Il Bitcoin ha monopolizzato la scena delle criptovalute grazie a performance incredibili, nonché un patrimonio in termini di reputazione conquistato anni fa, e favorito da un semplice fatto: è stata la prima criptovaluta a far parlare di sé.

Ciò non toglie che ci siano altre valute virtuali in grado di fornire buone opportunità di investimento. In parole povere, non esiste solo il Bitcoin. Questa affermazione è valida oggi più che mai, dal momento che il mondo crypto sta crescendo anche dal punto di vista delle tecnologie, e ciascuna valuta virtuale sta dimostrando la capacità di distinguersi grazie a una feature peculiare. Tale capacità è dimostrata anche da un fenomeno che fino a qualche mese fa appariva impensabile: molte criptovalute hanno smesso di “inseguire il Bitcoin”. In passato, se il Bitcoin si indeboliva, anche le altre valute si indebolivano, e viceversa. Oggi non sempre è così.

Quindi è utile fare un riepilogo di quelle che sono le criptovalute su cui investire, al di fuori del Bitcoin.

Ethereum

Ethereum è il principale rivale del Bitcoin sotto tutti i punti di vista: quotazione, prospettiva di crescita, interesse delle istituzioni, protagonismo sulla scena internazionale. E’ stato creato dal genio della matematica Buterin, cittadino russo che ha già intrecciato un dialogo con il governo russo.

Ethereum è in grado di insidiare il primato del Bitcoin per un motivo principale: propone un progetto quasi del tutto diverso da quello del rivale. Insomma, brilla di luce propria, ha una particolare identità. Il progetto consiste nella possibilità di utilizzare la tecnologia della blockchain a trecentosessanta gradi: non solo per registrare la proprietà della criptovaluta (come fa Bitcoin) ma anche per eseguire i codici di qualsiasi altra applicazione decentralizzata. Da questo punto di vista, la criptovaluta Ethereum (che in realtà si chiama Ether) rappresenta solo uno degli impieghi della tecnologia che sta dietro a Ethereum, che in effetti viene definito un “network”.

Ma a stupire non è solo la possibilità di svincolare la tecnologia blockchain dal mondo delle criptovaluta, ma anche la sua ottimizzazione. Ciò risulta evidente se si guarda al tempo di transazione di Ethereum, che è di gran lunga inferiore a quello del Bitcoin.

Non è un caso, quindi, che Ethereum sia stata la prima criptovaluta a raccogliere l’interesse genuino e positivo delle istituzioni. Abbiamo citato il canale di dialogo aperto con il governo russo, ma si potrebbero elencare molti altri esempi.

Ripple

Ripple è una delle criptovalute più interessanti in circolazione. Il motivo è identico a quello che ha reso grande Ethereum: si distingue dalla massa e, soprattutto, dal Bitcoin. In un panorama ormai saturo come è quello delle criptovalute la capacità di brillare di luce propria è essenziale, e può fungere da spartiacque tra successo e fallimento. Se Bitcoin spicca perché è la prima criptovaluta e quella più forte, se Ethereum spicca per la sua duttilità e velocità, Ripple spicca… Perché assomiglia a una banca. Certo, il paragone è un po’ azzardato ma alla luce di una sua particolare feature potrebbe non essere così azzardato.

In parole povere, Ripple consente di trasferire denaro senza continuità di forma. Questo vuol dire che un utente può pagare in Ripple e far sì che l’altro utente riceva euro o dollari o qualsiasi altra valuta tradizionale. Ciò significa, in estrema sintesi, che Ripple funziona come se fosse un istituto di cambio, un istituto di intermediazione… Una banca, insomma.

Un altro vantaggio di Ripple consiste nella velocità delle transazioni. Esse, almeno all’apparenza, sono persino più rapide di Ethereum e possono essere quasi paragonate a quelle delle valute tradizionali.

Di contro, si segnala un difetto, che in realtà è un potenziale difetto: non utilizza il mining, quindi una modalità restrittiva di emissione. Questo potrebbe far pensare a un rischio per il prezzo a lungo termine, sebbene fino a questo momento non siano stati segnalati problemi.

Al di fuori di questo, Ripple si candida a essere la prima criptovaluta in grado di fungere da mezzo di pagamento, come se fosse una valuta tradizionale. Certo la strada è lunga. Ripple, infatti, sconta il ritardo: Bitcoin ed Ethereum sono più famose, e questo nel mercato conta.

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Litecoin

Litecoin sta acquisendo popolarità ogni giorno che passa. Il motivo di ciò può sembrare paradossale. Infatti, non si distingue dalle altre per una particolarità, per un tratto peculiare, bensì per la sua somiglianza con il Bitcoin. Somiglianza in un certo senso, dal momento che Litecoin non si limita a ispirarsi al Bitcoin, ma lo migliora, e lo fa in grande stile. Litecoin può essere considerata come una versione ottimizzata del Bitcoin. Sia chiaro, Litecoin per ora non sembra in grado di eguagliare il Bitcoin, ma ciò non è determinato da un qualche deficit di qualità. Semplicemente, come abbiamo già anticipato, il Bitcoin ha una reputazione consolidata, favorita dal fatto che è giunto per primo nel mercato (e anzi l’ha praticamente creato).

