Conviene per l’anno 2019 investire sui mercati emergenti? È un rischio o un’opportunità per i risparmiatori? Quando parliamo di mercati ci riferiamo a tutte quelle economie non ancora del tutto definite nella loro crescita, ma che stanno manifestando una forte propulsione positiva sul PIL del paese che rappresentano. Per esserlo, il Prodotto Interno Lordo non deve essere superiore ai tredici mila dollari totali.

L’anno 2018 non è stato un anno remunerativo e prosperoso per i mercati emergenti che hanno subito una brusca perdita di oltre 5 mila miliardi di dollari di perdite sul mercato azionario.

Ma, non bisogna disperare perché, si sa, le possibilità di una ripresa ci sono tutte, ma non bisogna dimenticare che il rischio è aumentato.

E, per il 2019, cosa dobbiamo attenderci? Le previsioni degli analisti e degli studiosi di macroeconomia e dei cicli di mercato parlano chiaro: secondo l’outlook, diverse aree emergenti continueranno il loro trend rialzista dopo aver subito un ri-apprezzamento, venendo ad offrire interessanti opportunità di reddito.

Ma, attenzione perché le crisi sui mercati emergenti sono un classico ciclico e possono comportare perdite ingenti sui capitali investiti.

Mercati emergenti: che opportunità possono offrire?

Vista la loro condizione di crescita e movimento, i mercati emergenti possono riuscire ad offrire degli ottimi guadagni, così come delle grosse perdite.

Difatti, questi hanno delle forti oscillazioni, che possono andare in positivo e creare grossi introiti, ma potrebbero anche andare fortemente in negativo in poco tempo, creando una grossa perdita.

Le caratteristiche possono portare alla crescita di un mercato emergente sono ascrivibili alle seguenti:

  • Tecniche di produzione più industrializzate, con progressivo abbandono di quelle che sono le tecniche antiche, che portano a maggiori tempistiche di produzione. Dunque, netto miglioramento sul volume di produzione e sulla qualità finale.
  • I prodotti vengono venduti all’estero e sono apprezzati, questo porta alla crescita dell’economia del paese.
  • La società al suo interno cambia, il numero di persone povere si riduce in maniera considerevole, formando poi una classe intermedia, che porta gli scambi all’interno del paese ad essere maggiori, con più potere di acquisto.
  • Investimenti in altri paesi, dove si possono raggiungere degli introiti positivi nel corso degli anni, magari sfruttando la politica del paese, meglio se vacillante, e che spesso porta ad avere grossa influenza sull’economia.

I paesi emergenti sono sempre di più, e negli ultimi anni molti di questi sono diventati molto più forti, così da avere un notevole peso sui mercati globali.

Difatti, ad oggi, questi contribuiscono per oltre la metà dell’economia del mondo, basti pensare a quelli del Medio Oriente, e della forza che questi manifestano rispetto a trent’anni fa. Si pensi alla Cina, all’India ed alla Russia.  

Mercati Emergenti: Quali sono gli indici di mercato da tenere presenti?

Il primo è il Benchmark, che è il primo parametro ai quali fanno riferimento questi paesi in quanto al mercato. Questo va a verificare costantemente lo status di ciascun paese che fa parte di questo gruppo, del quale fanno parte circa ventiquattro paesi.

Il Benchmark è in continua evoluzione, visto l’ingresso costante di paesi, come ad esempio l’Argentina nell’ultimo anno, ma l’uscita anche di alcuni di essi.

Poi troviamo il JPMorgan Emerging Market Bond Index (EMBI), che cataloga questi Stati in base alla loro situazione di credito, che molto spesso si attesta inferiore rispetto a quello reale, a causa della loro vulnerabilità, ma comunque con un rendimento più alto rispetto ai paesi più stabili e affermati.

Per essere inclusi in questa fascia di appartenenza bisogna avere un debito nominale che si attesti al valore minimo di cinquecento milioni di dollari, con delle linee guide per quanto riguarda il commercio, che gli permettano di rimanere all’interno di questo specifico parametro, per non esserne esclusi.

Investire sui mercati emergenti: Vantaggi e Rischi

Negli ultimi anni, alcuni mercati emergenti hanno raddoppiato il capitale e gli introiti, ma al tempo stesso alcuni di essi hanno subito un brusco deprezzamento, generando perdite.

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I mercati emergenti sono molto proficui, hanno maggiori possibilità di rischio, ma possono incorrere in improvvise battute d’arresto e, contrariamente ai paesi più stabilizzati, offrono meno rendimenti.

Visto che sono mutevoli e soggetti a fluttuazioni repentine, bisogna tenere in conto che possono mostrare trend fortemente ribassisti. Le previsioni per il futuro, non sono più altrettanto rosee, visto i non più buoni rapporti tra Cina e Stati Uniti, che sembrano andare avanti senza una via di accordo. Questo penalizza i mercati emergenti.

Un altro fattore negativo è che, negli ultimi tempi, si è persa la propensione a voler rischiare sui mercati finanziari, così che gli azionisti investono sempre meno, optando per investimenti più sicuri come i Green Bonds e i Conti Deposito.

Ci si trova dunque di fronte ad una fase “assestante”, che al momento non porta a risultati estremamente positivi e nemmeno drammatici.

Un nostro investimento, dunque, dovrebbe essere preso seriamente in considerazione, relativamente alla possibilità di decidere se compiere un’operazione di questo tipo o meno.

Occorre una buona dose di valutazione per rischiare il meno possibile, ma anzi cercare di crearsi un profitto da questo genere di investimenti.

Per questo, la selezione è fondamentale, considerati i profili diversi in termini di vulnerabilità tra i Paesi emergenti. Ecco cosa occorre considerare.

Investire sui mercati emergenti: tre fattori chiave da considerare attentamente.

Occhi puntati sull’impatto della politica dei tassi di FED e BCE.

Dopo l’aumento di dicembre 2018 dei tassi di interesse americani da parte della banca centrale (FED), per il 2019 è necessario sapere che rimarranno invariati.

Inoltre, è necessario monitorare attentamente le decisioni di Donald Trump che ha più volte minacciato il licenziamento del presidente delle FED, Jerome Powell, proprio per la politica al rialzo sui tassi.

Continua la guerra commerciale tra Cina e USA: il Presidente cinese Xi Jinpinpg ha ribadito più volte che non smetterà di combattere contro le richieste del Presidente Trump in materia di commercio e investimenti.

Andrew Milligan, Head of Global Strategy di Aberdeen Standard Investments, sottolinea: «[…] anche la ripresa ciclica del Giappone, la stabilità politica e il miglioramento degli standard di governance sono interessanti. Poiché la dispersione tra vincitori e perdenti aumenta in un mercato volatile, la selezione attiva dei titoli è fondamentale».