Di tanto in tanto, l’espressione “trading sistematico” torna alla ribalta. Questo approccio non è una novità, anche perché è utilizzato da moltissimo tempo. Attualmente, però, attorno al trading sistematico ruotano alcuni pregiudizi, a volte positivi a volte negativi.

Facciamo dunque luce sul trading sistematico, fornendo una dichiarazione esaustiva, sfatando alcuni miti. Il tutto in una prospettiva di confronto con quella che, nell’immaginario collettivo, è la sua nemesi: il trading discrezionale.

Una definizione di trading sistematico

Se si monda l’espressione “trading sistematico” dalla sovrastruttura di simboli e aspettative che nel corso degli anni sono andati accumulandosi, il suo significato è in qualche modo suggerito dal nome stesso.

Nello specifico, il termine “sistematico” richiama a un “sistema”. Dunque, il trading sistematico è una modalità di trading che fa affidamento a un sistema. Anzi, che fa un affidamento molto stringente, quasi cieco direbbero i detrattori.

Tra parentesi, il sistema è una specie di libretto di istruzioni, il quale immagina una grande varietà di contesti, e assegna a ogni fenomeno del mercato un’azione da parte del trader, e prevede una risposta a ogni condizione.

Il trader sistematico, almeno sulla carta, è in grado di prevedere l’esito di un trade in quanto ogni sua azione è frutto di un modello, e il modello è frutto della sua stessa esperienza.

In realtà, la maggior parte dei trader vincenti, soprattutto quelli che operano con un orizzonte temporale ristretto, utilizzano i sistemi. Tuttavia, a tal proposito vanno sfatati due miti.

Chi utilizza un sistema non è necessariamente un trader sistematico. La discriminante non è data dall’uso di un sistema, bensì dall’uso intensivo e totalizzante del sistema. Il trading sistematico, per essere tale, deve ridurre il margine di discrezione del trader come minimo durante la fase operativa.

Trading sistematico e trading automatico non sono necessariamente la stessa cosa. Il trading sistematico, in fin dei conti, non è altro che una ripetizione di azioni e di comportamenti. Allo stimolo A, il trader reagisce con l’azione B… Sempre e comunque.

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Questa ripetitività nel corso del tempo ha determinato un’associazione con il trading automatico, ovvero con l’attività di investimento realizzata per mezzo di software. Se tutto ciò che si deve fare è “ripetere”, perché non farlo fare a una macchina? Il trading automatico è un approccio forte di una sua dignità, per quanto debba essere preso con le pinze. Tuttavia, l’uguaglianza totale con il trading sistematico è sbagliata.

Si potrebbe affermare che tutte le modalità automatiche sono, in fondo, sistematiche, ma non tutti gli approcci sistematici sono anche automatici. In breve, è possibile seguire pedissequamente un sistema anche senza fare uso di un software.

I limiti del trading direzionale

Il trading sistematico nasce per superare i limiti del trading discrezionale. Con quest’ultima espressione si intende la modalità classica, ovvero quella che prevede un’analisi tecnica di tipo manuale, e un ragionamento altrettanto “manuale” circa le caratteristiche del trader. Il trading discrezionale analizza caso per caso, fase per fase, e struttura gli investimenti “singolarmente”.

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Un approccio che può dare i suoi frutti, ma che può essere tacciato di scarsa scientificità. Sia chiaro, l’alea e l’alone di incertezza che avvolge il trading discrezionale non è posto in essere da un atteggiamento basato sull’improvvisazione. Il trading discrezionale può agire secondo razionalità. Il punto consiste nella presenza di un margine di discrezione troppo ampio (come suggerisce il termine “discrezionale”) nonché l’eccessivo affidamento sulle qualità personali.

Ebbene, l’individuo tende a sbagliare, anche quando è mosso dalle migliori intenzioni, persino quando ha dalla sua un bagaglio tecnico di tutto rispetto.

Tanto vale – stando agli amanti del trading sistematico – vincolare le azioni del trader a un rigido sistema di regole, in modo che possa svincolarsi dalla tendenza all’errore che, inevitabilmente, caratterizza il genere umano.

Tra l’altro, il trading discrezionale è mentalmente e fisicamente faticoso.

E’ mentalmente faticoso perché tante, troppe decisioni devono essere prese in prima persona dal trader. A ogni decisione, ciò vale nel campo degli investimenti come nella vita in generale, si associa sempre un carico più o meno pesante di stress.

E’ fisicamente faticoso perché… E’ tutto troppo manuale. Certo con l’aiuto di strumenti di tecnici, il trader deve provvedere personalmente all’analisi, e altrettanto personalmente all’elaborazione del trade.

Il trading sistematico, offrendo un campionario di regole stringenti, esonera l’individuo dal prendere troppe decisioni. In alcune sue forme avanzate, come l’automatico appunto, lo solleva da qualsiasi compito operativo che non sia il mero monitoraggio.

Anzi, per assurdo il trader che opera in automatico potrebbe frequentare il mercato 24 ore su 24 ed uscirne fresco come una rosa.

I limiti del trading sistematico

Il trading discrezionale esce a pezzi dal confronto con il trading sistematico? Non propriamente, anche perché il sistematico ha i suoi difetti, i suoi svantaggi e i suoi rischi. Secondo alcuni, sono così impattanti da scoraggiare l’abbandono della vecchia via (il discrezionale) per la nuova (il sistematico).

Il rischio più grande riguarda il rapporto con il sistema. Se è vero che l’affidamento è praticamente cieco, o comunque molto forte, allora se il sistema è sbagliato o imperfetto il trader è destinato a perdere denaro. 

Inoltre il sistema è di per sé un “manufatto rigido”, dunque potrebbe adattarsi malamente ai cambiamenti del mercato, che sono spesso repentini. Per il trader sistematico potrebbe essere complicato fronteggiare elementi non contemplati dal sistema.

Infine, va aperta una parentesi sul trading automatico, che può essere considerato una sotto-categoria del trading sistematico.

Non che l’utilizzo dei software sia dannoso a prescindere, anzi… Se usati bene possono fare realmente la differenza. Sulla carta, ma spesso anche nella pratica, consentono al trader di sfruttare tutte le occasioni che il mercato gli pone davanti, senza sforzi che non siamo quelli dell’impostazione del software e del monitoraggio.

Il punto è proprio questo: impostare un software e monitorarne le performance è tutt’altro che semplice. Si tratta, in estrema sintesi, di trasformare una strategia in regole, impostazioni e settaggi. E’ necessaria una certa lungimiranza, una certa capacità di interpretazione.

Certo, molti utilizzano software e impostazioni già settate. Va detto, però, che l’unica attività di trading che può andare a buon fine è quella personalizzata. In base a cosa? Allo stile di trading del singolo, ai suoi obiettivi, alle contingenze del mercato.

Insomma, il software va impostato in un certo modo, pena l’inefficacia assoluta. In questo caso, si assisterebbe a una intensificazione dei rischi legati al sistematico vero e proprio, e di cui abbiamo parlato qualche riga fa.