Ad ogni modo, Litecoin è proprio come il Bitcoin una valuta peer 2 peer, che basa i suoi meccanismi sulla tecnologia delle blockchain. Il suo punto di forza risiede nella velocità. Impiega quasi otto minuti in meno per spostarsi da un proprietario all’altro.

Litecoin è una criptovaluta perfettamente ottimizzata. Grazie alla purezza del suo codice, è stata presa a punto di riferimento delle valute virtuali più recenti, sebbene considerate “minori”, come Dogecoin e Feathercoin.

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IOTA

IOTA è più di una criptovaluta, è un progetto che cerca di unire le prospettive dell’Internet of Things (da cui prende il nome) con il mondo delle valute virtuali. E’ un progetto nato per creare un’alternativa ai servizi di intermediazione forniti da banche e istituti finanziari. Gli elementi che legittimano questa pretesa sono tre.

Il primo consiste nella scalabilità. A differenza della stragrande maggioranza delle criptovaluta, IOTA non ha alcuna difficoltà a eseguire agilmente i micropagamenti. I blocchi delle blockchain, infatti, sono in genere indivisibili. IOTA risolve questo problema alla matrice, non utilizzando la blockchain. Al suo posto, un registro condiviso, una specie di libro mastro, noto con il nome di “The Tangle”.

Secondariamente, è priva di mining. Per provocare l’emissione di nuovi Bitcoin è necessario minarli, ossia individuare il codice che sta dietro alla singola unità, operazione che diventa sempre più difficile e alla lunga “ammazza l’offerta”. Per IOTA, il discorso è radicalmente diverso: no blockchain, no mining.

Infine, l’utilizzo di IOTA è praticamente a costo zero (o quasi). Se consideriamo che i servizi che rendi sono simili a quelle delle banche, l’assenza o la scarsità delle commissioni gioca nettamente a favore della criptovaluta.

Ovviamente, c’è un ma, e questo “ma” è rappresentato dalla sicurezza. Alcuni detrattori accusano IOTA di essere poco sicura. Tale accusa deriverebbero dal fatto che, molto banalmente, manca la blockchain. Per verificare la fondatezza di queste affermazioni, l’unica soluzione è il tempo. Per adesso, va detto, non sono stati segnalati problemi di alcun tipo.

Monero

Questa valuta è molto particolare, anche se per certi versi si posiziona sul solco tracciato dal più famoso Bitcoin. Per esempio, è una criptovaluta decentralizzata, proprio come lo sono tutte, utilizza la blockchain e viene emessa mediante mining. Presenta però alcune specifiche davvero particolari. In primo luogo, il mining è tarato per diventare di massa. E’ necessaria una certa potenza di calcolo, ovvio, ma bastano i pc “di casa”, meglio se uniti in cluster. Secondariamente, è una delle valute più sicure in circolazione. Infine, e questo è davvero il piatto forte, è l’unica valuta virtuale che garantisce una privacy quasi totale.

E’ proprio questo il tratto peculiare: la privacy. E’ garantito, infatti, il completo anonimato.

Come investire su queste criptovalute

Ok, oltre al Bitcoin c’è molto altro. Ethereum, Ripple, Litecoin, IOTA, Monero rappresentano ottime opportunità di investimento. Ma… Come si fa a investire? Le opportunità sono due: gli Exchange o i CFD.

Gli Exchange sono piattaforme o siti che consentono di scambiare valuta virtuale con valuta tradizionale. In questo modo è possibile letteralmente acquistare la criptovaluta, nonché venderla a piacimento. Ciò significa che è possibile comprare una certa crypto quando il prezzo è basso, e venderla quando il prezzo è alto. Un’azione niente affatto impossibile da realizzare, dal momento che le quotazioni soffrono, anche in questo caso, di una enorme volatilità.

Se però volete praticare del trading veloce, gli Exchange potrebbero causare più di qualche problema. Le transazioni, infatti, pur essendo rapide (almeno nei casi delle valute fin qui descritte) non sono immediate. Quindi, occorre, volgere lo sguardo verso altri strumenti, magari derivati. I CFD, appunto. Il problema della lentezza è praticamente azzerato, dal momento che le criptovalute appaiono solo come sottostanti.

Molti broker consentono di fare trading con le criptovalute sotto forma di CFD (anche se rispetto alla totalità dei broker sono un numero esiguo). I migliori broker da questo punto di vista è XM, che offre un ampio paniere di valute virtuali con cui tradare.

Il consiglio, comunque, è di verificare le proprie competenze. Il trading delle criptovalute è, se possibile, addirittura più ostico di quello del Forex. Il perché è semplice: è assai più volatile e imprevedibile, poco leggibile per via dell’assenza di un market mover principale, la banca centrale.