Gli exchange di criptovalute sono una realtà diffusa. Anzi, rappresentano una delle pochissime soluzioni a disposizione di chi vuole creare un portafoglio di valute virtuali, magari da far fruttare (nel breve, medio e lungo periodo) con operazioni di investimento mirate e finalizzate a generare surplus.

Purtroppo il panorama degli Exchange è molto complesso, e per giunta poco regolamentato. Il risultato è una certa abbondanza di “sedicenti” Exchange, che però si rivelano delle truffe. Un occhio esperto è capace di distinguere le mele marce, ma i principianti, gli aspiranti investitori o semplicemente chi da poco si è affacciato al mondo crypto potrebbero trovare l’operazione alquanto difficile.

Questo articolo cerca di rispondere alle loro esigenze. Elencheremo, infatti, gli elementi che segnalano (certo indirettamente) la presenza di un Exchange truffa.

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Cosa sono gli Exchange e quale rischio comportano

Prima di elencare gli elementi che fanno di un Exchange una vera e propria truffa, e i relativi segnali immediatamente visibili, è necessario spendere qualche parola sul concetto di Exchange. Un concetto che può sembrare di semplice, anzi di automatica comprensione (il significato sta nel nome) ma che in realtà cela dinamiche niente affatto scontate. Lo faremo nel prossimo paragrafo.

In quello ancora successivo, parleremo del rischio connaturato agli Exchange, ovvero il risultato di una dinamica strutturale la quale, almeno per ora, non può essere cancellata, ma che può mettere nei guai gli investitori di criptovalute.

Una definizione di Exchange

Un Exchange è esattamente quello che il nome suggerisce, ovvero una piattaforma dove è possibile scambiare delle criptovalute. E’ possibile porre in essere ordini di acquisto o di vendita, depositare criptovaluta o prelevarla. In genere offrono un ampio ventaglio di valute virtuali dalle quali scegliere, anche se spesso l’offerta si limita a poche decine. Può sembrare tanto, ma rappresenta solo una piccola parte dell’intero panorama delle criptovalute.

In genere è possibile scambiare criptovalute esclusivamente con altre criptovalute, dunque non sono ammessi depositi oppure ordini realizzati in dollari, euro, sterline, yen etc. Ciò significa che ancora prima di iniziare, è necessario possedere delle valute virtuali. Altri Exchange, un po’ più ufficiali, invece consentono di “comprare” criptovalute semplicemente pagandole, dunque a partire da valute normali. In genere queste piattaforme fungono da passaggio preliminare a un’attività di investimento più complessa, tra l’altro hanno un’offerta spesso risicata.

Il problema strutturale degli Exchange

Fin qui, tutto sembrerebbe filare liscio: gli Exchange sono piattaforme utili, che permettono di investire, depositare o creare un wallet di criptovalute. Eppure espongono in ogni caso a un rischio molto grave, per giunta inevitabile. Infatti, il mondo degli Exchange è permeabile alle truffe. E il motivo è semplice, per quanto sconfortante: non c’è regolamentazione. Se i broker possono e devono essere regolamentati, lo stesso non si può dire degli Exchange. Ora, questo è il contesto ideale per una “mela marcia” che voglia entrare di soppiatto nel paniere. Infatti, l’incidenza di truffe non è bassissima. D’altronde, l’assenza di licenza non desta sospetti proprio perché…. Non esiste una licenza per gli Exchange!

Cosa può fare l’utente per difendersi? Semplicemente deve andare a fondo, conoscere i criteri che, se presenti, identificano la piattaforma come truffa e metterli in pratica sempre.

Come riconoscere gli Exchange truffa

Saper riconoscere gli Exchange disonesti, o addirittura le false piattaforme che fanno solo finta di offrire servizi per poi sparire nel nulla è fondamentale. Anzi, rientra tra le competenze che un aspirante investitore di criptovalute deve possedere, se vuole sopravvivere e prosperare in un mercato così complesso.

Di seguito elenchiamo le caratteristiche che, se presenti, identificano un Exchange come una truffa, o che almeno dovrebbero causare nell’utente un forte scetticismo.

Provenienza non chiara

Certo, non esistono licenze per gli Exchange, la regolamentazione è un concetto molto relativo. Ciò non toglie però che queste piattaforme, per prassi, debbano fornire le medesime garanzie “informative” delle piattaforme di trading di qualsiasi altro tipo. Queste garanzie comprendono in genere, riferimenti chiari ed espliciti alla sede operativa e alla società o team che ha sviluppato l’Exchange.

Questi sono elementi fondamentali in quanto la sede offre un punto di riferimento in caso di problematiche di qualsiasi tipo, e in special modo legali, mentre le informazioni sul team di sviluppo offre una specie di referenza, o almeno contribuisce a dare un’idea della qualità del progetto. Dunque, se un Exchange non offre queste informazioni, e non lo fa direttamente nel sito vetrina, allora c’è qualcosa che non va. Fareste meglio a girare alla larga.

La qualità e la quantità dei feedback

Anche i feedback rappresentano un aspetto importante. In verità, rappresentano uno strumento di comprensione fondamentale nel percorso di valutazione di qualsiasi prodotto o servizio di cui si ha una consapevolezza marginale. D’altronde chi meglio dei clienti e degli ex clienti può offrire informazioni realistiche su un qualsiasi prodotto o servizio. Ovviamente, gli Exchange non fanno alcuna eccezione.

Dunque, giudicate un Exchange dai feedback presenti online. Tuttavia, imparate a riconoscere quelli falsi, progettati da chi promuove l’Exchange per ingannare, o a semplici fini di marketing. In genere non è complicato. Per esempio, un feedback è probabilmente falso se non entra nel dettaglio, abbonda di aggettivi generici ma esagerati, risulta troppo… Positivo. Se possibile, contattate persino chi ha rilasciato i feedback per saperne di più.

Poca chiarezza sulle condizioni economiche

Questo è probabilmente il passaggio più importante. D’altronde chi si iscrive a un Exchange lo fa nella speranza di arricchirsi, no? Dunque, studiate attentamente le condizioni economiche, le quali comprendono le commissioni sugli ordini, quelle sui prelievi, sui depositi etc. Ci sono però determinate informazioni economiche che possono aiutare a capire se l’Exchange che si ha di fronte è una truffa oppure no.

Queste informazioni riguardano l’azione del prelievo. Ebbene, se un Exchange non fornisce informazioni precise sulle condizioni di prelievo, e in particolare sui tempi delle transazioni da un portafoglio a un altro, se non cita le commissioni sui prelievi stessi, allora quell’Exchange ha qualcosa da nascondere. Dunque, meglio girare alla larga. Tra parentesi, queste informazioni dovrebbero essere presenti non solo nei termini di utilizzo, ma anche nel sito stesso. Molte piattaforme truffa, infatti, puntano a rendere impossibile o comunque estremamente difficoltoso il prelievo. In breve, si perde completamente il controllo dei propri asset.