Sembra scontato che stia per scoppiare una nuova, devastante crisi economica. Una crisi dal taglio nuovo, causata da un fattore esterno e imprevedibile. Una crisi che potrebbe colpire trasversalmente tutti i paesi. Una crisi che potrebbe far sembrare uno scherzo quella del 2008, ma per contrastarla stanno per essere messi in campo strumenti monetari fiscali e inediti.

Cosa ne sarà delle valute? Per comprenderlo è necessario conoscere come, in media e solitamente, si comportano le valute durante una crisi economica. Ne parliamo in questo articolo, dove forniremo strumenti per comprendere il legame tra crisi e valute, dunque tra crisi e Forex.

Capire una crisi

Prima di tutto, è necessario capire perché le valute sono influenzate dai periodi di crisi. Che lo siano, non c’è dubbio, è sufficiente guardare un qualsiasi grafico a lungo termine. Ma… Perché? La domanda ha varie risposte, alcune tecniche. Tuttavia, qui ne citiamo solo due.

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  • La valuta è espressione della forza di un paese. Nell’immaginario collettivo, ma anche nei fatti, un paese forte ha una valuta forte, un paese debole ha una valuta debole. Forza e debolezza si intendono, ovviamente, da un punto di vista economico.
  • Le valute sono il motore dell’economia. Questa è una definizione forse grossolana ma niente affatto impropria. E’ ovvio: la trasmissione degli asset dipende in maniera esclusiva dalle vicende delle varie divise nazionali, e in fondo anche viceversa. Non è un caso che anche le valute siano oggetto della legge della domanda e dell’offerta.

Detto questo, il primo passo per capire come si comporteranno determinate valute in caso di crisi economica, è necessario capire la tipologia di crisi economica.

Esatto, le crisi possono essere di svariati tipi. Quelli più diffuse sono:

  • Le crisi lato domanda. La crisi è innescata da problemi riguardanti la domanda. Ciò accade quando, per esempio, il sistema bancario versa in difficoltà, i meccanismi di trasmissione del credito vanno in sofferenza e le imprese non riescono a ottenere la liquidità di cui hanno bisogno. Si tagliano posti di lavoro e si riduce il potere di acquisto a tutti i livelli. In genere, si produce deflazione: i beni ci sono, vengono prodotti, ma non possono essere acquistati con facilità. La crisi del 2008 è un esempio lampante di questa tipologia.
  • Le crisi lato offerta. La crisi è innescata da problemi riguardanti la produzione. La domanda non subisce scossoni, ma risulta difficile soddisfarla. Ciò accade, per esempio, quando l’estrazione e la lavorazione delle materie prime subisce dei rallentamenti (es. la crisi petrolifera degli anni 70). Tale crisi produce inflazione: i beni scarseggiano, dunque il loro prezzo si alza.

Le mosse delle banche centrali

In questo articolo analizziamo il rapporto tra crisi e valute prendendo in considerazione la tipologia di crisi più diffusa, quella lato domanda. Anche perché abbiamo un ampio ventaglio di casistiche a riguardo, non ultima la crisi del 2008.

Il passo più importante per comprendere il complesso rapporto tra crisi e valute consiste nell’analisi del comportamento delle banche centrale. Sono le banche centrali a gestire i meccanismi di trasmissione monetaria. Molto banalmente, sono questi enti a “regolare i rubinetti del denaro”. Possono allentare la stretta, e fare scorrere più denaro nel sistema, abbassando i tassi di interesse o addirittura acquistando i titoli di debito dei rispettivi stati (Quantitative Easing). Possono aumentare la stretta, magari dopo un periodo di allentamento, alzando i tassi o riducendo/interrompendo gli acquisti.

Come abbiamo anticipato a inizio articolo, le valute non sono immuni alla legge della domanda e dell’offerta, ma in qualche modo la seguono.

Allo stesso modo, una politica monetaria espansiva (abbassamento dei tassi di interesse, Quantitative Easing) aumenta l’offerta di moneta, e quindi in qualche modo la svaluta.

Di contro, una politica monetaria restrittiva (aumento dei tassi di interesse, riduzione degli acquisti o sospensione) contrae l’offerta di moneta, e quindi ne causa una rivalutazione.

Le performance delle economie reali

Ovviamente, occorre analizzare le economie reali. Come abbiamo già detto, le valute sono l’espressione della forza economica dei rispettivi paesi. Le vicissitudini delle economie nazionali, dunque, impattano in maniera profonda sui rapporti tra le valute, rafforzandone alcune e indebolendone altre.

Un’economia che reagisce meglio e prima delle altre, vedrà la sua moneta aumentare di valore. Di contro, un’economia che reagisce male e fa fatica a riprendersi, vedrà la sua moneta subire una svalutazione.

Cosa analizzare nello specifico? I dati più importanti sono quelli che riguardano la produzione, dunque la produzione industriale, il PIL, gli indici PMI. Importantissimi sono anche i dati del mercato del lavoro, con esplicito riferimento al tasso di disoccupazione, da correlare sempre alla variazione degli occupati.

La fase acuta della crisi

Qualche parola va spesa per spiegare il comportamento delle valute nelle fasi acute delle crisi. Ebbene, in questo caso, le valute si comportano spesso come qualsiasi altro asset. Ovvero, sono estremamente volatili, e seguono più che robusti market tecnici, le dichiarazioni di questo o quel decisore. Ciò accade anche quando la crisi ha un punto di svolta, quando accade qualcosa di imprevisto.

Lo si è visto, per esempio, durante la crisi dei titoli di Stato, quando sembrava che il debito italiano (e non solo) fosse andato fuori controllo.  In quel frangente, è bastata una frase di Draghi per calmare gli animi e incidere pesantemente sul mercato e sulla salute dell’euro (il celebre “Whatever it takes”).

Lo si è visto anche in occasione di questa crisi, che è ovviamente ancora nella sua fase acuta, acutissima. Le parole della Lagarde che, finalmente, annunciava supporto ai debito nazionali attraverso un Quantitative Easing corposo, hanno inciso profondamente sull’euro-dollaro (come su tantissimi altri asset).

Un consiglio su come cogliere i segnali

Come avrete già intuito, i segnali possono essere contrastanti. Cosa accade se per esempio un’economia reagisce male alla crisi ed entra in una spirale deflazionistica (segnale rialzista) ma la rispettiva banca centrale apre i cordoni della borsa emettendo un Quantitative Easing corposo e azzerando i tassi (segnale ribassista)? La domanda vale anche per le situazioni uguali e contrarie.

In genere, il ruolo dei fattori fin qui elencati operano in un gioco di forze e di spinte. Una forza prevale sull’altra, una spinta prevale sulla spinta opposta. Ecco, quindi, che per intuire in anticipo il movimento delle valute in caso di crisi, è bene non limitarsi alla sola lettura dei dati, ma anche alla loro interpretazione e contestualizzazione.