Tra i tanti disturbi emotivi che possono incidere – negativamente – sull’attività di investimento spicca l’assuefazione da trading. In realtà, si dovrebbe parlare di dipendenza, anche se l’associazione tra questa patologia e il trading ovviamente non è riconosciuta dall’OMS e può essere effettuata in maniera approssimativa, in assenza di prove scientifiche a riguardo.

A prescindere dalle etiche ufficiali, l’assuefazione è un problema abbastanza diffuso tra i trader professionisti. I principianti, che magari fanno trading da poco, in genere non hanno avuto ancora il tempo per svilupparla, né di avere a che fare con quei fattori che, nelle persone predisposte, la possono scatenare.

L’assuefazione da trading può essere definita la tendenza a fare trading in maniera compulsiva, fino a compromettere il proprio spazio sociale e porre in essere comportamente niente affatto utili in una prospettiva di crescita e di guadagno. Chi è assuefatto dal trading, e magari ne è dipendente, semplicemente non riesce a smettere, a staccare la spina, riposandosi solo quando il suo corpo e la sua mente glielo impongono. Questa descrizione riguarda, evidentemente, solo i casi più gravi. Tuttavia, in ogni caso chi è assuefatto dal trading prova una certa tensione emotiva quando, per impegni o per qualsiasi altro motivo, non sta tradando. Una specie di astinenza, insomma, con tutti i sintomi che caratterizzano questa condizione.

ftmo

In questo articolo descriveremo gli effetti della assuefazione da trading, rifletteremo sulle cause che possono scatenarla e proporremo qualche soluzione pratica.

Da dove nasce l’assuefazione da trading

E’ difficile individuare delle cause specifiche che possono portare un trader a sviluppare una dipendenza dal trading. Anche perché, a differenza di altre attività, la chimica gioca un ruolo minimo persino nei soggetti più predisposti. Per esempio, la dipendenza da alcol e quella da droghe può essere spiegata scientificamente. Con quella da trading è molto più arduo.

Da questo punto di vista, l’assuefazione può essere paragonata alla dipendenza da “attività”, come quella da videogiochi e da smartphone, sulla cui valenza scientifica però infiamma ancora oggi un certo dibattito.

Plus Post

Alla luce di queste evidenze, possiamo, e considerando le dinamiche tipiche del trading, passiamo ad alcuni fattori potenzialmente scatenanti.

Divertimento. Alcuni fanno trading esclusivamente per denaro o perché, essendo portati, riescono a guadagnare. Altri, ne traggono anche divertimento. E’ palese che provare piacere nello svolgimento di una attività sia la conditio sine qua non per sviluppare una qualsiasi forma di dipendenza, specie se non correlata alla chimica. Accade per esempio con i videogiochi, accade anche con il trading.

Identificazione. Se il fattore del divertimento è quasi aspecifico, ossia non causa direttamente la dipendenza ma ne è solo la condizione basilare, il discorso è diverso per il processo di identificazione. Quando un trader si identifica con l’attività di trading, ossia vincola parte della sua autostima all’andamento dei suoi trade, si instaura un circolo vizioso che porta facilmente alla dipendenza. In quel caso, il trader avverte il bisogno di investire per trovare delle conferme.

Sensibilità. Alcuni trader sono sensibili ad alcune emozioni, ovvero le provano con maggiore frequenza e sulla base di stimoli meno potenti. L’emozione peggiore è, in questo caso, la voglia di rivalsa, la quale insorge dopo un trade andato a male. Anche in questo caso il trade ha proprio la necessità esistenziale di fare trading, e si instaura un circolo vizioso: si perde, si fa trading solo per riscattarsi e quindi anche quando non è necessario, si perde un’altra volta e via discorrendo.

Gli effetti della assuefazione da trading

Come si comporta un individuo affetto da assuefazione da trading? Ecco alcuni degli atteggiamenti più frequenti.

Non distingue tra le varie fasi del trading. Qualsiasi attività di trading dovrebbe essere divisa in tre momenti distinti: c’è un tempo per analizzare, un tempo per investire e uno per stare fermi. Ebbene, i trader-dipendenti vivono questo confine come estremamente labile, tanta è la voglia di fare trading. Ciò ha effetti, oltre che sulla vita quotidiana, anche sull’efficacia dell’azione di investimento, soprattutto perché si tende a svalutare la fase analitica.

Va di fretta. Qualsiasi individuo dipendente da qualcosa, quando è a contatto con l’oggetto della sua dipendenza, fa fatica a ostentare equilibrio e sobrietà. Quando per esempio si gioca ai videogiochi, tutto ciò non ha alcuna conseguenza. Discorso diverso se si sta facendo trading. Un approccio frettoloso, che quindi non concede il giusto spazio alla riflessione, all’analisi e alla ponderazione, può provocare grossi danni dal punto di vista economico.

Riduce la vita sociale. E’ un tratto caratteristico di ogni dipendenza. La persona dipendente vive solo per l’oggetto desiderato. Trascura gli affetti, gli amici, le altre attività che gli hanno sempre procurato piacere. Insomma, si isola. Ciò vale anche e soprattutto per l’assuefazione da trading.

Come curare l’assuefazione da trading

Se l’assuefazione ha raggiunto un livello critico, da patologia (anche se la dipendenza da trading non è riconosciuta dall’OMS) è necessario un intervento terapeutico. In ogni caso, è possibile adottare alcuni accorgimenti che, se non in grado di risolverla, comunque ne limitano gli effetti.

Staccare la spina per un po’. E’ la soluzione migliore. In questo modo si recupera una condizione più normale dell’esistenza e ci si disabitua al trading forsennato. Tuttavia, se il problema è grave questa può essere una arma a doppio taglio, in quanto foriera dei classici sintomi dell’astinenza.

Ridurre la frequenza del trading. Se il problema è grave, e quindi una radicale interruzione dell’attività creerebbe più danni che altro, è bene procedere per gradi, quindi iniziare a ridurre semplicemente la frequenza.

Costringere se stessi a fare anche altro. Come minimo, riprendere con le normali attività di una persona “normale” può essere utile per ridurre l’isolamento. Nella migliore delle ipotesi, contribuisce a ripristinare il legame tra l’individuo dipendente e la sua vita passata, quello che viveva quando non c’era ancora la dipendenza.