Da lungo tempo, almeno dall’inizio del 2021, si favoleggia circa il tapering della Fed. Si tratta di una misura di politica monetaria importante, che genera un impatto sull’economia reale, sui prezzi e ovviamente sulle quotazioni delle valute. La questione è infatti monitorata soprattutti dai trader dell’euro-dollaro, consapevole dell’impatto che una notizia di questo tipo può generare.

Ecco cosa c’è da sapere sul prossimo, eventuale, tapering della Fed e qualche consiglio per prevedere i movimenti dell’euro dollaro.

Cos’è il tapering

Prima di parlare specificatamente del tapering della Fed è bene fare chiarezza sul concetto di tapering in generale. In buona sostanza, con questo termine si intende la riduzione degli acquisti da parte di una banca centrale.

In condizioni di particolare necessità, ovvero quando l’inflazione è troppo bassa o addirittura di segno negativo, oppure quando l’economia reale boccheggia ed è in recessione, le banche centrali allestiscono piani di acquisto di titoli di Stato e – più raramente – obbligazioni private. E’ il Quantitative Easing.

Così facendo, immettono nel sistema economico denaro a costo zero, il quale secondo meccanismi più o meno complessi giunge agli attori economici. Inoltre, per le dinamiche che regolano la trasmissione monetaria, il flusso di denaro genera un aumento dell’inflazione. 

Il tapering è una misura intermedia, paragonabile a un automobile che, prima di frenare del tutto, rallenta. Il Quantitative Easing continua, ma a un ritmo più blando. Il tapering è pensato per ridurre progressivamente gli acquisti, fino a giungere allo zero.

Si inaugura quando le condizioni economiche rendono superfluo in Quantitative Easing, ovvero quando ha esaurito il suo computo. Può essere inaugurato anche quando i rischi di Quantitative Easing corposo e prolungato superano i benefici.

Le intenzioni della Fed

La Fed ha intenzione di ridurre il Quantitative Easing, dunque a breve (ottobre 2021) inaugurerà il tapering. La notizia è praticamente certa, in quanto tali intenzioni sono emerse dai verbali della riunione di politica monetaria del 21 e 22 settembre, resi pubblici il 13 di ottobre.

Non è una decisione che sorprende, anche perché i segnali c’erano tutti. Il più luminoso riguarda proprio l’inflazione. L’ultimo Quantitative Easing era stato allestito non per regolare l’inflazione ma per far fronte alla crisi scatenata dall’epidemia di coronavirus. Si attendevano conseguenze nocive sui prezzi, ma non fino a questo punto. L’inflazione, infatti, sta diventando un problema grosso negli Stati Uniti. Basti citare gli ultimi dati. A settembre, l’inflazione è aumentata dello 0,4% su base mensile, contro un consensus dello 0,3%, e addirittura del 5,4%. 

Inoltre, l’economia degli Stati Uniti si sta riprendendo abbastanza bene. I dati più positivi giungono proprio dal mercato del lavoro. Ad agosto il tasso di disoccupazione è sceso dal 5,2% al 4,8%. La tendenza è chiara, se si considera che a luglio era ancora al 5,9%.

Gli effetti sull’euro dollaro

Quali saranno gli effetti del tapering sull’euro dollaro? Di base, se la politica monetaria americana si fa più restrittiva, il dollaro dovrebbe rivalutarsi e il cambio scendere. Attualmente, a metà ottobre 2021, il cambio si attesta sull’1,16. E’ troppo presto per pensare alla parità, ovviamente, ma anche al raggiungimento dell’1,10, che rappresenta comunque una soglia psicologica non da poco.

Tuttavia, non è detto che assisteremo a una discesa dell’euro-dollaro. I motivi sono due.

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In primo luogo, il tapering della Fed non giunge certo a sorpresa, sicché è possibile che gli investitori abbiano già scontato l’evento. In effetti, se si guarda un banale grafico il dubbio è legittimo. Il cambio è già da qualche mese in discesa. Basti pensare che a giugno stazionava ancora sopra 1,20.

In secondo luogo, anche la BCE potrebbe inaugurare una fase restrittiva. E’ improbabile che i tassi di riferimento vengano innalzati nel breve termine, ma un tapering targato BCE è possibile. Anche perché storicamente la Banca Centrale Europea è restia ai Quantitative Easing (principalmente per le resistenze di alcuni paesi nordici). 

In questo scenario, la spinta rialzista del dollaro verrebbe contrastata dalla spinta rialzista dell’euro, e sarebbe difficile immaginare un euro dollaro al ribasso. In quel caso, potrebbero risultare decisive le performance delle economie reali.

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Per adesso, stanno andando “a braccetto”, o quasi, ma gli ultimi anni ci hanno riservato delle sorprese. Se è vero che le politiche monetarie di Fed e BCE tendono all’allineamento, non è lo stesso per le politiche fiscali. Senza contare i differenti quadri epidemiologici, principali ostacoli alla ripresa, e la tenuta sociale, messa a dura prova da una uscita dalla pandemia più difficoltosa del prevista, proprio dal punto di vista della coesione.

Forse si spiega con tutti questi fattori di incertezza la relativa calma del cambio. Certo, la discesa è sensibile, ma non è così sensibile come ci si aspetterebbe da un mercato che sta scontando il tapering. In ogni caso, tutti gli elementi dovrebbero fare il suo corso entro pochi mesi, dal momento che tanto le banche centrali quanto i governi sono chiamati a prendere posizione, ad assumersi dei rischi. Anche le politiche fiscali, e in particolare quelle di tipo sussidiario, potrebbero andare verso un inasprimento.