Nell’immaginario collettivo esiste una sola tipologia di trader: quello indipendente, che opera per suo conto, che rischia il suo capitale, perfettamente padrone di se stesso. Sorvolando sulla varietà di falsi miti che affliggono questa figura, è necessario fare una precisione: esiste almeno un’altra tipologia di trader, molto trascurata, quasi ignorata ma non per questo meno reale. Stiamo parlando del trader dipendente.

Ne parliamo in questo articolo, operando un confronto con il trader indipendente, individuando i pro e i contro di entrambe le figure. 

Le definizioni di trader indipendente e di trader dipendente

La definizione di trader indipendente è quasi superflua. Chi si interessa di trading conosce bene questa figura. D’altronde, è quella che domina la scena. Ad ogni modo, si definisce trader indipendente l’investitore che opera nei mercati, in genere con intento speculativo, ma che allo stesso tempo non è legato ad alcuna organizzazione o impresa. Il trader indipendente investe con il proprio capitale, incamera tutti i profitti che riesce a generare.

Discorso diverso per il trader dipendente, il cui significato è insito nel suo stesso nome. Si tratta di un investitore che opera per conto di una impresa o di un’organizzazione, solitamente una banca commerciale o di investimenti. E’ un dipendente a tutti gli effetti, è stipendiato. I profitti che genera vanno al “datore di lavoro”, per quanto una parte del suo reddito possa essere vincolata ai risultati.

Conoscere la figura del trader dipendente è importante in quanto rappresenta uno sbocco più che dignitoso per chi, magari da ex professionista indipendente, desidera una maggiore stabilità, dunque è disposto a mettere le sue competenze al servizio di una realtà strutturata.

I pro e i contro di essere trader indipendente

Iniziamo ad analizzare da vicino le due figure parlando del trader indipendente, elencando i vantaggi e gli svantaggi connessi a questa figura.

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Il vantaggio più grande che il trader indipendente può sfruttare è la possibilità di incamerare i profitti integralmente. Tutto ciò che guadagna va a finire nelle sue tasche, tutti i profitti che genera vanno a rimpinguare il suo portafoglio. Insomma, agisce quasi come se fosse un imprenditore, con la differenza che le sue spese di gestione sono pressoché nulle, se si escludono eventuali software per l’automazione o le commissioni da rendere al Broker.

Un altro vantaggio è l’estrema flessibilità. Il trader indipendente non deve rendere conto a nessuno nemmeno sulle modalità con cui svolge l’attività. Può decidere quanto tradare e per quanto tempo. Può scegliere gli strumenti da utilizzare, gli obiettivi verso cui protendere, le strategie da mettere in campo. Anzi, la totale libertà è uno dei motivi di attrazione, forse il più suggestivo, almeno per chi, da profano, si sente imbrigliato in un lavoro da dipendente che non gli regala alcuna soddisfazione.

Certo, ci sono gli svantaggi, che poi rappresentano l’altro lato della medaglia tanto dell’indipendenza quanto della libertà. Nello specifico, indipendenza significa anche responsabilità. Il trader indipendente si assume la responsabilità delle sue azioni nell’accezione più pura del termine. Ovvero, paga per i suoi errori. Dunque – può sembrare scontato ma va evidenziato – rischia del suo, il denaro che perde è denaro suo, magari guadagnato con estrema fatica. 

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Un altro svantaggio può essere l’imbarazzo, o per meglio dire il disagio che scaturisce dalla totale libertà. A suo modo, anche la libertà può essere vincolante. L’esercizio della scelta può generare stress, esercita una pressione non indifferente dal punto di vista emotivo. Per certi versi questa dinamica coinvolge un po’ tutte le attività imprenditoriali, con l’unica differenza che, nel caso del trading online, l’individuo si trova realmente a percorrere un campo che non solo è minato, ma che non offre nemmeno l’ombra di un tracciato chiaro. 

