Il trading online in generale e il Forex nello specifico, non sono solo una questione di numeri. L’analisi tecnica è una disciplina fondamentale, certo: è impossibile orientarsi senza studiare attentamente il grafico, utilizzare indicatori e oscillatori, recepire segnali e agire di conseguenza. Ma l’analisi tecnica da sola non è sufficiente: è necessario andare oltre il prezzo. In breve, è necessario praticare, in maniera assidua, costante ed efficace, l’analisi fondamentale. Ora, l’analisi fondamentale, come tutti i trader sanno, consiste nello studio di quanto accade nell’ambiente esterno al mercato. Significa guardare all’economia reale, alla finanza nel suo complesso e… Alla politica. Esatto, la politica è una sfera che influenza il mercato, e lo fa con una forza a volte imprevedibile. Capire come la politica influenza i mercati, e soprattutto il Forex, vuol dire acquisire maggiori probabilità di successo.

Perché la politica influenza i mercati? I motivi sono due.

La politica prende le decisioni

Sono note le critiche secondo cui lo spazio per la politica si è ridotto. Vuoi per le continue cessioni di sovranità che, almeno in Europa, hanno colpito gli stati nazionali; vuoi per la crescente importanza della finanza, è diffuso il parere secondo cui i politici hanno ormai un margine di azione molto ridotto. Questo è in parte vero, ma non toglie nulla o quasi all’influenza che i policy maker hanno sempre esercitato sul mercato.

Certo, si può parlare di influenza indiretta. Se, almeno in Europa, la politica monetaria è da vent’anni nelle mani di un unico istituto, la BCE, la politica fiscale è ancora appannaggio dei singoli governi. E la politica fiscale, si sa, ha un grande impatto sull’economia reale. Essa, poi – e qui il cerchio si chiude – genera market mover potenti, per i mercati in generale e per quello valutario in particolare. Anche perché se l’economia va male la banca centrale, per quanto possa ostentare autonomia e indipendenza, si sentirà comunque in dovere di intervenire. E questo vale anche per la BCE, che ha mandato di non finanziare direttamente i governi, ha predisposto una politica monetaria incredibilmente espansiva.

La politica è uno specchio

Vi è anche un altro elemento da prendere in considerazione. Un elemento che, pur non avendo basi tecniche, gioca un ruolo essenziale nel rapporto tra politica e mercati. Per sintetizzare, possiamo dire che… La politica è lo specchio di un paese. Nello specifico, è uno specchio della capacità di un determinato paese di affrontare le sfide economiche che ha davanti, che comprendono anche l’attrattività nei confronti degli investimenti, l’affidabilità.

Se un paese esprime una leadership forte ed equilibrata verrà percepito come affidabile dagli investitori. Se invece un paese versa in uno stato di caos, gli investitori tenderanno a scappare. Questo vale per tutti i mercati, in primis quello azionario, ma anche per il Forex. Sono numerosi gli esempi che dimostrano questo legame, ma ne parleremo nel prossimo paragrafo.

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Il vero motivo che rende la politica così importante per gli investimenti, e quindi per i mercati, è che rappresenta in una certa misura il termometro della stabilità. Ora, gli investitori hanno alcuni strumenti per verificare la stabilità di un paese, ma pochi hanno una portata generale e “riassuntiva” come, appunto, il clima politico. Per questo motivo un trader deve mettere il naso anche nella politica, studiarne le dinamiche, prevederne gli avvenimenti (nei limiti del possibile).

Certo, non è affatto semplice. Sicuramente, si tratta di un compito molto più arduo rispetto all’analisi dei fondamentali economici e, ovviamente, all’analisi tecnica. Ecco qualche elemento che rende l’analisi politica molto complicata.

La politica è una questione di pancia. Studiare sui numeri è semplice, persino quando questi numeri si dispongono in calcoli molto complessi (paradossalmente). La politica è fatta di una sostanza ben più effimera, che ha poco a che vedere con i numeri. Sondare il clima politica è veramente arduo, anche perché bisogna avere a che fare con l’opinione pubblica, che non solo cambia da paese a paese, ma è anche percorsa da dinamiche irrazionali.

La politica è poco prevedibile. Prevedere gli eventi politici è qualcosa di “quasi” impossibile. Persino gli analisti politici con venti anni di esperienza rimangono di tanto in tanto sorpresi. Pensiamo alle elezioni: ok, ci sono i sondaggi, ma le sorprese spesso sono dietro l’angolo. Possiamo elencare parecchie consultazioni con colpo di scena finale che si sono succedute negli ultimi tre anni in Europa: la Brexit, il Referendum in Italia, il tracollo dei socialisti in Francia, l’avanzata del Movimento Cinque Stelle etc. Dunque, cosa può fare il trader in un contesto del genere? Semplicemente, deve prepararsi a ogni evenienza, sviluppando almeno un piano di massima per ciascuna delle eventualità che possono accadere.

La politica non dà risposte certe. Questo è un aspetto importante. L’analisi tecnica è tutto sommato “comoda”, o per meglio dire rassicurante in virtù dell’assioma, che è generalmente vero, del “la storia si ripete”. In effetti, è quasi sempre così: i prezzi reagiscono a degli stimoli in maniera più o meno simile. Nella politica, è vero piuttosto il contrario. Dato un evento particolare, se esso si ripete nel tempo, genererà effetti diversi. Insomma, risposte certe in politica non ce ne sono. Eppure, non si può fare a meno di utilizzare l’approccio tipico dell’analisi tecnica: non c’è alternativa, se non analizzare le specificità di ogni singolo evento.

