Di recente Pimco ha pubblicato un interessante paper, dal titolo Syncing Lower (Rallentamento Sincronizzato) in cui espone le sue previsioni e le sue riflessioni in merito al 2019. Come suggerisce il nome dato al documento, le previsioni non sono del tutte positive. Ad ogni modo, al suo interno si trovano considerazioni a tutto tondo concernenti l’economia, la finanza e gli investimenti.

Nell’articolo che segue proponiamo un sunto esaustivo ma completo, rimandando comunque a una lettura del paper sul sito di Pimco.

Per chi non lo sapesse, Pimco è una delle più grandi società di risparmio gestito, leader anche nel settore dell’analisi economica e finanziaria.

I temi in agenda secondo Pimco

Il paper inizia descrivendo e riflettendo su alcuni dei temi più caldi di fine 2018, e che certamente occuperanno l’agenda di policy maker, analisti e investitori anche nel 2019.

Lo stato di avanzamento del ciclo economico

Limitatamente agli Stati Uniti, il ciclo economico espansivo dura ormai da nove anni. Da più parti si sono levati timori circa una fine del ciclo, la quale avrebbe ripercussioni – oltre che sulle condizioni di vita delle persone – anche sugli investimenti.

Pimco ha scelto di mantenere un profilo prudente, avvertendo che, anche qualora il ciclo si avviasse a una fine, il concetto stesso di “fine” potrebbe in questo caso svilupparsi anche nel medio periodo. Ovvero, l’esaurimento del periodo di espansione potrebbe essere avvertito solo leggermente al livello sia economico che finanziario in questo 2019.

Ad ogni modo, la stessa Pimco considera ora al rialzo le probabilità di recessione americana nel 2019, avendole già portate al 30%.

I numeri dell’economia americana

Date queste premesse, Pimco è comunque portata a pensare che l’era “dell’eccezionalismo americano”, ovvero della maturazione di performance economiche ampiamente sopra la media e quasi sensazionali, sia giunta al termine.

Non a caso, la società di risparmio gestito prevede un tasso di crescita dell’economia americana pari al 2-2,5% nel 2019. Il differenziale di crescita rispetto alle altre economie occidentali dovrebbe quindi diminuire. Ciò non significa però che siano fondate le speranze per un rapido deprezzamento del dollaro. D’altronde, pur se al 2-2,5%, l’economia degli Stati Uniti crescerà di più rispetto a quella del Giappone e dell’Europa.

Il dibattito sull’inflazione

In Occidente, l’inflazione si manterrà ancora su livelli medio bassi. Il motivo principale, oltre che nelle dinamiche di crescita (che è davvero abbondante solo negli Stati Uniti), va rintracciato nel drastico calo del prezzo del petrolio. In alcuna aree importanti, poi, come in quella dell’euro, l’inflazione è ferma al palo, ovvero all’1% o poco più, dunque su un livello ben lontano rispetto a quello desiderato dalla banca centrale. Lo stesso dicasi per il Giappone.

Ciononostante, Pimco lascia uno spiraglio aperto per un aumento dell’inflazione in virtù delle dinamiche salariali, che sono ottime negli Stati Uniti e comunque confortanti in Europa e in Giappone. Tuttavia, i meccanismi di trasmissione salari-consumi sono troppo lente per pensare, in maniera inequivocabile, a un’accelerazione consistente dei prezzi.

Le politiche monetarie

Gli indizi lasciano presupporre che la Federal Reserve consideri il 2019 come un anno di pausa, almeno in relazione alla stretta monetaria. O, per meglio dire, un anno di transizione. Infatti, dopo i quattro rialzi dei tassi del 2018, durante l’anno appena iniziato la banca centrale americana dovrebbe procedere con uno, al massimo due rialzi.

La speranza di Pimco, comunque, è che la Fed metta a parte gli investitori dei suoi piani, in modo che i mercati non vengano colti di sorpresa.

