Stati Uniti e Regno Unito hanno recentemente raggiunto un accordo commerciale di grande rilevanza, il primo siglato dall’amministrazione Trump dopo l’introduzione delle cosiddette “tariffe reciproche”. Tuttavia, nonostante la storica relazione speciale tra i due Paesi, l’accordo non elimina completamente le barriere tariffarie.
Dettagli dell’accordo: settori coinvolti e tariffe applicate
Settore automobilistico: limiti e opportunità
Secondo i termini concordati, il Regno Unito potrà esportare negli Stati Uniti fino a 100.000 veicoli all’anno con una tariffa ridotta del 10%. Superata questa soglia, ogni veicolo aggiuntivo sarà soggetto a una tariffa del 25%. Questa clausola rappresenta un limite significativo per grandi produttori britannici come Jaguar Land Rover (gruppo Tata Motors), che vedranno così limitata la possibilità di espandere ulteriormente la propria quota di mercato negli USA.
D’altra parte, aziende come BMW, che importano componenti auto senza dazi e assemblano direttamente negli Stati Uniti, potrebbero trarre vantaggio da questa situazione.
Acciaio e alluminio: eliminazione delle tariffe precedenti
L’accordo prevede invece condizioni più favorevoli per i produttori britannici di acciaio e alluminio. Questi settori potranno esportare verso gli Stati Uniti senza alcuna tariffa aggiuntiva, eliminando così il precedente dazio del 25% introdotto dall’amministrazione Trump nel febbraio scorso.
Tariffa base del 10% su altri beni
Tutti gli altri prodotti britannici importati negli Stati Uniti continueranno ad essere soggetti a una tariffa minima del 10%. Secondo il presidente Trump, questa rappresenta la tariffa più bassa applicabile ai partner commerciali degli USA e difficilmente verrà eliminata durante il suo secondo mandato.
Implicazioni per futuri accordi commerciali USA
L’accordo con il Regno Unito potrebbe rappresentare un modello per le future negoziazioni commerciali degli Stati Uniti. Secondo Jan Hatzius, capo economista di Goldman Sachs, la tariffa base del 10% sembra destinata a rimanere invariata anche per altri partner commerciali, con poche eccezioni settoriali.
Anche Abiel Reinhart, economista statunitense di JPMorgan, ha sottolineato che è probabile che questa tariffa minima venga mantenuta per gran parte dei beni provenienti da altri Paesi nel corso dell’anno.
Possibili accordi settoriali con altri Paesi
L’approccio adottato con il Regno Unito suggerisce che gli Stati Uniti potrebbero essere disposti a negoziare accordi specifici per determinati settori industriali. Ad esempio, nelle trattative con il Giappone – che rappresenta circa il 12% delle importazioni automobilistiche statunitensi rispetto al 2,5% del Regno Unito – potrebbero emergere concessioni mirate al settore auto giapponese.
Effetti economici dell’accordo: analisi degli esperti
Impatto sul mercato automobilistico britannico
Secondo Rella Suskin, analista equity ed esperta automotive presso Morningstar, la limitazione delle esportazioni agevolate a soli 100.000 veicoli annui impedirà ai produttori britannici di guadagnare quote significative rispetto ai concorrenti europei. Questo potrebbe penalizzare in particolare marchi premium come Jaguar Land Rover.
Conseguenze sull’economia statunitense
Anche l’economia americana potrebbe risentire negativamente della permanenza della tariffa base al 10%. Michael Pearce, vice capo economista USA presso Oxford Economics, ha evidenziato che mantenere una tariffa media a doppia cifra potrebbe ridurre significativamente il reddito reale dei consumatori americani. Di conseguenza, ciò potrebbe portare a un rallentamento della crescita economica nella seconda metà dell’anno.
L’accordo come strumento politico oltre che economico
Andrew Hood, responsabile commercio internazionale dello studio legale europeo Fieldfisher ed ex consigliere del Primo Ministro britannico David Cameron, ha sottolineato che questo accordo appare più orientato a rafforzare la relazione politica tra Stati Uniti e Regno Unito piuttosto che a facilitare realmente gli scambi commerciali tra i due Paesi. Infatti, rispetto ai tradizionali accordi di libero scambio (FTA), questo risulta molto più limitato e focalizzato su specifiche industrie strategiche come automotive, acciaio e alluminio.
In conclusione, sebbene l’accordo rappresenti un passo avanti nelle relazioni commerciali bilaterali tra USA e Regno Unito dopo Brexit, le tariffe residue e le limitazioni quantitative indicano chiaramente che l’era delle barriere doganali introdotte dall’amministrazione Trump è destinata a perdurare ancora a lungo.