Ci siamo. Dopo tante voci di corridoio, dopo molte dichiarazioni inattese giunte come un fulmine a ciel sereno, è pronta la prima criptovaluta di Stato, ovviamente targata Cina. E’ stato già ribattezzato yuan digitale, nome scelto tutt’altro che casuale, sebbene ufficialmente il suo nome sia CBDC, acronimo di Central Bank Digital Currency, anch’esso in grado di dire molto sul progetto.

In questo articolo facciamo il punto della situazione. Daremo contezza del reale stato di avanzamento del progetto, e dalla distanza che lo separa almeno idealmente da una fruizione pubblica e condivisa. Ovviamente, descriveremo lo yuan digitale, fornendo informazioni dettagliate sul suo funzionamento e sulle tecnologie a cui si appoggia. Infine, faremo una riflessione sul mondo delle criptovalute, e in particolar modo sull’impatto per l’intero comparto e per le altre valute digitali, presenti e future.

Un progetto coltivato da tempo

Di una criptovaluto di stato cinese, di uno yuan digitale appunto, si parla da molti anni. All’inizio sembrava una boutade, una voce di corridoio e nulla più, pensata e diffusa solo per creare sorpresa e suggestionare gli appassionati del mondo crypto. Circa un anno fa, però, il progetto ha cominciato ad acquisire una dimensione reale, anche perché si sono susseguite dichiarazioni in merito da parte di figure istituzionali, in particolar modo quelle legate all’amministrazione finanziaria.

Adesso, a quanto pare, il progetto è diventato realtà. Nel 2020 partirà un test su quattro città, anche se si sta pensando di far rientrare nel campione persino Pechino. Secondo alcuni analisti, nel 2021 lo CBDC dovrebbe essere uno strumento diffuso, alla portata di tutti. Una notizia non da poco, se si pensa che solo un anno fa era tutto molto fumoso e i dettagli scarseggiavano. Soprattutto, se si considera che la Cina, di base, è sempre stata avversa alle criptovalute quali Bitcoin ed Ethereum, arrivano persino a limitarne drasticamente il trading sul suolo nazionale.

Le finalità

Ma perché la Cina dovrebbe impegnarsi nello sviluppo di una criptovaluta? Eppure non si può negare che un impegno ai massimi livelli ci sia stato. Il nome ufficiale, Central Bank Digital Currency, non lascia adito a dubbi: lo sviluppo si è svolto sotto il patrocinio della banca centrale cinese, e sarà proprio questa istituzione a gestirlo.

Ebbene, sono numerosi i motivi dietro a questa scelta. Senz’altro, il tutto rientra nella visione del nuovo corso della Cina, che si vuole porre come leader mondiale dell’innovazione. Se poi consideriamo che le criptovalute, o meglio le tecnologie e le possibilità ad esse collegate, rappresentano la nuova frontiera dell’innovazione, tutto quadra.

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In mezzo, però, potrebbe anche esserci un tentativo di svincolarsi al predominio americano per ciò che concerne i pagamenti internazionali. Anche su questo non c’è dubbio: lo yuan digitale sarà una valuta internazionale.

Le ragioni dell’accelerazione

Anche considerando queste due grandi motivazioni, stupisce la rapidità con cui lo yuan digitale è stato messo a punto. Anche perché non sarà semplicemente la prima criptovaluta statale, ma anche la prima criptovaluta creata da una istituzione o da una impresa che non appartiene al circuito crypto. Dunque, perché questa fretta, se di fretta si può parlare?

Certamente, dietro a questa rapidità c’è la volontà di arrivare per primi, obiettivo compromesso dall’apparente accelerazione di Libra, la crypto targata Facebook, che comunque sta incontrando alcune difficoltà. Un altro motivo potrebbe essere la necessità di offrire un sistema di pagamento alternativa e molto più rapido al tessuto produttivo, messo in ginocchio dall’emergenza sanitaria e dalla crisi. Risvolti e dinamiche, queste, che tratteremo in uno dei paragrafi successivi.

