Le criptovalute, o per meglio dire i suoi investitori, possono contare su dei market mover? La risposta è ben conosciuta da chi padroneggia l’argomento e investe sulle criptovalute da molto tempo, ma rappresenta un oggetto del mistero per i principianti, per chi si vorrebbe approcciare al mondo delle criptovalute.

Magari a un livello superficiale, si è consapevoli della diversità delle criptovalute rispetto alle altre asset class, e si teme che tale diversità possa estendersi anche al concetto di analisi fondamentale. È bene dunque chiarire questo punto, specificando il rapporto – lo diciamo già adesso, “strano” – tra il mondo crypto e la nozione di market mover.

Analisi fondamentale e criptovalute: una questione ambigua

Le criptovalute “vantano” una caratteristica peculiare rispetto a tutti gli altri asset: sono estremamente volatili. Ovviamente, anche altri beni lo sono, ma mai come le valute virtuali. In quanto a frequenza e profondità delle oscillazioni di prezzo, eclissano anche i titoli azionari. Ciò impone, anche agli occhi dei meno esperti, la necessità di profondere le massime energie nell’analisi, e in particolare nell’esercizio dell’analisi tecnica e nell’analisi fondamentale.

Proprio quest’ultima rappresenta un caso particolare, se l’oggetto del contendere è il trading con le criptovalute. Infatti, è bene specificarlo fin da subito, le criptovalute, nessuna esclusa, non godono di market mover “standard”, regolari, periodici, come invece accade per la stragrande maggioranza degli asset. È questo stesso motivo di volatilità, tra le altre cose.

La ragione di ciò risiede nella decentralizzazione e nell’indipendenza delle criptovalute. Da questo punto di vista, le differenze con le valute tradizionali sono notevoli ed evidenti. Le criptovalute, per esempio, non possono fare affidamento su alcun ente che possa curarne le distorsioni, che possa controllarne l’offerta e orientarne la domanda. Insomma, non c’è nessuna banca centrale. Di conseguenza, vengono a mancare tutti i market mover di tipo “policy”, di per sé regolari (es. riunioni delle banche centrali). 

Ma le criptovalute non sono legate a una economia in particolare, che sia nazionale o sovranazionale. In un certo senso, sono apolidi. Ecco dunque che viene a mancare un’altra classe di market mover, ovvero quella che coinvolge i dati macroeconomici, che vengono pubblicati regolarmente.

I market mover delle criptovalute

Ciò significa che le criptovalute sono prive di market mover e la pratica di una buona analisi fondamentale è solo una pia illusione? Assolutamente no. Solamente, i market mover delle criptovalute vantano una natura estemporanea, non prevedibile per quanto concerne le tempistiche. Ecco una panoramica di quelli che possono essere definiti “market mover delle criptovalute”.

I market mover psicologici

Sono probabilmente i market mover più importanti. In questa categoria rientrano tutti quegli eventi che sollecitano l’immaginario collettivo degli investitori in merito a due argomenti: regolamentazione e integrazione nel sistema economico. 

Gli investitori da un lato aspirano a una maggiore regolamentazione, dall’altro la temono in quanto potrebbe portare a maggiori restrizioni (come è già accaduto in alcuni paesi). Allo stesso tempo, gli investitori sperano in una maggiore integrazione delle criptovalute nelle attività economiche, in modo che possano realizzare il loro obiettivo primario: trasformarsi finalmente in un mezzo di pagamento universalmente accettato, tale da fornire un’alternativa alle valute tradizionali.

Dunque, tutte le dichiarazioni che riguardano questi argomento “muovono” il prezzo delle criptovalute, a partire da quella più famosa e più liquida: il Bitcoin. Il riferimento è alle dichiarazioni di questo o quel policy maker, quando non addirittura a provvedimenti concreti. Stesso discorso per le dichiarazioni di intenti o per le iniziative di grandi colossi dell’economia, della finanza, dell’industria e dei servizi. 

Si tratta per definizione di eventi estemporanei, che quindi richiedono grande attenzione da parte degli investitori. 

I market mover tecnici

Esiste poi una classe di market mover forse un po’ più deboli, ma che comunque incidono sul prezzo delle valute. Potrebbero essere definiti “tecnici” in quanto hanno a che vedere, seppur alla lontana, con i dati. Stiamo parlando di tutti quegli avvenimenti che annunciano a vario titolo una debolezza delle valute tradizionali: aumento dell’inflazione, disordini monetari, politiche monetarie estreme etc, persino movimenti economici a livello globale (es. le grandi recessioni).

Il motivo è semplice: le criptovalute stanno assumendo sempre più il ruolo di bene rifugio. Siamo  lontani dal simbolismo e dal carico di valori assegnato all’oro, ma il percorso è comunque tracciato.

Va detto che questi market mover coinvolgono solo le criptovalute più importanti, in grado di fungere almeno in linea teorica da bene rifugio. Di nuovo, l’esempio più calzante è dato dal Bitcoin. 

Bitcoin come benchmark

Va citato infatti un market mover piuttosto strano, e che riflette tutta la diversità del mercato crypto rispetto agli altri mercati. Un market mover interno al mercato stesso, e che impatta su di esso: il Bitcoin.

Esatto, i movimenti del Bitcoin impattano sui movimenti di prezzo delle altre criptovalute. In parole povere, è considerato una sorta di benchmark. Il motivo di ciò risiede negli squilibri riguardanti la capitalizzazione, a favore nettamente di questa criptovaluta, ma anche al ruolo simbolico che gioca per tutti gli investitori. Il Bitcoin è stata la prima criptovaluta a salire alla ribalta, e in un certo senso vive di rendita, almeno a livello di “immagine”.