Le criptovalute sono protagonista di una ascesa formidabile e hanno generato un clamore che è andato oltre i confini del trading, fino a far paventare la conquista di uno status particolare: alternativa alle valute tradizionali, anche come mezzo di pagamento. Nonostante questo ultimo accostamento, comunque auspicato (si tratta pur sempre di valute, per quanto virtuali) è innegabile che, per ora, il palcoscenico delle criptovalute sia soprattutto quello del trading. In questo articolo, affronteremo l’argomento criptovalute dal punto di vista del trading, daremo una definizione chiara di criptovalute, illustreremo i meccanismi, le dinamiche di mercato, i market mover, le piattaforme.

Cosa sono le Criptovalute

Le criptovalute sono valute virtuali. Non solamente digitali, come può essere anche l’euro o il dollaro, proprio virtuali. Non esistono dal punto di vista materiale. Non esiste un corrispettivo fisico (moneta in metallo e banconota) dei vari Bitcoin, Ethereum, Litecoin etc. Questo elemento pone in essere profonde differenze, sia nei meccanismi di funzionamento che nell’utilizzo pratico, rispetto alle valute tradizionali. Un altro elemento in grado di incidere profondamente su tutto ciò che ruota attorno alle criptovalute, è la loro… Acefalia. Questo termine, preso in prestito dalla medicina, può confondere le idee, ma è utile a far capire di cosa stiamo parlando. Tutte le valute tradizionali (euro, dollaro, sterlina, yen e compagnia bella) hanno alle loro spalle un istituto che ne regola l’offerta, un istituto presieduto da decisori, che agiscono in base a valutazioni di tipo economico e finanche politico. Questi istituti sono noti con il nome “banche centrali”. La BCE, la FED, la Bank of England (BoE), la Bank of Japan sono tutte banche centrali.

Le criptovalute (tutte) non godono del medesimo privilegio. Questa caratteristica, che rappresenta un inedito nella storia monetaria, determina conseguenze di primo piano tanto nell’utilizzo dello strumento monetario quanto nelle dinamiche valutarie (il cambio, per intenderci). Soprattutto, genera conseguenze positive e conseguenze negative, le quali incidono sull’attività di trading. E’ vero, infatti, che una valuta senza banche centrali alle spalle è una valuta libera da condizionamenti, quasi impossibile da manipolare in maniera diretta, e quindi il cui prezzo è in balìa, come qualsiasi altro asset, della legge della domanda è dell’offerta. Tuttavia, è anche vero che se non c’è una banca centrale dietro, manca un organismo in grado di intervenire quando si verificano gli shock. Inoltre, dal momento che le azioni delle banche centrali sono in qualche modo prevedibili, anche i movimenti di prezzo generati da esse lo sono, e questo facilità il lavoro di analisi dei trader. Se una moneta, come le criptovalute, non è gestita da un istituto simil-banche centrali, non offre ai trader un appiglio forte per l’analisi del prezzo. Insomma, ci sono dei pro e dei contro.

Tuttavia, se è vero che le banche centrali, se si parla di criptovalute, escono dalla porta, è anche vero che in un certo senso rientrano dalla finestra. D’altronde ci deve essere pur un qualche sorta di vincolo che regoli l’offerta di moneta. Ebbene, questo vincolo non è esercitato da un ente, bensì da una serie di meccanismi che tengono sotto controllo la liquidità. In primo luogo, tali meccanismi coincidono sovente con un “fine corsa”, certo non irreversibile ma comunque esistente. Alcune criptovalute, come il celeberrimo Bitcoin, sono programmati per essere “finiti”. E’ previsto un numero massimo di Bitcoin circolabili nel mercato, raggiunto quello non verranno più emessi. Secondariamente, questi meccanismi coincidono spesso con metodi di “estrazione”, ossia di creazione di moneta dal basso, generati da un algoritmo via via più difficili. Come ottenere moneta “tradizionale” è reso più difficile, perché più costoso, quando i tassi di riferimento si alzano; allo stesso modo ottenere moneta virtuale è reso progressivamente più difficile dal fatto che la difficoltà di estrazione – che si riduce quasi sempre all’individuazione di un codice criptato – cresce con l’aumentare della liquidità.

Poi, c’è il capitolo della sicurezza. Internet è il paradiso degli hacker, quindi una buona valuta virtuale deve essere a prova di hacker. Qui, i metodi sono disparati ma fanno parte tutte della famiglia delle blockchain. Facciamo l’esempio del Bitcoin. Chi volesse violare un codice, e appropriarsi di moneta in maniera illecita, dovrebbe violare un registro che contiene tutti i codici di transazione fatti fino a questo momento. Questo vincolo è dato dal fatto che quando avviene una transazione, viene modificato l’intero registro. E’ come se si aggiungesse un anello in una immensa catena.

