L’analisi tecnica è una pratica fondamentale, se lo scopo è fare trading con cognizione di causa, ovvero comprendendo il mercato nella sua interezza e, per quanto possibile, prevedendo i prezzi futuri. Sono numerosi gli strumenti di analisi tecnica capaci di garantire, se utilizzati con accortezza, una panoramica completa del mercato e fungere da orientamento per i trader.

Uno degli errori che molti principianti commettono, però, è utilizzare questi strumenti “da soli”, senza combinarli uno con l’altro. Una cattiva abitudine, forse dettata da scarsa esperienza, ma che può esercitare un impatto devastante sulle speranze di profitto.

In questo articolo affrontiamo la questione, fornendo qualche consiglio per combinare tre degli elementi principali di ogni analisi tecnica che si rispetti: i supporti, le resistenze e gli indicatori.

L’importanza dell’analisi tecnica

Abbiamo fatto cenno all’analisi tecnica nell’introduzione definendola senza mezzi termini fondamentale. E in effetti lo è. Senza analisi tecnica, il trading diventa una scommessa, e si fa portatore di una degenerazione, ovvero dell’approccio del giocatore d’azzardo. Proprio questo approccio, che a volte i principianti più sprovveduti adottano, rappresenta la strada più breve e purtroppo efficace per perdere il proprio capitale. Analisi tecnica vuol dire studio del mercato al fine di comprenderlo, ma anche per trarre segnali da impiegare come fonte di orientamento per la pratica di investimento.

L’analisi tecnica non è scienza assoluta. Non dà garanzie granitiche, anche qualora venisse praticata in maniera perfetta. Non è una questione di certezze ma di probabilità. Siamo infatti nel campo della statistica, come dimostra tra le altre cose la struttura della maggior parte degli strumenti che consentono di praticare l’analisi tecnica.

L’analisi tecnica si basa su pochi ma saldi principi. In primis, che tutto quanto vi è di importante ai fini del trading è scontato dai prezzi. Un modo, questo, per affermare che lo “studio dei prezzi” e quindi molto banalmente del grafico, è sufficiente per tradare. Il secondo principio cardine è che la “storia si ripete”, ovvero che a determinati stimoli, è probabile che il mercato reagisca allo stesso modo. Da qui l’approccio utilizzato storicamente per realizzare gli indicatori, che appunto generano segnali a partire da una schematizzazione. Insomma, quando si fa analisi tecnica, guardare al passato vuol dire riuscire a comprendere anzitempo il futuro.

Certo, non tutti i trader considerano l’analisi tecnica come una disciplina autosufficiente, in omaggio totale al primo principio. Anzi, è diffusa la pratica dell’analisi fondamentale, che è un altro metodo di comprensione del mercato e di ricezione dei segnali. A essere oggetto di studio è l’ambiente esterno al trading, tutti gli eventi che, sempre secondo una modellizzazione di tipo statistico, impattano sui prezzi. L’ideale è utilizzarle entrambe, magari a controprova, assegnando tanto all’analisi tecnica quanto all’analisi fondamentale lo stesso grado di dignità.

In questo articolo, però, ci limitiamo a parlare dell’analisi tecnica, e in particolare della combinazione di alcuni strumenti specifici, ovvero delle resistenze, dei supporti e degli indicatori di volume. Combinare, in questo caso, vuol dire aumentare le probabilità di giungere a profitto, proprio partendo da una più esatta comprensione del mercato e dalla ricezione di segnali affidabili.

Supporti e resistenze: cosa sono e come si usano

Supporti e resistenze sono ben conosciuti dai trader. Sono strumenti che rispondono a un’esigenza quasi innata degli investitori, ovvero capire dove si può spingere nel bene e nel male un asset. Sono anche strumenti di analisi tecnica a tutti gli effetti, che possono essere responsabili di ricezione di segnali più o meno affidabili. Il loro utilizzo, tra l’altro, non è nemmeno complicato, a tal punto che rappresentano il pane quotidiano non solo per gli esperti ma anche per i principianti.

Ovviamente non siamo di fronte a strumenti perfetti, dall’efficacia assicurata, anche perché questa qualifica non può essere attribuita a niente che riguardi il trading. Tuttavia, esistono delle tecniche che consentono di ridurre il margine di errore, pur complicando (e non poco) il percorso di analisi.

Prima di lanciarci in consigli a riguardo è necessario rispondere alla domanda: cosa sono i supporti e le resistenze? Ebbene, sono “semplicemente” dei livelli di prezzo. Ovvero dei livelli di prezzo che una volta raggiunti causano un rallentamento o un blocco da parte dell’asset, almeno nella maggior parte dei casi. Se per esempio un asset raggiunge un livello di prezzo identificabile come un supporto, l’asset tendere a rimbalzare. Ovviamente, è possibile che un asset ignori il livello di prezzo in questione o lo oltrepassi, ma anche in questo caso siamo di fronte a un evento significativo, che va utilizzato per trarre un segnale.

