Il Forex trading è diventato un fenomeno di massa per tutta una serie di motivi. Certo, a pesare è stata l’adozione di un approccio user-friendly da parte dei broker, come anche una pressione pubblicitaria finalizzata a veicolare il messaggio secondo il quale fare trading equivale a fare soldi. Tuttavia c’è un altro motivo, se possibile molto più profondo: la libertà. Non c’è dubbio: il Forex trading concede alle persone molta più libertà di quanto non facciano i normali rapporti di lavoro. Questo è palese a tutti coloro che hanno intrapreso da poco la carriera del trader. Esiste il rovescio della medaglia anche in questo caso ma il concetto di libertà ricopre ugualmente un ruolo importante.

Un numero sempre maggiore di persone sono attratte, più che dalla possibilità di diventare ricchi senza sforzo e in poco tempo (a cui ormai credono in pochi), dalla possibilità di affrancarsi da un contesto lavorativo che viene reputato soffocante, del tutto privo di stimoli, pieno di contraddizioni e alienante. Tutti attributi, questi, che vengono frequentemente ricondotti al lavoro dipendente ma che caratterizzano, sebbene in misura minore, anche il mondo dell’iniziativa privata o dei liberi professionisti.

Il Forex, in questa speciale prospettiva, è la destinazione ideale per chi vuole svincolarsi. Ecco le quattro libertà di cui un “lavoratore frustato” può godere se fa trading.

Orari. Chi lavora ha degli orari prestabiliti, ai quali si deve attenere, soprattutto se è un lavoratore dipendente. Chi fa Forex, come qualsiasi altro tipo di trading del resto, è molto più libero in tal senso. Decide lui quando operare e con quale intensità farlo. Gode di un’autonomia pressoché totale. Anzi, potrebbe decidere persino di non dedicare del tempo all’investimento speculativo semplicemente utilizzando i robot. Ovviamente, trading automatico a parte, per ottenere dei risultati è necessario spendere del tempo, come minimo nello studio e nell’analisi dei mercati.

Il capo. Il trader non ha capi, non ha superiori a cui deve rendere conto. Questo, da un lato, alleggerisce il carico di stress che sono costretti a sopportare tutti i lavoratori dipendenti e, in alcuni casi, anche i liberi professionisti. In quest’ultimo caso, a fare le veci del “capo”, inteso come quelle figura con il quale ci si deve rapportare e gode di un maggiore potere contrattuale, le fa semplicemente il cliente. Il trader non ha di questi vincoli. Certo, la  mancanza del “boss” viene compensata dalla necessità di prestare attenzione al proprio operato, dal momento che in gioco c’è il capitale.

I colleghi. Il trader “lavora” da solo. Felicemente, verrebbe da dire. I colleghi, infatti, possono rappresentare una scocciatura per il lavoratore. Anche perché non si ha nessun potere su di essi. Se si divide l’ufficio con una persona odiosa, con cui non si va d’accordo, non si può fare altro che portare pazienza. Il trader ha, tra le altre cose, questa libertà: di non relazionarsi con persone che non gli vanno a genio.

L’ufficio. Questo è punto controverso e, anzi, per alcuni concretizza uno svantaggio per altri un vantaggio. La possibilità di non doversi spostare e quindi di operare da casa, al riparo tra le proprie mura domestiche, da un lato rappresenta una grande libertà (oltre che un risparmio di tempo, altrimenti impegnati negli spostamenti). Dall’altro lato, però, può innescare dinamiche alienanti. Questo, però, è un problema che può emergere come non emergere. Dipende dal carattere di ciascuno oltre che dalla sua attitudine al lavoro in team.

Detto questo, è necessario fornire una precisazione. Il Forex trading, come qualsiasi altra forma di investimento speculativo, solo in determinati casi può essere considerato come un surrogato del lavoro. Anche perché queste liberà sono compensate da alcuni limiti oggettivi, come l’incertezza (soprattutto circa le entrate).