Piccoli e grandi investitori si trovano ogni giorni di fronte a più di un bivio. Investire è una questione di scelte, e i parametri da considerare sono sempre numerosi. A prescindere dal capitale che siete in grado di muovere, e persino dai vostri obiettivi, dovete necessariamente prendere in considerazione un aspetto: la prospettiva del lungo periodo.

Tra parentesi, per lungo periodo si intende in questo caso un lasso di tempo di dieci anni. Chi investe, almeno in parte, tenendo a mente il lungo periodo ha più probabilità di porsi al riparo dalle crisi, dalle emergenze, dagli eventi inattesi. Può concentrarsi sui cambiamenti strutturali, che sono per loro stessa natura più prevedibili.

E’ un tema fondamentale, la cui importanza si sta palesando in questi giorni, caratterizzato dallo spettro del famoso cigno nero (espressione con cui si indica un evento del tutto imprevedibili e dagli effetti devastanti).

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Tuttavia, per ragionare sul lungo periodo è necessario anche tenersi aggiornati sui cambiamenti in atto nel mercato, riuscire a intravedere, possibilmente per tempo, i trend che andranno a svilupparsi nel prossimo futuro. Da questo punto di vista, le risorse a disposizione degli investitori non mancano. Brancolare nel buio, in questo caso, è una opzione da evitare…. Ed evitabile.

Per esempio, esiste un indicatore che, seppur indirettamente, può suggerire l’entità e la forza dei trend in atto. Il riferimento è all’MSCI World, che sta per Morgan Stanley Capital International. E’ l’indice che proietta le prospettive di sviluppo dell’economia a livello mondiale, attraverso l’analisi dei principali titoli azionari delle 23 nazioni più progredite del mondo. I titoli azionari presi in considerazione sono ben 1644, che è un campione sufficientemente esteso per trarre delle conclusioni.

Studiando l’MSCI World, per esempio, si scopre che l’IT, ovvero l’Information Technology è il settore più rappresentato (con il 18,1% del totale), e che il peso degli Stati Uniti è ancora preponderante (il 63% delle azioni per capitale sono americane). A seguire, ma a distanza, c’è il Giappone (8,1%).

L’indice va seguito anche perché è in continua evoluzione, in quanto si aggiorna quattro volte l’anno (a febbraio, maggio, agosto e novembre). Insomma, fornisce una immagine plastica del presente del mercato e, per riflesso, di quanto accadrà in futuro.

Dunque, il consiglio è di prendere in considerazione anche l’MSCI, o almeno di integrarlo nelle proprie analisi, se intendete – come sarebbe logico – considerare la strada del lungo periodo.