Il Forex (Foreign Exchange Market) è il mercato in cui si scambiano le valute di tutto il mondo attraverso un tasso di cambio, cioè il meccanismo che permette di conoscere il valore di una valuta nei termini di un’altra.

Il Forex coinvolge ogni giorno milioni di investitori di tutto il mondo: dalle banche alle aziende fino ai piccoli risparmiatori. Infatti, qualsiasi transazione economica effettuata da operatori di nazionalità diversa deve necessariamente passare attraverso l’acquisto e la vendita di una valuta. Ad esempio, se un cittadino europeo avrà intenzione di acquistare un prodotto americano dovrà vendere euro e contestualmente acquistare dollari americani per pagarlo.

La capacità del Forex di attirare capitali lo rende il mercato più liquido al mondo, molto più di tutti i mercati azionari americani messi insieme! Infatti, il turnover giornaliero si aggira oggi intorno ai 4.000 miliardi di dollari, anche se le transazioni aumentano ogni giorno di più. C’è da dire che di questa incredibile mole di volumi, il 90% ha mera natura speculativa.

Il Forex è essenzialmente un mercato over-the-counter, cioè non localizzabile con precisione in una determinata piazza finanziaria. Non esiste un mercato regolamentato o una cassa di compensazione (clearing house): le transazioni avvengono direttamente tra due controparti, che sono banche e broker. Questa caratteristica del Forex fa sì che non ci siano prezzi ufficiali.

Tuttavia, tutti possono conoscere l’andamento di un tasso di cambio in ogni istante in quanto le transazioni vengono registrate e comunicate a tutto il mondo grazie ai principali circuiti informativi internazionali, come Reuters e Bloomberg. Sul mercato OTC vengono negoziati lo spot (cioè il cash), i forward (tassi di cambio a termine), gli swap e le opzioni. E’ un mercato dominato dalle grandi banche d’affari, che negoziano per conto proprio o per conto della propria clientela: parliamo di banche del calibro di Deutsche Bank, UBS, Barclays Capital, Royal Bank of Scotland e Citigroup, tanto per citare le principali banche che muovono capitali su questo mercato. Accanto al mercato OTC esiste poi una sorta di mercato parallelo, cioè quello regolamentato, in cui vengono negoziati i futures e le opzioni sulle valute. In questo caso c’è il filtro del mercato attraverso una clearing house, che si occuperà del rispetto degli obblighi contrattuali. Le quotazioni sono ufficiali e non possono differire tra un broker e un altro, come sull’OTC. Inoltre, i contratti sono standardizzati.

Oltre alle banche e i broker-dealer, troviamo altri operatori che sul Forex possono avere interessi che vanno dall’hedging alla speculazione, ma anche obiettivi di natura macroeconomica: banche centrali, aziende, investitori, speculatori.

Le banche centrali hanno il compito di garantire la stabilità di un tasso di cambio allo scopo di limitarne la volatilità, ma anche per perseguire obiettivi specifici di politica monetaria. Ad esempio, nel caso del terremoto in Giappone dell’11 marzo 2011, pochi giorni dopo il sisma, la Bank of Japan (cioè la Banca Centrale giapponese) ha organizzato un intervento a mercati aperti – insieme alle altre principali banche mondiali – per evitare un eccessivo rafforzamento dello yen a seguito di un veloce rimpatrio di capitali da parte di aziende e compagnie assicurative. L’azione concertata delle varie banche centrali, nell’ordine di centinaia e centinaia di miliardi di dollari, ha spinto lo yen al ribasso e convinto gli investitori a vendere la valuta nipponica sulle aspettative di nuovi interventi a mercati aperti. Non sempre, però, un intervento di una banca centrale può essere fruttuoso in relazione ai propri obiettivi. E’ il caso della Swiss National Bank, cioè la Banca Centrale svizzera, che nel corso del 2009 e del 2010 ha tentato più volte di arrestare la formidabile corsa del franco svizzero contro le principali valute mondiali ma senza successo. Alla fine la SNB ha pagato un conto molto salato: decine di miliardi di franchi svizzeri da iscrivere a bilancio tra le perdite di esercizio.

Le imprese multinazionali, etichettate sul Forex anche come “commercials”, sono per natura soggette a transazioni in valuta estera. Queste aziende perseguono obiettivi di copertura (hedging) allo scopo di bloccare un prezzo conveniente per le prossime settimane o mesi e per avere un flusso di capitale facilmente stimabile nei processi di previsione aziendale. L’obiettivo, dunque, è eliminare il rischio di cambio.

Gli investitori sono coloro che fanno richiesta di valuta estera per acquistare titoli stranieri o per effettuare investimenti diretti all’estero (di solito in aziende). Esiste, poi, una categoria di investitori più sofisticata che persegue esclusivamente obiettivi di profitto di breve-medio periodo attraverso operazioni speculative sui tassi di cambio. Si tratta dei cosiddetti large traders, cioè tutti gli investitori istituzionali che gestiscono masse di centinaia di miliardi di dollari per scopi speculativi come gli hedge funds e i proprietary traders. Infine, sempre tra gli investitori, troviamo i piccoli risparmiatori inquadrati come gli small speculators. Si tratta del cosiddetto “parco buoi”, cioè i trader privati che dispongono di poche migliaia (a volte solo centinaia) di euro, quasi sempre in netta difficoltà nella competizione sul mercato con i trader altamente capitalizzati. D’altronde, le statistiche parlano chiaro: il 90% dei piccoli trader perde denaro.

Come fa il resto a guadagnare? Attraverso una formazione di qualità (per dotarsi di una buona tecnica), senso tattico nell’impostazione delle strategie, disciplina nella gestione del rischio e tanta pazienza durante i fisiologici momenti negativi.