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Come funzionerà lo yuan digitale

Ma come funzionerà lo yuan digitale? A quale tecnologia si appoggerà. Va detto che il riferimento principale è comunque la blockchain, che ad oggi rimane il sistema più comodo per garantire una certa sicurezza. Tuttavia, non ci sarà alcun mining: l’offerta verrà decisa esclusivamente dalla banca centrale cinese, che farà per lo yuan digitale quello che fa da sempre per lo yuan normale.

Molto singolare, però, è il modo in cui è stata pensata l’esperienza dell’utente, incardinata sui valori dell’immediatezza, come il ruolo che avranno le banche commerciali. Ne parliamo nei paragrafi che seguono.

Il punto di vista dell’utente

Dal punto di vista dell’utente tutto dovrebbe apparire semplice, immediato e conseguente. L’utente scarica l’app sul suo cellulare. Questa app verrà collegata a una carta bancaria, un po’ come accade con Paypal. E… Tutto qui. A questo punto l’utente può tranquillamente comprare yuan digitali dalla sua banca, o meglio convertire yuan normali con yuan digitali, e acquistare beni e servizi online e offline. Tutto molto semplice.

Un’altra caratteristica importante è la possibilità di eseguire transazioni senza connessione internet: sarà sufficiente avvicinare due cellulari. E’ facile intuire i risvolti per l’acquisto al dettaglio offline, che risulterà quindi straordinariamente agevolato.

Il tutto, sia chiaro, è in fase beta. A breve partirà il test su alcune importanti città: Shenzhen, Suzhou, Chengdu, Xiongan. Molto importante il test su Xiongan, che è uno dei più importanti poli cinesi dell’innovazione, e che già adesso appare come una smart city. E’ probabile che l’uso sarà massivo proprio in questa città, che quindi rappresenterà per lo yuan digitale un formidabile banco di prova.

Il meccanismo dietro lo yuan digitale

Se l’esperienza per l’utente sembra progettata per risultare immediata, e alla portata di tutti, ciò non implica l’assenza di svariati livelli di complessità. Che in effetti ci sono, e riguardano soprattutto i passaggi precedente della filiera, ovvero i meccanismi di trasmissione. Se la trasmissione del denaro è complicata quando riguarda le valute normali, rodate da secoli di utilizzo, figuriamoci per una valuta che nuova lo è in tutti i sensi: perché di recente invenzione e perché basata su una tecnologia quasi inedita.

Ebbene, da questo punto di vista, le istituzioni cinesi hanno adottato un approccio prudenziale. I meccanismi di trasmissione dello yuan digitale assomigliano a quelli dello yuan tradizionale. Infatti la valuta passerà dalla banca centrale alle banche commerciali, e dalle banche commerciali agli utenti, secondo il meccanismo che abbiamo descritto qualche paragrafo fa (download dell’app, collegamento con un conto bancario etc.). Il tutto, ovviamente, sarà vincolato alle evidenze raccolte dalla stessa banca centrale e dagli obiettivi che si porrà.

Le differenze con il Bitcoin e le altre criptovalute

A questo punto, risultano evidenti e lapalissiane le differenze tra Bitcoin e yuan digitale. Citiamo il Bitcoin solo per menzionare una criptovaluta “classica”, ma il ragionamento può valere anche in un confronto con tutte le altre. La verità è che lo yuan digitale è una cosa nuova, che ha in comune con le (a questo punto tradizionali!) valute virtuali solo il nome di categoria e la tecnologia della blockchain. Ma ecco un recap delle peculiarità dello yuan digitale.

