Le politiche macroeconomiche esercitano un impatto notevole sul Forex Trading. Un impatto che gli investitori non possono permettersi di ignorare. Il rischio è di brancolare nel buio, di conferire casualità alla propria azione di trading, di perdere il controllo dei propri investimenti.

Vale dunque la pena approfondire la questione e descrivere nel dettaglio l’impatto delle politiche macroeconomiche nel mondo del Forex. Lo faremo in questa guida, che si concluderà con qualche consiglio utile per difendersi dagli eventi macroeconomici e, laddove sia possibile, sfruttarli a proprio favore.

Perchè si può parlare di “impatto”

Si può parlare di impatto, e per giunta di impatto pesante, per almeno due motivi.

In primo luogo, l’elemento fondante del Forex, ovvero le valute, non agiscono in un contesto a sé stante, non sono per loro natura dei semplici asset di investimento. Sono gli strumenti attraverso cui gli attori economici operano, mediante la quale le attività economica acquisiscono consistenza e sostanza. Insomma, non giacciono in scompartimenti stagni, al riparo da influenze esterne.

In secondo luogo, le valute sono in parte eterodirette. Ovvero, vengono gestite da enti specifici, che sono chiamati a intervenire proprio quando si verificano squilibri circa il loro valore, squilibri che possono dare vita a fenomeni potenzialmente devastanti come l’elevata inflazione e l’elevata deflazione. Ovviamente, stiamo parlando delle banche centrali. E sono proprio loro a elaborare – o a influenzare – buona parte di ciò che è comunemente noto come “politica macroeconomica”.

Giunti a questo punto, vale la pena fornire la definizione di politica macroeconomica.

Si definisce politica macroeconomica un’azione intrapresa da istituti di livello superiore, come per l’appunto le banche centrali (e i governi nazionali) al fine di incidere sulle attività economiche a livello aggregato.

E’ politica macroeconomica, e nello specifico monetaria, l’aumento o la riduzione dei tassi di interesse, in quanto determina indirettamente la quantità di denaro che, attraverso il passaggio da banche centrali a banche commerciali, giunge nell’economia reale.

E’ politica macroeconomica, e nello specifico fiscale, l’aumento o la riduzione delle tasse, in quanto determinano l’entità degli investimenti privati e la capacità di spesa degli attori economici (aziende, famiglie, individui etc.).

Politiche macroeconomiche e Forex

Qui di seguito analizziamo l’impatto delle principali tipologie di politica macroeconomica. Parleremo delle politiche monetarie, delle politiche fiscali e delle politiche in maniera diretta o indiretta determinano la bilancia dei pagamenti. Infine, andremo un po’ oltre, illustrando l’impatto delle performance dell’economia reale.

L’impatto delle politiche monetarie

Le politiche monetarie esercitano un enorme impatto sul Forex e in particolare sulle quotazioni delle coppie di valute. La verità è che le azioni delle banche centrali determinano il valore di una moneta, o almeno aspirano a farlo.

Nello specifico, quando i tassi di interesse vengono aumentati, la valuta tende a rafforzarsi. Quando i tassi di interesse vengono abbassati, la valuta tende a indebolirsi. Stesso discorso rispettivamente per l’intensificazione dei programmi di Quantitative Easing (o anche solo dell’acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario) e il loro alleggerimento, quando non addirittura la loro sospensione.

Il verbo “tendere” è d’uopo. Come ovvio, il ritocco dei tassi di interesse o dei programmi di Quantitative Easing è solo uno dei fattori che influenzano il valore delle valute, per quanto molto impattante.

L’impatto delle politiche fiscali

Le politiche fiscali comprendono, come abbiamo spiegato qualche paragrafo fa, l’aumento o la riduzione delle tasse. Tuttavia, comprendono anche gli investimenti pubblici. Ad ogni modo, il risultato non cambia.

Quando un governo adopera un approccio “leggero” dal punto di vista fiscale, l’economia tende a crescere e la valuta a rafforzarsi. Di contro, quando un governo adopera approcci “stringenti” (es. politiche di austerity), l’economia tende a contrarsi e la valuta a indebolirsi.