Qualche esempio di come gli eventi politici hanno influenzato i mercati

Fin qui, la teoria. Per chi, magari spaventato dalla difficoltà del compito, ha in mente di ignorare l’elemento politico, è bene riproporre qualche episodio che, nel recente passato, ha dimostrato come il legame tra politica e mercati sia forte.

Il pazzo 2011 dell’Italia. La seconda metà del 2011 si è rivelata drammatica per l’Italia. Sembrava che il paese dovesse fallire da un momento all’altro. Lo spread saliva, gli investitori perdevano progressivamente fiducia. Eppure, con il senno di poi, molti convengono che dal punto di vista dei fondamentali l’Italia non se la passasse poi così male. Certo, la recessione aveva messo in ginocchio il nostro Paese, come tra l’altro aveva fatto con gli altri, ma non c’era in teoria nulla che potesse giustificare la corsa verso il baratro. Dunque, perché l’Italia stava per fallire? Semplice: i mercati avevano perso fiducia nel paese, e l’avevano persa perché, tra le altre cose, non si fidavano più del Governo. Una questione di percezione, insomma, che poteva anche essere più o meno corroborata da motivi reali. Una questione di politica. Non è un caso che il paese si sia rimesso in sesto solo con l’arrivo di un Governo successo, ben voluto dai mercati.

L’effetto Brexit. La politica influenza anche il mercato valutario. Come, lo abbiamo visto. E’ utile però illustrare un evento in cui questo impatto si è dimostrato forte e innegabile: la Brexit. Si tratta, a scanso di equivoci, di un fatto politico, anche perché frutto di un referendum che ha rappresentato il culmine di una aspra campagna. Ebbene, non sappiamo quali saranno gli effetti a lungo termine dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Sicuramente, nel breve periodo abbiamo assistito a una drammatica svalutazione della sterlina, soprattutto nei confronti dell’euro.

Una inaspettata crisi in Germania. Il paese di Berlino è apprezzato per la sua stabilità economica e soprattutto politica. E’ l’incarnazione dell’affidabilità, secondo i mercati. Eppure a fine 2017, è accaduto qualcosa di inaspettato: a seguito di elezioni politiche molto particolare, sono emerse incredibili ostacoli nella formazione del Governo. Solo il 12 gennaio si è trovato un accordo, nello specifico tra CDU e SPD (centrodestra e centrosinistra). La situazione appariva così disperata che questa notizia ha generato un impatto sull’euro davvero notevole: la moneta unica si è apprezzata. Questo è un fatto emblematico in quanto offre l’esempio di come un evento politico, per giunta in un contesto tutto sommato “tranquillo” (quello tedesco) possa influire persino l’euro, che è condiviso con altri 16 paesi.

Come la politica influenzerà il Forex nel 2018?

E’ una gran bella domanda. Cercheremo di rispondere illustrano i principali appuntamenti in programma e fornendo più scenari possibili.

Elezioni politiche in Italia. Sicuramente, è l’evento principale. In primo luogo, perché l’Italia è la terza economia dell’euro zona. Secondariamente, perché gli effetti, se le cose (per gli investitori) andranno male saranno… Intensi. E il rischio che le cose vadano storte, almeno stando ai mercati, è molto alto. La questione ruota attorno all’incertezza: l’Italia è un paese tripolare, quindi è di per sé molto difficile che dalle elezioni escano maggioranze solide; soprattutto, uno di questi politi è il Movimento 5 Stelle, che i mercati vedono come una minaccia. Se vince il centrodestra o il centrosinistra, non ci dovrebbero essere sommovimenti. Se vince il Movimento 5 Stelle, ci si può aspettare di tutto, almeno fino a quando gli investitori non abbiano preso le misure. L’ipotesi è di un euro molto ballerino, comunque percorso da un trend discendente molto spiccato.

Elezioni politiche in Russia. Qui le sorprese dovrebbero essere poche. Putin ha deciso di ricandidarsi per un altro mandato, che secondo la costituzione russa dovrebbe essere l’ultimo. Le sue chance di vincere sono ancora una volta altissime, anche perché il paese è saldamente nelle sue mani. Certo, se dalle urne dovesse uscire un risultato clamoroso, o anche un indebolimento di Putin, le reazioni nel mercato valutario potrebbe essere scomposte, e il rublo perdere di valore sulla scorta di una grande incertezza politica.

Elezioni politiche in Venezuela. Una grande incognita. Non tanto per le elezioni in sé, che appaiono scontate (Maduro non ha ancora nemmeno uno sfidante, e controlla comunque il paese dal punto di vista istituzionale) quanto per il caos sociale che potrebbe scaturire. Il Venezuale è scosso da alcune proteste, e queste potrebbero trovare nuovo terreno fertile nella campagna elettorale.

Elezioni politiche in Brasile. Il paese vive qualche difficoltà dal punto di vista economico, le quali potrebbe riverberarsi anche nel resto del mondo. L’incertezza è qui data dalla possibile vittoria dei populisti (proprio come in Italia).

Elezioni politiche in Finlandia, Svezia, Cipro. Qui non si aspettano sorprese. Dovrebbero vincere i candidati “istituzionali”: il conservatore Nicos Anastasiadis a Cipro, il liberale Sauli Väinämö Ministro in Finlandia, Stefan Lofven  in Svezia. Tutti e tre sono attualmente in carica, quindi il mercato accoglierebbe molto bene la loro rielezione. Da questi tre paesi non si aspettano motivi di incertezza o influenze particolare nel mercato valutario.