Nello specifico, il supporto agisce da blocco o punto di raccolta in caso di trend discendente, mentre la resistenza agisce da blocco o punto di raccolta in caso di trend ascendente.

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Come è possibile utilizzare i supporti e le resistenze ai fini del trading? Il principio di base è abbastanza intuitivo: si analizzano le eventuali interazioni tra questi livelli di prezzo e l’asset. I segnali più importanti che è possibile trarre dai supporti e dalle resistenze sono due: segnali di continuazione e segnali di inversione.

I segnali di continuazione suggeriscono che il trend è probabilmente destinato a proseguire la sua corsa, e anzi a rafforzarsi, nel breve termine almeno. I segnali di inversione suggeriscono invece che il mercato è pronto al capovolgimento di fronte, ovvero al passaggio da trend discendente a trend ascendente, o da trend ascendente a trend discendente.

Dunque…

Si ottiene un segnale di continuazione quando l’asset in trend ascendente raggiunge un supporto e lo supera, oppure quando l’asset in trend discendente fa lo stesso con la resistenza.

Di contro si ottiene un segnale di inversione quando l’asset in trend ascendente raggiunge sì il supporto, a poi ritraccia più o meno vistosamente; oppure quando l’asset in trend discendente compie il medesimo movimento (ma speculare) con la resistenza.

L’impiego massiccio di supporti e resistenze pone in essere due ordini di problemi. Il primo riguarda la sua individuazione. In effetti, non esiste un solo supporto e una sola resistenza, ne esistono di innumerevoli. Innanzitutto perché possono essere rintracciati secondo vari e complessi metodi. Secondariamente, perché esistono tanti supporti e resistenze quanto sono gli orizzonti temporali da adottare. Facciamo un esempio: supporti e resistenze possono essere rintracciati individuando i minimi e i massimi. I minimi diventano supporti e i massimi diventano resistenze. Tuttavia, esistono svariati massimi e minimi: giornalieri, settimanali, mensili etc.

Un altro problema legato all’impiego di supporti e resistenze è che… Da soli non bastano. Offrono informazioni che per quanto affidabili, si rivelano spesso e volentieri parziali. E’ la tesi che abbiamo introdotto all’inizio: utilizzare gli strumenti di analisi tecnica come se fossero autosufficienti è una cattiva idea, proprio perché autosufficienti non lo sono affatto. Ecco, dunque, che occorre integrare l’utilizzo comunque fondamentale di supporti e resistenze con altri strumenti, che possa in qualche modo risolvere le lacune di cui soffrono a livello strutturale. Nulla di particolarmente complicato, solo laborioso. C’è da specificare, poi, che nemmeno in questo modo è possibile ottenere garanzie assoluto, anche perché questo concetto non fa parte del trading.

I limiti di supporti e resistenze

Il limite principale di supporti e resistenze è che, in fin dei conti, non dicono nulla, ma assolutamente nulla circa un elemento che incide pesantemente sul mercato, e che può essere impiegato per prevedere i movimenti degli asset – come minimo – nel breve periodo: i volumi. Ovvero, la quantità di traffico generato dall’asset in un dato momento. Grazie a questi elementi è possibile individuare i momenti di indecisione del mercato, in genere prodromo di inversione di tendenza anche abbastanza marcate.

Per questo motivo,  i supporti e le resistenze per quanto ben individuate (coerentemente con il proprio orizzonte temporale) non potranno mai essere affidabili al cento per cento.

Combinare supporti e resistenze e indicatori: qualche esempio

Come risolvere questo problema? Ne abbiamo fatto cenno nei paragrafi precedenti. E’ sufficiente abbinare l’analisi di supporti e resistenze all’analisi svolte mediante altri indicatori. Nello specifico, indicatori che abbiano il proprio “core business” proprio nei volumi. Tra questi spicca l’RSI, il Relative Strength Index, indicatore molto utilizzati dai principianti come dagli esperti.

L’RSI restituisce dei valori a partire dall’analisi dei volumi. I valori fanno a 1 a 100. Quando l’RSI restituisce valori al di sotto del 30 siamo di fronte a una situazione di ipervenduto, quando l’RSI restituisce valori al di sopra del 70, siamo di fronte a una situazione di ipercomprato.

Ora, sia l’ipercomprato che l’ipervenduto indicano un mercato in “esaurimento” e quindi suggeriscono una inversione del trend.

Cosa c’entra questo con i supporti e le resistenze? Semplice: un segnale di inversione raccolto attraverso un supporto, è veramente valido solo se accompagnato da un segnale di ipervenduto raccolto tramite RSI. Allo stesso modo, un segnale di inversione raccolto attraverso una resistenza è più affidabile se accompagnato da un segnale di ipercomprato raccolto sempre tramite RSI.