Un altro svantaggio, ma che può coinvolgere secondo modalità estremamente soggettivo, fino a risultare impalpabile ad alcuni trader, è l’alienazione. Il trading può occupare buona parte della giornata, quasi come se fosse un lavoro (anzi, per certi versi lo è). Ora, lavorare “da soli” per tutto questo tempo può determinare sensazioni sgradevoli, un senso di allontanamento difficile da tollerare. Appare quindi fondamentale riuscire a conservare l’elemento sociale, riuscire a staccare quando necessario. Un accorgimento più difficile da prendere di quanto si possa pensare. 

I pro e i contro di essere trader dipendente

Discorso radicalmente diverso per il trader dipendente, anzi quasi opposto. 

Il vantaggio più grande del trader indipendente è la stabilità. Se il trader indipendente rischia del suo, e lo fa ogni giorno, il “dipendente” sa che, grossomodo, se non combina troppi guai, a fine mese riceverà il suo stipendio. Ora, quello della stabilità è un valore tutto sommato soggettivo. Per alcuni è importante, per altri lo è di meno. Dunque, ognuno dà un peso diverso a questo vantaggio. D’altronde, non è un caso che alcuni optino per un’attività imprenditoriale, per la coltivazione di un proprio progetto, e altri mirino al classico “posto fisso”. Dinamiche, queste, dal quale il trading non è affatto esonerato.

Un altro vantaggio è la deresponsabilizzazione. Molto spesso il trader dipendente segue delle linee guide, ed è comunque inquadrato all’interno di una visione imprenditoriale. Inoltre, come già ben specificato, non rischia denaro suo. Dunque, avverte una pressione minore rispetto alla controparte indipendente. Ovviamente, la deresponsabilizzazione non è totale, anche perché dovrà rendere conto dei suoi risultati alla società per la quale lavora. Le conseguenze del suo operato però possono essere più o meno impattanti in base all’approccio della società stessa, che può essere severo o lasco. Insomma, le dinamiche sono le stesse di qualsiasi altro lavoro dipendente, almeno da questo punto di vista. 

Per quanto concerne gli svantaggi, il trader dipendente ne conta almeno due. Il primo riguarda la questione dei guadagni. E’ vero che il trader indipendente quando fallisce un trade ci rimette di tasca propria, ma quando genera un profitto può tenerlo per sé, Il trader dipendente, invece, guadagna non per se stesso ma per la società. Questa dinamica è assolutamente sopportabile quando i profitti sono “normali”, e rientrano nella fisiologia delle sue attività. Quando però i profitti sono più alti del previsto, questa dinamica può generare qualche frustrazione. Va detto che il trader dipendente beneficia comunque dei profitti che egli stessi genera, in quanto nella stragrande maggioranza dei casi la società gli corrisponde una percentuale del profitto stesso. Ma si tratta di una percentuale, appunto, che potrebbe non bastare a placare il rimpianto del trader. 

Un altro svantaggio riguarda le dinamiche relazionali. Il trader dipendente opera all’interno di un contesto, non è solo. La compagnia forzata può galvanizzarlo ma può anche penalizzarlo, se l’ambiente presenta elementi di tossicità, eventualità tutt’altro che rara quando si parla di lavoro dipendente. D’altronde, il difficile rapporto con i colleghi è uno dei motivi per cui molti, a prescindere dalla volontà di fare trading, rifuggono il lavoro dipendente.

Infine, ma si tratta di uno svantaggio soggettivo, la noia. Il lavoro dipendente può risultare noioso, soprattutto a livello di orari. C’è chi odia anche solo l’idea di frequentare un ufficio per otto ore al giorno. E’ una questione di rapporto con la routine, che per alcuni è semplicemente problematica. 

Insomma, tanto il trader dipendente quanto il trader indipendente devono venire  a patti con pro e contro, con dinamiche positive e dinamiche negative. Quale peso dare a ciascuno di esse? E’ la domanda da un milione di dollari. La risposta è sempre soggettiva, e determina la preferenza verso l’una e l’altra figura. Il consiglio, prima di prendere una decisione in merito, è di soppesare questi elementi alla luce delle proprie esigenze e, perché no, della propria indole.