L’inflazione ha danneggiato gravemente la timida crescita post-pandemia che si stava avendo in Europa e USA. Il susseguirsi del conflitto nell’est-Europa ha aumentato i prezzi di beni e servizi, causato dai prezzi degli energetici. Inoltre la forte domanda di beni e servizi, contro un’offerta molto bassa si è dato campo libero al fenomeno inflazionistico. Alcuni economisti affermano che il fenomeno sarà transitorio, che diminuirà in futuro, ma l’ipotesi più probabile è che l’aumento dei prezzi farà parte dell’economia per lungo tempo.

L’inflazione si farà sentire nel mercato del lavoro, in cui i lavoratori hanno maggior potere contrattuale e hanno le possibilità di richiedere aumenti salariali. Ciò si traduce in maggiori costi per le aziende. Ma alcuni settori sono ben posizionati nel contesto economico e possono sfruttare questo aumento dei prezzi a loro vantaggio. Il settore dei semiconduttori risulta tra i fortunati. In questo mercato, le aziende possono contare sulle dinamiche della domanda e dell’offerta e dalla buona capacità di trasferire sul consumatore finale gli aumenti di prezzo. Discorso diverso nei mercati tradizionali, come Food&Beverage, articoli per la casa, beni di lusso, in cui la domanda rimane stabile.

L’inflazione Nei Mercati Azionari

Nei mercati azionari l’inflazione gioca un ruolo fondamentale. La considerazione di questo fenomeno nelle valutazioni aziendali porta ad una correzione dei prezzi di mercato nel breve termine, provocando maggiore volatilità sui mercati. Questo avviene in quanto gli operatori vanno a guardare le azioni sui tassi d’interesse delle banche centrali per arginare le conseguenze inflazionistiche.

In situazioni di elevata inflazione, le società che pagano dividendi giocano un ruolo fondamentale. La fine del 2007 e gli inizi del 2010 sono stati caratterizzati da un aumento significativo dei prezzi. In quegli anni le azioni che distribuivano dividendi hanno permesso di preservare i rendimenti azionari anche in situazioni di calo dei mercati azionari causato dai provvedimenti delle banche centrali per contrastare l’inflazione.

Il settore energetico sta beneficiando dell’inflazione elevata, vista che è partita da lì. Investire in questo comparto può risultare un’arma a doppio taglio perché è vero che i rendimenti del settore sono elevati al momento, ma una volta stabilizzato il momento economico, i fatturati e gli utili delle grandi società energetiche cominceranno a diminuire, impattando sulle loro quotazioni di mercato. Un buon compromesso sarebbe investire in società che sfruttano tutt’ora le fonti energetiche tradizionali, ma che spendono somme elevate in ricerca e sviluppo di fonti energetiche alternative.

L’attuale situazione di elevata inflazione richiede una misura attenta delle proprie scelte d’investimento. Prendere decisioni che considerano un arco temporale limitato può solo danneggiare il proprio capitale. I mercati azionari nel lungo periodo hanno sempre dato rendimenti molto soddisfacenti, di molto superiori al tasso inflazionistico.