Questo metodo è sicuro, ma ha dei costi. Non in termini economici, sia chiaro, ma in termini di tempo. Modificare il registro “globale” rallenta le transazioni. La durata è variabile, ma in genere, per determinare con certezza che la transazione sia avvenuta con successo è necessaria qualche ora. Nelle criptovalute più recenti, la durata delle transazioni è sensibilmente minore, ma siamo comunque lontanissimi dagli standard delle valute tradizionali. Questa caratteristica (lentezza delle transizioni) rappresenta il principale motivo per cui le criptovalute non si sono imposte come mezzo di pagamento, se non i rari casi. La situazione attuale e le prospettive future suggeriscono che le valute virtuali sono e rimarranno essenzialmente uno strumento di trading.

Le criptovalute più importanti

Prima di addentrarci sul rapporto tra criptovalute e trading, è bene dipingere un quadro complessivo del fenomeno. E’ bene, quindi, introdurre e illustrare le criptovalute più utilizzate.

Bitcoin. E’ il principe delle criptovalute, quella che ha aperto un modo e ha funto da battistrada per tutte le altre. E’ anche quella che va meglio, un po’ perché presiede il mercato da molto tempo ed è la più conosciuta, un po’ per effettivo valore. Attualmente, a metà novembre 2017, vale più di 7.000 dollari. La si ottiene in due modi: lo scambio in beni e valute, quindi acquistandola; il mining, processo di estrazione del codice. Un tempo era alla portata di molti, ora sono necessarie potenze di calcolo impressionanti. Di recente, sono apparse nuove versioni in grado di risolvere alcune problemi strutturali. Il Bitcoin Cash che snellisce la blockchain e rende le transazioni molto più veloce; il Bitcoin Gold, che rende più semplice il processo di mining. Nonostante alcuni crolli repentini in passato, rimane la criptovaluta con le prospettive migliori.

Ether. In realtà è frutto di un innovativo sistema di contratti, di transazioni così detto “intelligente”, detto Ethereum, perché sicuro e veloce. La valuta, che ne prende il nome, è la sua emanazione concreta. L’Ethereum è il candidato principale a spodestare il Bitcoin, o almeno a fargli una spietata concorrenza. Attualmente, a metà novembre 2017, vale più di 300 dollari. E’ nata nel 2016.

Litecoin. E’ la terza valuta più famosa al mondo e, da questo punto di vista, se la patta con l’Ether. E’ comunqe meno liquida delle altre due, e persino meno di Ripple. Ricalca il Bitcoin nei meccanismi e nel funzionamento, sebbene sia più veloce nelle transazioni. Attualmente, a metà novembre 2017, vale poco meno di 50 dollari. E’ nata nel 2013.

Ripple. E’ una valuta giovane, sul mercato solo da qualche mese. E’ da menzionare perché è una delle poche valute virtuali nate nell’ultimo anno in grado di esprimere un certo potenziale. Attualmente, a metà novembre 2017, vale circa 0,20 dollari. La sua particolarità consiste nell’estrema velocità delle transazioni, che durano circa 5 secondi. Uno standard, questo, che potrebbe farla assurgere al ruolo di concorrente delle valute tradizionali.

Il mercato delle criptovalute, ovviamente, non si riduce a Bitcoin, Litecoin, Ether e Ripple. Ce ne sono numerose. Degne di menzioni, in particolare, sono: NEM, Dash, Iota, Zcash, NEO.

Le performance delle criptovalute

Prima di offrire qualche linea guida sul trading delle criptovalute, è bene dirimere un dubbio: è conveniente? Vale la pena? Rispondere a queste domande non è certo facile, anche perché, come in tutte le cose nella vita – e il trading non fa differenza – vi sono dei pro e dei contro. Certamente, i contro tipici del trading valutario si fanno, nel caso delle valute virtuali, ancora più pesanti. La volatilità, ad esempio, di Bitcoin e compagni è elevata, quasi estrema. L’importante, però, è sapere che il vantaggio più grande, la redditività, è in grado almeno potenzialmente di compensare gli svantaggi. E’ proprio vero, le valute virtuali, e il riferimento qui è soprattutto al Bitcoin, producono performance al limite del concepibile. E’ sufficiente guardare un qualsiasi grafico per rendersene conto. In questo paragrafo parleremo proprio delle prestazioni sul mercato delle principali quattro criptovalute. Il periodo di riferimento sarà novembre 2016 – novembre 2017.

