La Banca d’Inghilterra conferma i tassi d’interesse con margine ridotto

La Bank of England ha deciso giovedì di mantenere invariati i tassi d’interesse con un voto più stretto del previsto, adottando un approccio prudente in vista del Budget autunnale del governo previsto per novembre 2025. La decisione ha evidenziato divisioni significative all’interno del comitato di politica monetaria dell’istituto centrale britannico.

Dettagli della votazione del MPC

Il comitato di politica monetaria della BOE, composto da nove membri, ha visto cinque membri votare per mantenere il tasso d’interesse chiave al 4%, mentre quattro hanno optato per un taglio di 25 punti base. Questo risultato ha sorpreso gli analisti, che secondo un sondaggio Reuters si aspettavano una divisione 6-3 a favore del mantenimento dei tassi. La votazione ristretta riflette le crescenti pressioni all’interno della banca centrale per allentare la politica monetaria, pur mantenendo un approccio cauto di fronte alle incertezze economiche e fiscali.

Inflazione e prospettive economiche nel Regno Unito

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Nella dichiarazione ufficiale, la Bank of England ha sottolineato che il tasso d’inflazione, attestatosi al 3,8% a settembre 2025, ha probabilmente raggiunto il picco e che è in corso una tendenza disinflazionistica. Questo processo è “sostenuto dalla posizione ancora restrittiva della politica monetaria”, ha affermato l’istituto.

Fattori che guidano la disinflazione

La banca centrale ha evidenziato diversi elementi chiave che stanno contribuendo al rallentamento dell’inflazione: – Rallentamento della crescita salariale: i dati mostrano un’attenuazione delle pressioni sui salari – Moderazione dell’inflazione dei servizi: i prezzi nel settore terziario stanno crescendo a ritmi più contenuti – Crescita economica contenuta: l’economia britannica sta registrando un’espansione modesta – Allentamento del mercato del lavoro: si sta accumulando capacità inutilizzata nel mercato occupazionale

Le prospettive sui futuri tagli dei tassi

La BOE ha chiarito che eventuali riduzioni future dei tassi “dipenderanno dall’evoluzione delle prospettive inflazionistiche”. L’istituto ha aggiunto che “se i progressi sulla disinflazione continueranno, il Bank Rate probabilmente seguirà un percorso graduale di discesa”. Victoria Clarke, chief economist per il Regno Unito presso Santander CIB, ha commentato: “Penso che questa sia una vittoria delle colombe”. Clarke ha sottolineato che il governatore della BOE Andrew Bailey ha chiaramente espresso il desiderio di attendere ulteriori dati prima di procedere con tagli, evidenziando il valore di aspettare fino a dicembre 2025.

Reazione dei mercati finanziari

I mercati hanno reagito alla decisione con movimenti contenuti. I rendimenti dei titoli di stato britannici sono scesi su tutta la curva, con il rendimento del gilt decennale benchmark in calo di quasi 3 punti base. La sterlina britannica ha ridotto i guadagni precedenti, scambiando in rialzo dello 0,18% contro il dollaro statunitense.

L’impatto del Budget autunnale sulle decisioni monetarie

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L’incontro di giovedì rappresenta l’ultima riunione della BOE prima del Budget autunnale previsto per fine novembre 2025. Gli economisti avevano anticipato che, sebbene fosse più probabile un mantenimento dei tassi, nulla poteva essere dato per scontato. Dean Turner, chief economist per l’eurozona e il Regno Unito presso UBS Global Wealth Management, aveva dichiarato che questa era “una delle decisioni più difficili da prevedere degli ultimi tempi”. Turner ha sottolineato che la questione non è se la banca centrale taglierà i tassi, ma quando lo farà.

Le attese per il Budget di Rachel Reeves

Si prevede ampiamente che la Cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves annuncerà aumenti fiscali per colmare un deficit stimato tra 20 e 50 miliardi di sterline (circa 23-58 miliardi di euro). Questo buco nero fiscale deriva da previsioni di minore produttività, costi del servizio del debito e inversioni di rotta sui tagli alla spesa sociale. Reeves ha già indicato chiaramente che sono in arrivo aumenti delle tasse, con l’imposta sul reddito considerata come una delle opzioni principali per incrementare le entrate. Tali misure fiscali agirebbero probabilmente come ulteriore freno all’inflazione, riducendo la domanda dei consumatori.

Scenario per i prossimi mesi

Esiste un consenso generale tra gli analisti sul fatto che i membri del comitato di politica monetaria potrebbero ridurre i tassi già a dicembre 2025, con ulteriori tagli previsti nel corso dell’anno in risposta al raffreddamento atteso dell’inflazione e all’ammorbidimento dei dati sul mercato del lavoro.

Condizioni per futuri tagli

Secondo Oxford Economics, la maggior parte dei membri del MPC è più preoccupata delle implicazioni di tagliare i tassi troppo rapidamente piuttosto che troppo lentamente. La BOE vorrà vedere evidenze di sorprese al ribasso sostenute nei dati e un rallentamento della crescita salariale verso ritmi compatibili con l’obiettivo d’inflazione prima di votare nuovamente per un taglio. Allan Monks, chief economist per il Regno Unito presso JP Morgan, ha evidenziato che ulteriori sorprese negative nei dati sull’inflazione e sul mercato del lavoro determineranno la tempistica del prossimo taglio. Un aumento del tasso di disoccupazione al 4,9% a settembre potrebbe essere significativo, insieme a ulteriori guadagni sequenziali contenuti nell’inflazione core dei servizi e nei salari privati.

Proiezioni per il 2026

Andrew Wishart, economista presso Berenberg, ha delineato uno scenario in cui, se le misure del Budget includessero un aumento dell’imposta sul reddito, si aggiungerebbe pressione sui redditi reali delle famiglie già colpite dall’alta inflazione e dal rallentamento della crescita salariale. Questo peserebbe sulla domanda e faciliterebbe un ulteriore allentamento dell’inflazione. In tale contesto, Wishart prevede che la Bank of England potrebbe tagliare i tassi d’interesse di 25 punti base almeno due volte nel 2025, portandoli al 3,50%. Un inasprimento fiscale anticipato aprirebbe la porta a un terzo taglio nel 2026, fino al 3,25%, offrendo maggiore spazio di manovra alla politica monetaria britannica.