Il rallentamento della stretta americana potrebbe avere ripercussioni anche sulle altre politiche monetarie. Pimco crede che le già flebili speranze di un rialzo dei tassi della BCE, magari per metà anno, possano scendere a zero se la Fed realmente si limiterà a uno-due rialzi nel 2019.

La guerra commerciale

La maggior parte degli analisti crede che il peggio della guerra commerciale USA-Cina sia ormai alle spalle, visti anche i recenti negoziati tra Trump e Xi Jinping, i quali hanno prodotto una tregua dopo l’escalation dei dazi.

Tuttavia, i negoziati devono avere seguito a livello di concordato, sicché Pimco invita alla prudenza e a non indugiare in potenzialmente pericolose illusioni.

La società di risparmio gestito, nel suo paper di fine anno, ricorda anzi le parole di Mike Spence, che considera la guerra commerciale come un conflitto tra sistemi, dunque caratterizzata da radici profonde, certo non scardinabili da una semplice dichiarazione di tregua.

Il 2019 degli investimenti

Che impatto eserciteranno sugli investimenti i temi appena descritti? Pimco raccomanda prudenza, alla luce di un contesto che si sta via via complicando.

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Duration e Tips

PImco ha inteso confermare il quadro già disegnato qualche mese fa, proponendo un sottopeso lieve sulla duration globale, a esclusione del Giappone.

La società di risparmio gestito ha espresso un parere molto interessante circa i TIPS, ovvero i titolo in grado di mettere al riparo dall’inflazione. Pimco, come abbiamo già visto, ritiene che l’inflazione si manterrà a livelli bassi, ma consiglia comunque di prendere in considerazione i TIPS, che attualmente – almeno in alcuni casi – presentano delle buone opportunità, anche alla luce di eventuali, per quanto non probabili, rialzi repentini dei tassi di inflazione.

Le obbligazioni societarie generiche

Da questo punto di vista, Pimco raccomanda parecchia prudenza. La società di risparmio gestito, infatti, è preoccupata da un posizionamento sempre più affollato, nonché da una struttura via via caratterizzata da sempre maggiore illiquidità.

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I titoli sovrani europei

Un argomento, questo, che logicamente riguarda da vicino l’Italia. Pimco anche in questo caso ha scelto di mantenere un profilo indirizzato alla prudenza. Nello specifico, ha evidenziato ancora una volta le sfide circa la sostenibilità del debito che, specie in Italia, sono ancora in corso. Lascia comunque la porta aperta a investimenti nei titoli sovrani europei, laddove l’esposizione venga correttamente compensata (presumibilmente in termini di interessi).

I mercati emergenti

Pimco rileva buone opportunità nei mercati emergenti, per quanto i tassi di crescita si stiano globalmente sincronizzando al ribasso. In particolare la società di risparmio gestita rileva buone opportunità nelle obbligazioni in valuta locale, se l’outlook non verrà confutato in senso negativo, e nelle obbligazioni in valuta estera se l’outlook si avvierà a un peggioramento.

Il mercato azionario

Pimco prevede l’insorgenza di significative fasi di instabilità, esacerbate dalle previsioni di fine ciclo. Una dinamica questa, che è già stata apprezzata a partire da metà 2018.

La società di risparmio gestito crede che gli investitori porranno un’enfasi sempre maggiore sui titoli difensivi ad alta qualità, caratterizzati da una esposizione al ciclo minima e con un buon potenziale di crescita.

Nonostante opportunità si profilino all’orizzonte anche al di là dell’Atlantico, Pimco esprime una preferenza circa i mercati azionari degli Stati Uniti.

Le materie prime

Grande attenzione susciteranno i movimenti del petrolio. Pimco, pur evidenziando come nel 2018 gli aumenti di produzione negli Stati Uniti e il programma di tagli OPEC abbia portato a un brusco calo (forse troppo brusco), esprime un cauto ottimismo circa il prezzo del grezzo

La società di risparmio gestito prevede, infatti, che l’OPEC punta a un petrolio stabilmente sotto i 60 dollari, ma che allo stesso tempo si guarderà bene dal raggiungere i livelli depressi del 2014.

