Il più grande motivo di preoccupazione, tuttavia, è legata all’instabilità che coinvolge varie regioni e una buona parte degli asset. In questo contesto, un ruolo di primo piano è assunto dal fondo comune di investimento. Con questo termine si indicano quegli istituti di intermediazione finanziaria che delegano ad “altri” la gestione del risparmio. Fanno parte del complesso alveo del risparmio gestito.

In breve, l’investitore affida il suo capitale a una società specializzata nella gestione del denaro, la quale provvede a inserirlo in un fondo e a operare investimenti finalizzati sicuramente alla protezione e in secondo luogo alla crescita. E’ proprio questo uno degli scopi del fondo comune di investimento: aumentare i profitti rispetto a quanto accadrebbe se si praticasse il classico investimento diretto. Ne consegue che una delle funzioni di questo istituto è la riduzione o il controllo del rischio. Il motivo del successo del risparmio gestito sta in una semplice constatazione: gli esperti tendono a ottenere risultati migliori rispetto alla gente comune.

Tipologie di fondo comune di investimento

Esistono varie tipologie di fondo comune di investimento. Una prima distinzione può essere operata in base al criterio della distribuzione dei profitti.

  • Fondi a distribuzione dei proventi. In questo caso, le plusvalenze vengono trasmesse agli investitori secondo regole prestabilite, molto spesso sotto forma di cedola semestrale o annuale.
  • Fondi ad accumulazione dei proventi. In questa fattispecie, i profitti rimangono all’interno del fondo. L’investitore può guadagnare solo vedendo le quote.
  • Un’altra distinzione riguarda le possibilità di interazione tra investitore e fondo.
  • Fondo chiuso. Tale tipologia impone che il rimborso venga effettuato solo in periodi prestabiliti.
  • Fondi aperti. Il patrimonio è variabile. E’ la forma più diffusa al mondo.

I fondi comuni di investimento sono molto efficaci ma hanno un grave difetto, almeno dal punto di vista della  gente comune: hanno un entry level generalmente alto. Ciò vuol dire che per partecipare un investitore deve possedere un capitale molto ingente. Nei casi più estremi siamo nell’ordine dei milioni di euro.

Di seguito, ecco le tipologie più tipiche di fondi.

  • Fondi immobiliari. Sono tra i più diffusi. Il tipo di investimento è prettamente immobiliare. I gestori, quindi, acquistano, vendono e mettono a profitto proprietà immobiliari allo scopo di accrescere i capitali. I fondi immobiliari ricoprono un ruolo di primo piano anche per l’economia in generale e hanno un interesse collettivo. Dal momento che sono in grado di mobilitare immense somme di denaro, possono influire sullo sviluppo del settore, magari stabilizzandolo in caso di shock in corso. Un elemento di difficoltà è l’atteggiamento delle banche nella concessione di finanziamenti, che non segue un approccio univoco.
  • Hedge Fund. Sono i cosiddetti fondi speculativi. Presentano delle caratteristiche peculiari. Innanzitutto hanno entry level è molto alto, da 500.000 a 1.000.000 di euro. Tale forma è quindi preclusa alla gente comune e invece è tipica degli investitori istituzionali. Si praticano, inoltre, strategie borderline come la leva finanziaria, l’arbitraggio, le vendite allo scoperto. Queste ultime sono operazioni in mancanza dei beni e sono finalizzati a proteggere il patrimonio dai rischi del mercato. E’ una strategia che ad alcuni ricorda il gioco d’azzardo poiché il gestore scommette sul fatto che i titoli dopo essere venduti perdano di valore.
  • ETF. Sono fondi indicizzati, quotati sui mercati. In Italia il mercato adibito è l’ETFplus. Hanno una doppia valenza. Possono essere considerati, infatti, sia come titoli azionari che come fondi comuni. E’ uno strumento relativamente recente, che fonde strategie innovative con un approccio solido basato sul contenimento del rischio. Il principale vantaggio degli ETF risiede nei costi minori rispetto ai fondi indicizzati non quotati. Offrono inoltre la possibilità di essere negoziati durante tutta la giornata di contrattazione, proprio alla stregua di un classico titolo azionario.
  • Fondi pensione. Assolvono a un ruolo sociale in quanto consentono agli investitori di maturare il diritto a una pensione complementare. In buona sostanza, la liquidità giunge dalle operazioni di investimento che coinvolgono il fondo. La pensione complementare è ormai diffusa anche in Italia, in virtù di un settore pubblico che ha parzialmente abdicato al suo ruolo dominante.
  • Index found. Sono caratterizzati da una gestione prevalentemente passiva. La strategia consiste dunque nel replicare in maniera piuttosto fedele la performance del mercato, evitando quindi di produrre un risultato extrarendimento. Il vantaggio principale è la sicurezza, dal momento che la gestione si muove in un territorio certo. Si segnalano, tuttavia, anche i costi contenuti, derivanti a loro volta dall’entità minima dei costi di gestione. Le performance vengono replicate tramite il processo di indicizzazione, il quale in genere avviene detenendo in portafoglio tutti i titoli finanziari relativi all’indice stesso. Gli index fund sono insieme agli ETF la soluzione più adatta a fronteggiare le sfide di questo preciso momento storico.