Silvio Berlusconi, da quando è sceso in politica, ha sempre fatto parlare di sé. Nel bene e nel male, ha catalizzato la vita politica. I suoi avversari lo hanno attaccato in vari modi, spesso proprio sulla questione patrimoniale. Una delle accuse che gli sono state più frequentemente rivolte riguarda la genesi del suo impero finanziario. I detrattori ritraggono un quadro abbastanza oscuro, di finanziamenti illeciti e via discorrendo. In questo articolo, lungi dal dare adito a mere supposizione o fornire giudizi morali, riporteremo solo le informazioni certe circa la strada che Silvio Berlusconi ha percorso per diventare uno degli uomini più ricchi d’Italia e del mondo.

L’impero di Berlusconi

Secondo Forbes, il magazine dei “paperoni”, il patrimonio di Silvio Berlusconi ammonta a 7,6 miliardi di dollari Usa, circa sei miliardi e mezzo di euro. Ufficialmente, è il quinto uomo più ricco d’Italia e 177esimo al mondo. In questo conteggio non viene presa in considerazione solo la mera liquidità ma anche il valore delle sue aziende.

Secondo una stima di Repubblica, però, è ancora più ricco di quanto sembri. Il suo patrimonio si attesterebbe intorno agli 8,7 miliardi di euro effettivi. La cifra risulta superiore a quella di Forbes perché Repubblica conteggia anche le aziende che ufficialmente non appartengono al leader di Forza Italia ma che in verità gli appartengono.

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Nello specifico, Fininvest gli frutta 3 miliardi, Mediaset gli vale 1,8 miliardi, il Milan (che sta per essere ceduto) a 800 milioni di euro. Le sue proprietà immobiliari, invece, vantano un valore complessivo di 1 miliardo. Mediolanum, che è una banca abbastanza famoso e tutto sommato in discreta salute, gli vale 1,8 miliardi; la Mondadori solo 150 milioni.

La storia di Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi ha costruito negli anni un’immagine da “uomo del fare”, da “self-made man”. Secondo questa narrazione, l’ex presidente del Consiglio è diventato ricco, anzi straricco, solo per merito suo. E’ davvero così? Per saperlo dobbiamo conoscere alcuni particolari della sua storia.

Tutto è iniziato quando Silvio aveva poco più di venti anni. Dopo un periodo passato come cantante sulle navi da crociera (una passione, quella del canto, che conserverà sempre) intraprende l’attività di agente immobiliare. Nel 1961, a soli 25 anni, fonda la Cantieri Riuniti Milanesi assieme al Costruttore Pietro Canali. Grazie al suo intuito, all’esperienza maturata da agente e alle competenze acquisite durante l’Università, comincia ad accumulare utili su utili.

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Nel 1963 fonda la Edilnord e nel 1968 inizia l’edificazione del quartiere Milano 2, a partire da un terreno di 712.000 metri quadri (a Segrate). Nel frattempo, la società e lui in prima persona si spendono nel lobbysmo, grazie al quale inizia a creare contatti politici e a ottenere alcuni concessioni (come il cambio di rotta di alcune linee aerre, che avrebbe compromesso l’investimento in Milano 2).

La svolta avviene però nel 1976, quando la Corte costituzionale “liberalizza” di fatto l’editoria televisiva, consentendo la nascita delle tv private. Nel 1978 Berlusconi acquista Telemilano, che è inizialmente via cavo e che sarà in futuro conosciuta come Canale 5. Berlusconi è costretto a trasmettere su scala nazionale, viola anche la legge trasmettendo a livello nazionale ma nel 1990 arriva la seconda svolta: la Legge Mammì consente anche alle tv private di trasmettere contemporaneamente in diretta nazionale. Precedentemente, nel 1982, viene fondata la Fininvest, una holding che coordina tutte le attività dell’imprenditore.

Parallelamente, il Cavaliere (come è soprannominato per via dell’omonima onorificenza) effettua una memorabile scalata ai media italiani di ogni ordine e tipologia. Nel 1990 acquista la Mondadori, la Einadi e alcune case minori, tra cui la Sperling & Kupfer.

I tentacoli di Fininvest si avventano anche sulla Grande Distribuzione Organizzata. Celebri sono le acquisizioni del gruppo Standa (1998), del gruppo Coin, dei Supermercati Brianzoli. Molto più celebre è il suo impegno nello sport. Nel 1986 rileva un bistrattato Milan e, anche attraverso un finanziamento corposo, porta i milanesi sul tetto del mondo.

Nel 1994, come è noto, scende in politica e lega il destino delle sue aziende (secondo i detrattori) a quello dell’Italia. A dispetto di quanto insistono sul conflitto di interessi, che in effetti – e oggettivamente – esiste, le aziende di Berlusconi hanno fornito performance positive a prescindere dai successi politici di Berlusconi.