Per quanto riguarda il gas naturale, PIMCO prevede un margine molto risicato per il rialzo, causato principalmente dall’aumento dell’offerta.

Sul fronte oro, Pimco ribadisce le sue solite considerazione: il metallo giallo rappresenta un investimento di lungo periodo, per quanto non costituisca una prima scelta nemmeno in questo senso.

Le previsioni economiche area per area

Di seguito, le previsioni economiche di Pimco, area per area (la società di risparmio gestito ha deciso di focalizzarsi su Stati Uniti, Regno Unito, Area Euro, Giappone, Cina).

Stati Uniti

La terza parte del paper si focalizza sulle previsioni economiche delle varie macro aree. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, Pimco si attende (come già accennato) una crescita al 2-2,5% per il 2019. Questo rallentamento, che potrebbe anche essere visto come un ritorno alla normalità dopo gli eccezionali e fuori scala tassi di crescita del 2018, getta le sue radici nell’inasprimento delle condizioni finanziarie. Pimco prevede inoltre che l’economia degli Stati Uniti dovrebbe moderare i propri tassi di crescita a partire dal terzo trimestre.

Per quanto riguarda l’occupazione, Pimco crede che i tassi rimarranno stabili per tutto l’anno venturo. Lo stesso dicasi dell’inflazione (pari al 2% annuo).

Area Euro

Pimco manifesta un certo pessimismo circa l’Area Euro. Prevede, infatti, che i tassi di crescita per tutta la regione di attesteranno su livelli inferiori all’1-1,5%. Un rallentamento significativo, considerando che nel 2018 il tasso di crescita è stato del 2%.

La società di risparmio gestito rileva come le vicende italiane possano incidere, e parecchio, sulle speranze di crescita dell’intera zona euro.

Un certo pessimismo si percepisce anche sul fronte dell’inflazione, che secondo Pimco rimarrà ancorata all’1%. Questo dovrebbe spingere la BCE a posticipare al 2020 il primo aumento dei tassi di interesse.

Regno Unito

Pimco parte da una posizione particolare, ovvero che la Brexit verrà concordata e il No Deal verrà scongiurato. Ipotizzando questo scenario positivo, il Regno Unito dovrebbe crescere dell’1,25%-1,75%.

Per quanto riguarda l’inflazione, essa dovrebbe scendere al 2% a causa della minore pressione esercitata dai prezzi all’importazione e da una più debole crescita salariale.

Sul fronte della politica monetaria, la società di risparmio gestito prevede che la banca centrale inglese opererà un rialzo dei tassi, al massimo due, nel corso del 2019.

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Giappone

La crescita del PIL in Giappone dovrebbe svilupparsi secondo ritmi molto sincopati, simili a quelli europei e quindi intorno all’1%. Tuttavia, le condizioni nipponiche sono molto più favorevoli, soprattutto per ciò che concerne il mercato del lavoro. Anche nel 2019, infatti, il Giappone dovrebbe stazionare in uno stato di piena occupazione.

Nonostante alcune dinamiche fiscali (es. l’aumento dell’IVA nel primo trimestre 2019, che anticiperà i consumi nella prima parte dell’anno), l’inflazione rimarrà molto bassa. Nello specifico, intorno allo 0,5-1% all’anno.

Pimco comunque si aspetta che la banca centrale giapponese continui a ridurre l’acquisto dei titoli con scadenze superiori a dieci anni.

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Cina

Pimco prevede che l’economia della Cina rallenterà molto. Nello specifico, si porterà a livelli di crescita pari al 5,5-6,5%, che sono estremamente alti rispetto alle performance occidentali ma deludenti se si guarda allo storico cinese.

A incidere sulle speranze di crescita della Cina saranno le già citate tensioni sul fronte commerciali, le pressioni interne che mirano a ridurre l’indebitamento.

Per ciò che concerne la politica della banca centrale cinese, la società di risparmio gestito pensa che la Cina ridurrà lo stimolo monetario. In questo contesto, lo yuan dovrebbe svalutarsi solo leggermente rispetto al dollaro.