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Il motivo di queste dinamiche, di questo legame tra economia reale e valute, risiede in un semplice fatto: la valuta è espressione della forza del contesto economico in cui opera. Al netto delle eccezioni, che pure ci sono, a valute forti corrispondono paesi forti, a valute deboli corrispondono paesi deboli.

La bilancia dei pagamenti

La bilancia dei pagamenti è la differenza tra il valore delle esportazioni e il valore delle importazioni. E’ un parametro fondamentale, che incide sul valore delle valute, ovviamente rispetto alle altre.

In buona sostanza, quando la bilancia è positiva o tende a crescere, la domanda di valuta aumenta e e lo stesso si può dire del suo valore. Se la bilancia è negativa tende a diminuire, la domanda di valuta diminuisce e lo stesso si può dire del suo valore.

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Le performance del sistema economico

Vale la pena parlare del rapporto tra forza delle valute e salute del sistema economico. Un rapporto molto stretto in quanto, come abbiamo detto, la valuta è espressione di una economia. Qui riportiamo i principali indicatori da tenere d’occhio.

  • PIL. E’ il parametro economico per eccellenza. Il Prodotto Interno Lordo, con tutti i suoi limiti, riassume la crescita di un’economia.
  • Produzione industriale. Ancora oggi, in pieno XXI secolo, a incidere sulle sorti di un’economia è la produzione industriale, la performance del settore secondario.
  • Tasso di disoccupazione. Anche il mercato del lavoro è dirimente delle condizioni di una economia, anche perché incide sui consumi e quindi sui profitti delle imprese.
  • Inflazione. Parametro fondamentale, che determina la stabilità di una economia. Paesi con inflazione galoppante sono in genere giudicati deboli e instabili.
  • Indicatori di fiducia. Il riferimento è in particolar modo ai vari PMI (Purchasing Manager Index), che rilevano la fiducia degli operatori e quindi forniscono evidenze sulle prospettive future.

Come difendersi dalle politiche macroeconomiche

Insomma, sono numerosi i fenomeni “macro” che un trader del Forex è chiamato a monitorare e in qualche modo a gestire. Una missione che può apparire complessa, ma che non può essere disattesa. Il rischio è di agire in maniera passiva, subendo i cambiamenti e gli eventi, investendo “a casaccio”.

Vale dunque fornire qualche indicazione di massima.

  • Praticare una buona analisi fondamentale. L’analisi fondamentale è lo studio degli eventi esterni che possono impattare sul mercato. Dunque, comprende lo studio delle politiche macroeconomico, la riflessione sul loro impatto sulle valute etc. Pone le basi per elaborare una previsione sulle decisioni in campo macroeconomico. Ovviamente prevedere con assoluta precisione alcunché, quando si parla di trading, è impossibile. Tuttavia, l’elaborazione di vari scenari permette di porre in essere dei piani di intervento efficaci.
  • Monitorare il calendario economico. Il calendario economico è lo strumento più utile per chi vuole “difendersi” dalle dinamiche macroeconomiche. Infatti, riporta gli eventi più importanti, che comprendono spesso gli incontri dove vengono comunicati dati dell’economia reale ma ancora più spesso gli incontri dove vengono comunicati le decisioni. Per esempio, le conferenze stampa delle banche centrali che servono ad annunciare i tassi. Non di rado, ad esse seguono dei movimenti importanti sui mercati.
  • Inasprire le attività di gestione del rischio (se necessario). Quando il periodo è incerto e le politiche macroeconomiche si susseguono, cambiano e sembrano eludere una direzione precisa, il trader, piuttosto che uscire dal mercato, potrebbe inasprire le attività di gestione del rischio, ovvero riservare alle perdite un margine ancora più ristretto, operare con un approccio ancora più conservativo. Si tratta di aggiornare le proprie attività a un aumento del rischio, in attesa di tempi migliori.
  • Elaborare strategie di copertura. Si può pensare anche a qualche strategia di copertura, che comunque fa parte, per quanto latu senso, della più ampia categoria della “gestione del rischio”. Il riferimento è ad alcuni approcci specifici, come lo spread trading (che però se fatto in maniera improvvisata può determinare una riduzione dei guadagni); ma anche ad alcuni approcci più audaci, come quelli che sfruttano gli strumenti derivati per poter vendere prima di comprare.