Bitcoin. E’ difficile credere ai numeri, ma sono reali. A novembre 2016, dopo un breve periodo di stagnazione, il Bitcoin inizia a salire. Il motivo può essere rintracciato nell’interesse da parte di banche, istituzioni, aziende, che gli conferiscono una nuova dignità. Da allora, una cavalcata trionfale, intervallata di tanto in tanto da brevi trend discendente, comunque mai più lunghi di un mese. Oggi, metà novembre 2017, un Bitcoin vale più di 7000 dollari, e segna una crescita del 1000% in un anno. Quale asset è in grado di produrre questi numeri? Le prospettive sono buone, anche perché, parallelamente al processo di legittimazione del Bitcoin, si sta apprezzando una certa tendenza al rinnovamento, come si evince dalla nascita del Bitcoin Cash e del Bitcoin Gold. Tra parentesi, il Bitcoin Cash, nato a maggio 2017, è già arrivato a 1180 dollari.

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Ethereum/Ether. La seconda valuta più importante del mondo cripto ha prodotto tassi di crescita simili al Bitcoin. Anzi, più alti, anche se c’è da considerare che l’Ethereum partiva da una quotazione ben più bassa. Ad ogni modo, a novembre 2016 un Ether valeva meno di 4 dollari, oggi ne vale 63 o poco più. Siamo su tassi di crescita vicini al 1500%.

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Litecoin. Se pensate che il successo del Bitcoin metta in ombra le alte valute virtuali, vi sbagliate. Ovviamente, siamo lontani dai numeri del Bitcoin, ma comunque i tassi di crescita sono eccezionali. Una dimostrazione di ciò la fornisce il Litecoin, che negli ultimi 6 mesi ha guadagnato il 300%. Attualmente, vale più di 60 dollari.

ftmo

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Ripple. Questa criptovaluta è fuori dal coro. E’ una oasi di stabilità in un contesto frenetico. Da questo punto di vista, può rappresentare un buon punto i riferimento per i trader. Ad ogni modo, viaggia da un anno sui 20 centesimi di dollaro, pari a una valuta tradizionale di un paese medio-piccolo.

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I market mover delle criptovalute

E’ difficile parlare dei market mover delle criptovalute. Come già ampiamente spiegato in precedenza, dietro le valute virtuali non ci sono banche centrali, le quali garantiscono una certa quantità di market mover. Non ci sono tassi di riferimento da seguire, né piani di acquisto titoli che possano essere utilizzati per prevedere l’andamento del mercato. E’ questa una delle ragioni per cui, pur poste in un trend generalmente ascendente, le criptovalute sono molto volatili. E’ quasi tutto deciso dalla legge della domanda e dell’offerta. Appunto, quasi. Questo “quasi” va ricercato nel sentiment, che è l’unico appiglio per prevedere i prezzi (se escludiamo l’analisi tecnica).

Le notizie in grado di fare colpo sugli investitori sono quelle che spingono verso una legittimazione di questa o quella criptovaluta. Per esempio, l’endorsement di un importante esponente della finanza o addirittura di un policy maker.

Un altro aspetto da considerare risiede nelle performance delle valute rifugio tradizionali, come dollaro, euro, sterlina. Se il mercato è in una situazione caotica, e queste tre valute stanno perdendo terreno, le criptovalute potrebbero essere ulteriormente spinte verso l’alto.

Broker e Piattaforme

Come si fa materialmente trading sulle criptovalute? Le alternative sono due: acquistare e vendere fisicamente la valuta, quindi facendo Forex vero e proprio, o utilizzare le valute come sottostante, mediante il trading sui CFD. L’alternativa migliore è quest’ultima, in quanto la lentezza delle transizione non gioca a favore di approcci di trading nel medio e nel breve periodo. E’ più indicato, quindi, giocare sulle variazioni di prezzo… CFD, quindi.

Il miglior broker, per chi vuole tradare con le criptovalute, è AvaTrade. Tra i vantaggi di questo broker, nella parte dedicata alle criptovalute spicca:

L’offerta di asset: si può investire con Bitcoin, Bitcoin Cash, Ethereum, Ripple, Dash, Litecoin, Moneo, Neo.

  • Bassi depositi minimi (100 dollari)
  • Tassi Swap competitivi
  • Possibilità di andare short su ciascuna coppia
  • Leva elevata, fino a 20:1
  • Servizio di assistenza ventiquattro ore su ventiquattro
  • Supporto in 14 lingue
  • Grafici in tempo reale
  • Piattaforme competitive, come MT4, MT4 Mac e AvaTrade Go (piattaforma proprietaria dedicata al trading mobile).