Il rialzo dei tassi di BCE e Fed, e quindi l’attuazione di una politica monetaria estremamente restrittiva, ha impattato e sta impattando tutt’ora sul mercato del credito in Occidente e, ovviamente, sulle dinamiche dell’eurodollaro.

Fino a qualche mese fa, le due banche centrali lasciavano presagire un immediato futuro in sincrono, un allineamento pressoché perfetto. Gli ultimi meeting, tuttavia, hanno consegnato a investitori, analisti e trader delle prospettive leggermente diverse, che potrebbero avere ripercussioni sull’economia, sulla finanza, sul credito e anche sul trading.

Ne parliamo qui, facendo il punto e proponendo una riflessione a uso e consumo dei trader che operano con l’euro-dollaro.

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La politica monetaria di BCE e Fed

Fino a un paio di anni fa, una svolta così brusca da parte delle banche centrali era impensabile. D’altronde, l’Occidente ha sofferto per quasi un decennio di bassa inflazione, la quale – anzi – ha ispirato politiche monetarie estremamente espansive, con Quantitative Easing poderosi e tassi azzerati o prossimi allo zero. Poi è giunta l’inflazione post-Covid, acuita in maniera drammatica dalla crisi energetica.

Tanto gli Stati Uniti quanto l’Europa hanno cominciato a soffrire di un rialzo dei prezzi che non si vedeva da decenni, raggiungendo velocemente la doppia cifra. Sicché le banche centrali hanno fatto il loro dovere, procedendo con un serrato programma di rialzo dei tassi. Secondo alcuni, forse troppo. Sono già numerose le voci che, oggi, si levano a favore di un allentamento delle politiche.

Perché se è vero che il rialzo dei tassi produce effetti lato prezzi, e rimane l’arma migliore in senso alle banche centrali per ridurre l’inflazione, è altrettanto vero che gli effetti collaterali non mancano. Il restringimento delle politiche monetaria, come sanno tutti coloro che si intendono minimamente di economia politica, esercitano una funzione recessiva. 

In particolare, sta rappresentando un tema il rischio disallineamento tra le politiche della BCE e della Fed. Quest’ultima, già da febbraio-marzo 2023, ha iniziato a presagire un rallentamento della politica restrittiva, proponendo un “passo” di 25 punti base anziché di 50 punti base. Di contro, la BCE sembra presagire un proseguimento della linea più ferrea. A tenere banco è poi la questione dell’orizzonte temporale: la Fed ha iniziati prima, e quindi è lecito che possa finire prima. Anzi, che possa finire prima del previsto. 

Lo scollamento tra politiche monetarie, almeno nell’ultimo decennio, ha sempre generato un effetto nel mercato dei cambi. Basti pensare al pre-2015, quando la Fed proponeva una politica espansiva e la BCE tardava a impostare un Quantitative Easing propriamente detto: l’euro ha rapidamente raggiunto i suoi massimi storici, con tutto ciò che ne è conseguito per l’economia reale e in particolare per la bilancia commerciale.

Cosa potrebbe accadere all’EurUsd

Alla luce di questo disallineamento, per ora solo ipotizzato, cosa potrebbe accadere all’euro-dollaro? La situazione attuale (prima metà di marzo 2023), rivela un mercato che sta già scontando questa evenienza, benché in maniera molto cauta.

D’altronde, è da novembre 2022 che l’euro si sta apprezzando sul dollaro. Tale apprezzamento potrebbe essere stato causato dalla sensazione che sì, la BCE sta facendo sul serio, ma potrebbe essere stato favorito anche dalla sensazione che, nel breve periodo, BCE e Fed avrebbero proceduto a un disallineamento. Non è un caso che proprio a partire da gennaio si è assistito a un rialzo un po’ più rapido rispetto ai mesi precedenti, e che ha portato l’euro a sfiorare i valori pre-inflazione. 

Una riflessione del medio termine dell’euro-dollaro tuttavia non può prescindere da un’analisi estesa circa l’ambiente extra-mercato. Rappresentano fattori di spinta poderosa, oggi come qualche mese fa, le vicende geopolitiche e dell’economia reale. In buona sostanza, il destino dell’eurusd dipende sì dal comportamento delle banche centrali, ma ancora di più dalle prospettive di crescita economica, dall’effettivo andamento dell’inflazione e soprattutto dalle guerra in Ucraina.

Come i trader possono proteggersi dal pericolo disallineamento

Come possono i trader difendersi da questi peculiari movimenti delle banche centrali? Come possono reagire a un possibile ed effettivo disallineamento nel rialzo dei tassi da parte di BCE e Fed? Il consiglio è lo stesso di sempre, e vale per tutti i periodi di incertezza: conferire importanza non solo all’analisi tecnica, ma anche all’analisi fondamentale. In un contesto così caotico, in cui solo all’apparenza le linee di politica monetaria sono saldamente tracciate, anche una mera dichiarazione può spostare gli equilibri, e produrre movimenti importanti.

In questa prospettiva, i trader dovrebbero effettuare un’analisi onnicomprensiva, che prevede anche una fase di interpretazione traversale. Ciascun dato va assorbito e interpretato sullo scorta di tutti gli altri, in relazione a tutti gli altri. Tirare le somme non è semplice, ma è vitale per riuscire in primis a comprendere cosa sta accadendo, e in secondo luogo per intuire (con un sufficiente grado di approssimazione) cosa potrebbe accadere in futuro.

Fermo restando che alcune variabili sono comunque fuori dalla portata del trader più esperto, in quanto coinvolgono eventi ad alto tasso di segretezza. Il riferimento è proprio alla guerra in Ucraina, e ai tanti scenari possibili cui potrebbe approdare.