre 2022). Almeno secondo alcuni eminenti figure della Federal Reserve come il membro del board Collins. 

Il rapporto tra euro dollaro e inflazione

Dunque, come cambia l’inflazione con la parità tra euro e dollaro? O meglio, come tale tendenza al rafforzamento del dollaro sull’euro ha impattato, sta impattando e impatterà sull’inflazione dell’area euro?

Ha affrontato il tema il commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni, che ha riportato ovviamente il parere della commissione. Ebbene, secondo la commissione ogni punto percentuale di apprezzamento del dollaro sull’euro causa un aumento dell’inflazione nell’area euro pari allo 0,1-0,2%. Se si considera che solo negli ultimi tempi l’apprezzamento è stato del 5% circa, si può bene intendere l’impatto dell’EUR/USD sull’inflazione.

Non c’è niente di cui stupirsi. L’eurozona importa parecchio dagli Stati Uniti, soprattutto prodotti rifiniti. Certo, esporta parecchio (l’Italia in particolare nel settore agroalimentare) la il rapporto tra le due attività è ovviamente sbilanciato.

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Per inciso, un dollaro forte non è detto che avvantaggi gli Stati Uniti. D’altronde, potrebbe causare problemi nelle esportazioni, e quindi a una bilancia commerciale che è già strutturalmente parecchio negativa. 

Il panorama potrebbe cambiare a breve, sia per quanto concerne l’euro dollaro sia per quanto riguarda l’inflazione? Non è dato saperlo. Di contro, potrebbe essere utile monitorare questi fattori:

  • Velocità della stretta monetaria di Fed e BCE
  • Capacità delle economie europee di tenere botta nonostante l’inflazione
  • Andamento del conflitto in Ucraina
  • Velocità della riconversione delle fonti energetiche in Europa

Alcuni di questi fattori possono essere oggetto di riflessione, persino di stima (es. le politiche monetarie) altre sono letteralmente imperscrutabili (es. il conflitto in Ucraina).

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Dunque non rimane che prestare la massima attenzione a quanto accade al di fuori del mercato.