Cash Flow o Patrimonio Netto? A questa domanda ha risposto Alfio Bardolla in un post sul suo blog. Ha trattato un argomento, almeno sulla carta molto ostico, con il suo classico approccio, basato su esempi semplici e su un linguaggio altrettanto semplice.

Prima di addentrarci nell’argomento è bene dare una definizione perlomeno sommaria di Cash Flow e Patrimonio Netto.

Il Cash Flow è la ricostruzione dei flussi monetari di un’azienda, di un progetto o anche solo dell’attività di un libero professionista nell’arco di un periodo ben determinato. E’ il cosiddetto flusso di cassa, che analizza, e anzi pone in contrapposizione, le entrate e le uscite.

Il patrimonio netto è la consistenza del patrimonio di proprietà di una impresa, di un’azienda o anche di un libero professionista. Il patrimonio può essere frutto di un incameramento degli utili o anche solo dei finanziamenti ad opera dei soci (in questo caso si parla di capitale sociale).

Alfio Bardolla rivela che i paesi latini hanno la tendenza a prediligere il patrimonio netto. Questo vuol dire che quando il Cash Flow è positivo, gli utili vengono in parti destinate alla riserva, ossia vengono inseriti nel patrimonio netto anziché essere investiti ed entrare nel meccanismo del Cash Flow. Il motivo di ciò è semplice: l’accesso al credito è difficoltoso e le banche guardano al patrimonio netto quando analizzano la capacità di rimborso.

Tuttavia, puntare esclusivamente al patrimonio netto è un errore. Il consiglio è cercare di mantenere un Cash Flow in costante aumento e per farlo è necessario che buona parte – se non la totalità – delle entrare vengano reinvestite.

Un altro modo per garantirsi un Cash Flow in costante aumento è diminuire i costi, ossia le uscite. La razionalizzazione del processo produttivo è una strada da percorrere ma anche vendere o mettere a investimento quella parte di patrimonio che non rende o che, peggio, causa debiti.