El Salvador è stato il primo paese a trasformare il Bitcoin in una valuta legale. L’esperimento ha attirato l’interesse degli investitori, degli analisti e dei politici in quanto è apparso fin da subito ambizioso. Molti hanno evidenziato gli elementi progettuali di questa iniziativa, che in effetti è stata inserita in un progetto organico e di lungo periodo. Altri ancora – la maggioranza a dire il vero – hanno espresso profondo scetticismo, parlando del classico passo più lungo della gamba.

Sono passati già due anni dall’inizio dell’esperimento, dunque è possibile tirare le fila del discorso e giungere a una conclusione realistica. Lo faremo in questo articolo.

L’idea di El Salvador

Come già anticipato, El Salvador non ha semplicemente reso il Bitcoin “legale” per l’acquisto di beni e servizi, ma ha accompagnato questa iniziativa con un programma di interventi allo stesso tempo mirati ed estesi. Nello specifico, il progetto comprendeva tre mosse distinte ma strettamente correlate tra di loro. 

Affiancamento Bitcoin-dollaro. Il Bitcoin non è diventato semplicemente “ammissibile”, ma è stato reso in qualche modo obbligatorio. O, per meglio dire, è diventata obbligatoria l’accettazione del Bitcoin da parte degli erogatori di beni e servizi. Si è approdati dunque a un regime misto, in cui convivono Bitcoin e… Dollaro. Per chi non lo sapesse, El Salvador dal 2002 adotta direttamente il dollaro, in quanto l’ormai dimenticato colon salvadoregno si era svalutato troppo. Il colon esiste formalmente, ma ormai non circola più. 

Immissione forzata di Bitcoin nel sistema economico. Già a novembre 2021, il governo salvadoregno ha acquistato Bitcoin per un valore di 425 milioni di dollari. Può sembrare poco per un paese occidentale, ma per un paese ancora in via di sviluppo come El Salvador si tratta di una cifra importante. 

Incentivo all’uso del Bitcoin attraverso agevolazioni finanziarie. Il governo di El Salvador ha fatto sul serio, incentivando con iniziative concrete l’uso del Bitcoin a sfavore del dollaro. Per esempio, ha creato un app attraverso cui i cittadini potevano riscattare un omaggio in Bitcoin pari a 30 dollari e con il quale potevano chiedere finanziamenti senza dover interagire con le banche più esose, quindi in un contesto di credito agevolato.

Trasformazione di El Salvador nella “capitale” delle criptovalute. Il governo di El Salvador ha compreso fin da subito che i destini del progetto erano legati agli investimenti esteri. L’idea di partenza era attirare investitori che potessero importare Bitcoin e quindi immetterli nel sistema economico salvadoregno. Ha promesso una sorta di città del Bitcoin in cui, grazie a strutture, sovvenzioni statali e un regime fiscale agevolato, specialisti e gente comune avrebbero potuto svolgere le attività di mining. 

Com’è andato l’esperimento

Dunque, come è andata a finire? Non benissimo, nonostante una prima fase in cui il progetto è apparso in pieno decollo. Sia chiaro, non El Salvador non mostra segnali di dissesto finanziario, o almeno non maggiori di quelli che quotidianamente deve affrontare. Tuttavia, il Bitcoin non ha preso piede. 

E’ vero: l’80% dei cittadini ha scaricato l’app governativa, ma solo il 20% ha continuato a usarla dopo aver riscattato il buono di Bitcoin pari a 30 dollari. 

Inoltre, gli investitori si sono mostrati scettici fin da subito, se non addirittura freddi. Insomma, le frotte di riccastri con le valigie (digitali) piene di Bitcoin ancora non si sono viste, come non si sono visti i miner. 

A tutto ciò si aggiunge la perdita di potenziale economico di El Salvador causata proprio dai movimenti del Bitcoin. Di colpo, o per meglio dire nel giro di qualche mese, El Salvador ha visto la sua massa monetarie “digitale” perdere di valore, svalutarsi come ai tempi del vecchio colon. A novembre 2021, ovvero agli albori del progetto, il Bitcoin valeva quasi 60.000 dollari. Oggi ne vale 25.000 (circa).

Una riflessione sul progetto di El Salvador

Si potrebbe concludere dicendo che El Salvador ha semplicemente compiuto il passo più lungo della gamba. Si direbbe il vero, visto che comunque nessun altro paese ha pensato di integrare il Bitcoin nel sistema di valuta legale. Tuttavia, se si intende ragionare sui motivi di questo fallimento (o semi-fallimento, visto che il progetto è ancora in piedi) è necessario andare a fondo.

Per esempio, si potrebbe attribuire il tutto non tanto alle caratteristiche del progetto, quanto alle caratteristiche del paese. El Salvador sta affrontando molte criticità strutturali, dunque l’assenza di fiducia da parte di cittadini e investitori potrebbe riguardare non tanto il programma di integrazione del Bitcoin, quanto il sistema-paese nel suo complesso. 

In ogni caso, non è detto che qualcuno, da qualche altra parte, non ci riprovi. D’altronde, l’esperimento di El Salvador è andato male… Ma non malissimo.