La situazione economica dell’Eurozona nel 2025

Mentre il Regno Unito continua a dominare i titoli dei giornali finanziari, l’area euro sta attraversando una fase di trasformazione significativa sotto la guida della BCE. Con un tasso d’interesse al 2% rispetto al 4% britannico, la Cancelliera Rachel Reeves potrebbe guardare con invidia ai rendimenti obbligazionari più bassi dell’Eurozona. Lo stesso vale per il differenziale inflazionistico: 2,2% contro il 3,8% del Regno Unito. Ma ciò che sta emergendo con maggiore interesse sono i segnali di un possibile cambio di rotta per l’economia europea.

I dati PMI mostrano segnali incoraggianti

Secondo l’indice HCOB PMI, il settore dei servizi ha registrato un’espansione solida a ottobre. L’incremento di nuovi ordini ha raggiunto livelli non visti da maggio dell’anno precedente, con le aziende di servizi che hanno aumentato il personale rispetto al mese precedente, alimentando speranze di crescita sostenibile. Tuttavia, le parole della Presidente BCE Christine Lagarde durante l’ultima conferenza stampa hanno rivelato una prospettiva interessante. Quando le è stato chiesto se fosse soddisfatta della situazione economica, ha risposto che con una crescita dello 0,2% nel terzo trimestre – leggermente superiore alle aspettative del consensus – non c’era molto di cui lamentarsi. Una dichiarazione che, definendo “buona” una crescita trimestrale dello 0,2%, risulta piuttosto rivelatrice delle aspettative ridotte per l’area euro.

La Germania torna protagonista della crescita

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Il settore manifatturiero mostra segni di stabilizzazione

Secondo i dati preliminari dell’Ufficio Federale di Statistica tedesco (Destatis), la produzione reale nel settore manifatturiero è aumentata dell’1,3% a settembre 2025 rispetto ad agosto, dopo gli aggiustamenti stagionali e di calendario. Un dato che merita attenzione, anche se su base annua la produzione rimane inferiore dell’1,0% rispetto a settembre 2024. Gli ordini nel settore manifatturiero hanno registrato un incremento dell’1,1% a settembre 2025 rispetto al mese precedente, confermando la tendenza positiva evidenziata dall’indice HCOB PMI. L’indice PMI manifatturiero tedesco è salito a 49,6 da 49,5 di settembre, rimanendo appena sotto la soglia critica di 50,0 che separa espansione da contrazione.

Il settore dei servizi guida la ripresa tedesca

Il vero motore della crescita a ottobre è stato il settore dei servizi in Germania. L’indice è balzato a 54,6, un incremento di oltre tre punti, compensando ampiamente il declino registrato in Francia. Questo miglioramento riflette gli sforzi delle imprese tedesche di modernizzare le infrastrutture IT e integrare l’intelligenza artificiale nelle loro operazioni. Tuttavia, è importante contestualizzare questi dati: l’indice di produzione, fissato a 100 nel 2021, si attesta ora a 90,6. Questo rappresenta una vera e propria deindustrializzazione del settore manifatturiero tedesco, un tema che continua a caratterizzare l’economia della prima potenza europea.

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Il paradosso francese: dati ufficiali contro indicatori PMI

La Francia presenta un quadro contraddittorio che solleva interrogativi sulla qualità dei dati economici. I dati ufficiali indicano una crescita del PIL dello 0,5% nel terzo trimestre, ma gli indici PMI raccontano una storia completamente diversa.

Tensioni politiche e impatto economico

Le tensioni politiche stanno frenando la propensione alla spesa dei consumatori francesi. L’indice HCOB Composite PMI ha registrato il quattordicesimo mese consecutivo senza crescita per l’economia privata francese. La stabilità politica e l’approvazione del bilancio 2026 sarebbero passi fondamentali per invertire questa tendenza. La discrepanza tra i dati ufficiali e gli indicatori PMI viene attribuita alle esportazioni aerospaziali e alla crescita delle scorte, elementi che sembrano ricorrere frequentemente nelle statistiche francesi come fattori di aggiustamento. Questo solleva dubbi sulla sostenibilità della crescita riportata.

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Il resto dell’Eurozona accelera

Escludendo Germania e Francia, gli indici PMI compositi per il resto dell’Eurozona mostrano la crescita più forte degli ultimi due anni e mezzo. La Spagna continua a registrare performance solide, mentre altri paesi membri stanno contribuendo a una ripresa più ampia e diffusa. Questo allargamento della base di crescita rappresenta un segnale positivo per la sostenibilità della ripresa economica dell’area euro, riducendo la dipendenza dalle performance delle due maggiori economie.

La BCE cambia strategia: dal QT al QN

Il ritorno agli acquisti di titoli

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Isabel Schnabel, membro del Comitato Esecutivo della BCE, ha recentemente discusso un cambiamento significativo nella politica monetaria. Dopo il lancio delle operazioni di rifinanziamento a lungo termine strutturali, la BCE inizierà a costruire un nuovo portafoglio titoli strutturale. Questo rappresenta un’inversione rispetto alla normalizzazione quantitativa (QN, precedentemente nota come QT – Quantitative Tightening). La BCE sta seguendo la Federal Reserve americana in questa manovra, anche se inizialmente aveva negato qualsiasi cambiamento di rotta.

Focus su titoli a breve scadenza

La Schnabel ha indicato che la neutralità della politica monetaria, la necessità di mantenere spazio di manovra e considerazioni relative alla solidità finanziaria guideranno la scelta della scadenza degli asset che la BCE acquisterà. Questi fattori suggeriscono un orientamento verso asset a scadenza più breve. Tuttavia, resta da vedere se nel corso del tempo questa preferenza per le scadenze brevi non si trasformi gradualmente in acquisti di titoli a lungo termine, come è accaduto in passati programmi di acquisto.

Il contante resiste nell’era digitale

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Un dato interessante emerso dal discorso della Schnabel riguarda la circolazione di contante. Nel 2006, la valuta in circolazione ammontava a circa 630 miliardi di euro. Oggi si attesta intorno a 1.600 miliardi di euro, con una domanda di banconote cresciuta costantemente nel tempo. Questo dato smentisce le previsioni di economisti come Kenneth Rogoff sulla scomparsa del contante, dimostrando che nonostante la digitalizzazione dei pagamenti, la domanda di valuta fisica rimane robusta nell’Eurozona.

Prospettive per l’economia europea

I dati attuali suggeriscono che l’Eurozona sta attraversando una fase di stabilizzazione dopo anni difficili. La Germania, dopo circa tre anni di stagnazione, mostra finalmente segnali di ripresa guidati dal settore dei servizi. Il settore manifatturiero ha smesso di contrarsi, anche se rimane lontano dai livelli pre-crisi. La vera sfida sarà mantenere questo momentum nei prossimi mesi. La Francia necessita di stabilità politica per sbloccare il proprio potenziale di crescita, mentre la Germania deve dimostrare che il miglioramento nel settore dei servizi può compensare la debolezza strutturale del manifatturiero. La BCE, dal canto suo, sta preparando il terreno per un nuovo ciclo di supporto monetario, mascherato da “portafoglio strutturale” ma sostanzialmente simile ai precedenti programmi di acquisto di asset. Questo suggerisce che le autorità monetarie europee rimangono preoccupate per la fragilità della ripresa e sono pronte a intervenire se necessario. La domanda rimane: stiamo assistendo a una vera ripresa dell’economia europea o a un’altra falsa alba destinata a svanire nei prossimi trimestri? I dati dei prossimi mesi saranno cruciali per rispondere a questo interrogativo.