Dati PPI maggio deludono le previsioni: cosa significa per i mercati
L’inflazione all’ingrosso negli Stati Uniti ha registrato un incremento inferiore alle attese nel mese di maggio, segnalando pressioni sui costi più contenute che potrebbero influenzare significativamente le prossime decisioni della Federal Reserve. L’indice dei prezzi alla produzione (PPI) per la domanda finale è avanzato di appena lo 0,1%, mancando le aspettative degli economisti che prevedevano un rialzo dello 0,2%. Anche il PPI core, che esclude alimentari ed energia, ha registrato un aumento dello 0,1%, ben al di sotto della stima dello 0,3%.
Analisi settoriale: beni stabili, energia piatta
L’inflazione nel settore dei beni è rimasta sotto controllo durante il mese di maggio. Il PPI per i beni della domanda finale ha mostrato un incremento dello 0,2%, trainato principalmente da un aumento dello 0,2% nei beni core. I prezzi alimentari hanno registrato un modesto rialzo dello 0,1%, mentre i prezzi energetici sono rimasti invariati. Tra le componenti più volatili, il carburante per aerei ha subito un calo dell’8,2% e i prezzi della carne suina sono diminuiti, compensando i guadagni registrati nel tabacco (+0,9%) e nel caffè tostato. La debolezza nei mercati energetici, combinata con prezzi stabili nelle categorie essenziali, suggerisce pressioni limitate sui prezzi al consumo a monte della catena produttiva.
Servizi: margini commerciali in crescita ma inflazione contenuta
Nel comparto servizi, il PPI è salito dello 0,1%, sostenuto da un incremento dello 0,4% nei margini commerciali. Particolarmente significativo l’aumento del 2,9% nel commercio all’ingrosso di macchinari e veicoli. Tuttavia, i servizi core (escludendo commercio, trasporti e magazzinaggio) non hanno mostrato variazioni mensili. Il calo delle tariffe aeree (-1,1%) e la debolezza nelle commissioni dei servizi finanziari hanno mantenuto l’inflazione dei servizi sotto controllo, supportando l’ipotesi di un’inflazione dal lato della domanda ancora contenuta.
Indicatori a monte segnalano raffreddamento dei prezzi
Un dato particolarmente rilevante emerge dall’analisi dei beni non trasformati per la domanda intermedia, che hanno registrato un calo dell’1,6%. Questo indica che i costi degli input a monte non stanno rimbalzando, con i prezzi del gas naturale in caduta libera del 18,7%. L’aumento annuale del PPI core (escludendo alimentari, energia e servizi commerciali) si attesta al 2,7%, in linea con la zona di comfort della Fed.
Implicazioni per la politica monetaria della Fed
Con entrambi i dati di inflazione headline e core al di sotto delle previsioni, la pressione sulla Federal Reserve per mantenere una posizione restrittiva si è notevolmente allentata. I dati supportano un approccio di politica monetaria più paziente, soprattutto considerando che gli indicatori prospettici, inclusi i prezzi dei beni intermedi, mostrano una tendenza al ribasso. A meno che i prossimi dati CPI non sorprendano al rialzo, questa pubblicazione rafforza significativamente l’ipotesi di un mantenimento dei tassi ai livelli attuali, con possibili aperture verso una politica più accomodante nel medio termine.
Prospettive di mercato: dollaro debole, equity in rialzo
Date le letture deboli sull’inflazione, gli analisti prevedono una tendenza ribassista per il dollaro USA, in particolare contro le valute di paesi con profili inflazionistici più rigidi. I mercati azionari potrebbero beneficiare di aspettative sui tassi più basse, con particolare vantaggio per i settori sensibili ai tassi come tecnologia e real estate. I rendimenti dei Treasury sono destinati a scendere nel breve termine, supportando i prezzi obbligazionari. Gli investitori dovrebbero monitorare attentamente i prossimi dati economici, in particolare il CPI, per confermare questa tendenza disinflazionistica e posizionarsi di conseguenza sui mercati finanziari.