  • Lo yuan digitale è un vero strumento di pagamento. E’ stato pensato esattamente per questo, per garantire la possibilità di acquistare beni e servizi. A 12 anni dalla nascita del concetto di criptovaluta, finalmente ne nascerà una in grado di rendere onore alla parola “valuta”. Discorso diverso per le altre crypto, che contemplano l’utilizzo quale mezzo di pagamento solo in via eccezionale.
  • Lo yuan digitale non è uno strumento di investimento. Va da sè che se lo yuan serve “per comprare” non può essere uno strumento di speculazione. Anche perché l’idea è di conferirle una certa stabilità perpetua. Sia chiaro, alcune oscillazioni si verificheranno, soprattutto nei confronti delle valute estere, ma niente che possa scatenare le speculazioni tipiche del Bitcoin o anche solo favorire un ambiente di trading degno di questo nome.
  • Lo yuan digitale non è decentralizzato. E’ questa la differenza più importante, che cambia radicalmente le carte in tavola. Criptovaluta, fin qui, è sempre stato sinonimo di decentralizzazione e indipendenza, valori che sono stati portati in palmo di mano dagli sviluppatori di crypto. Lo yuan digitale, invece, propone un paradigma diverso, che si fregia del supporto attivo della banca centrale cinese. Insomma, centralizzazione ai massimi livelli. Questo legame dovrebbe garantire stabilità, così come la garantisce per le valute normali.

Riflessioni sullo Yuan digitale

Lo yuan digitale ha messo, sta mettendo e metterà tantissima carne al fuoco. La sua comparsa è a tutti gli effetti un evento epocale, almeno dal punto di vista monetario. E’ probabile che molte cose cambieranno, sicuramente per il mondo crypto, anche se molti credono che i cambiamenti si estenderanno anche al mondo dei pagamenti e finanche alla geopolitica. Insomma, gli equilibri potrebbero essere stravolti, e a più livelli.

Una svolta per il microcredito

I cambiamenti più importanti riguarderanno la Cina. D’altronde, lo yuan digitale è stato realizzato in primis per i cinesi. Il riferimento, in questo caso, è alle conseguenze che questo ambizioso progetto sortirà per il sistema del credito. Tradizionalmente, in Cina come nel resto del mondo, la trasmissione del credito è compromessa dai costi di transazione e dalla burocrazia.

Tuttavia, con una valuta digitale che si fregia di una certa velocità e agilità, le cose potrebbero cambiare. Ecco, quindi, che si affaccia una ipotesi di crescita del microcredito basato proprio sullo yuan digitale. In questa prospettiva, le cinghie di trasmissione ben oliate tipiche della Cina (che prima ancora di essere una dittatura è uno Stato ben centralizzato) dovrebbe offrire un certo contributo. Una conseguenza non da poco, se si considera che una crescita del microcredito è esattamente quello che serve adesso, in una fase di ripresa dalla crisi del coronavirus, che ha avuto sì conseguenze sanitaria ma anche economiche.

L’aumento della quota cinese dei pagamenti internazionali

Questa conseguenza non piacerà ad alcuni, soprattutto agli americani. La nascita e soprattutto la diffusione dello yuan digitale potrebbe stravolgere gli equilibri del mondo dei pagamenti internazionali. Attualmente, il 40% dei pagamenti internazionali avviene su circuiti americani, e solo il 2% avviene su circuiti cinesi. Una quota irrisoria, se si pensa al peso economico di Pechino.

Ebbene, lo yuan digitale è nato anche con questo scopo: offrire alla Cina l’opportunità di ribaltare i rapporti di forza. Se lo yuan digitale si rivelerà effettivamente solido, stabile e facile da usare, perché non dovrebbe essere utilizzato anche in Occidente o nel resto del mondo?

Un nuovo modo di intendere le criptovalute

Per finire, una piccola riflessione sul mondo delle criptovalute. Fin qui, la nascita di criptovalute su criptovalute, non aveva generato grosse rivoluzioni: i principi, i valori e le caratteristiche di base non sono mai cambiati granché. Ma lo yuan digitale promette di essere veramente una cosa diversa. E’ ovvio: se questo progetto riscuoterà successo, inciderà sull’immaginario collettivo, rendendo di colpo “vecchi” e obsolete le criptovalute attuali.

Contestualmente, altri stati potrebbero seguire l’esempio della Cina, come minimo per non lasciare il mercato in mani “estere”. Insomma, gli analisti, gli investitori e i semplici appassionati di tecnologia farebbero meglio ad attendersi grandi cambiamenti.