Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha recentemente annunciato l’introduzione di una tariffa doganale del 100% sui film prodotti all’estero, con l’obiettivo dichiarato di sostenere e rilanciare l’industria cinematografica americana, che definisce in crisi profonda.
Le motivazioni dietro la decisione di Trump
Secondo quanto dichiarato dal presidente Trump sulla piattaforma Truth Social, la produzione cinematografica statunitense starebbe subendo un declino accelerato a causa degli incentivi fiscali e finanziari offerti da altri paesi per attrarre produzioni internazionali. Trump ha definito questa situazione una “minaccia alla sicurezza nazionale”, sottolineando come i film rappresentino anche strumenti di comunicazione e propaganda.
“Vogliamo che i film tornino ad essere prodotti in America”, ha affermato Trump, aggiungendo che le agenzie governative competenti, tra cui il Dipartimento del Commercio, sono state incaricate di avviare immediatamente il processo per applicare queste nuove tariffe.
Incertezza sulle modalità di applicazione dei dazi
Nonostante l’annuncio ufficiale, né il presidente Trump né il Segretario al Commercio Howard Lutnick hanno fornito dettagli precisi sulle modalità operative della nuova tariffa. Rimangono infatti aperti diversi interrogativi:
- I dazi riguarderanno anche i contenuti distribuiti tramite piattaforme streaming come Netflix o Amazon Prime?
- Saranno calcolati sulla base dei costi di produzione o sugli incassi al botteghino?
Al momento, la Motion Picture Association (MPA), associazione che rappresenta i principali studi cinematografici americani, non ha rilasciato commenti ufficiali.
La fuga delle produzioni cinematografiche dagli Stati Uniti
Negli ultimi anni, molte produzioni cinematografiche e televisive hanno lasciato Hollywood per trasferirsi in paesi come Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda. Questi paesi offrono infatti generosi incentivi fiscali e rimborsi economici che rendono più conveniente girare film e serie TV all’estero.
Secondo Ampere Analysis, nel 2025 la spesa globale per la produzione di contenuti audiovisivi raggiungerà circa 248 miliardi di dollari. Attualmente, tutte le principali società media americane – tra cui Walt Disney, Netflix e Universal Pictures – realizzano regolarmente produzioni fuori dagli Stati Uniti.
L’impatto economico sul territorio californiano
Dati recenti forniti da FilmLA mostrano che negli ultimi dieci anni la produzione cinematografica e televisiva nella città di Los Angeles è diminuita quasi del 40%. Nel solo 2023, circa metà della spesa effettuata dai produttori statunitensi per progetti con budget superiori ai 40 milioni di dollari è stata destinata a location estere.
Un sondaggio condotto dalla società ProdPro rivela inoltre che la California è scesa al sesto posto tra le destinazioni preferite dai produttori cinematografici per i prossimi due anni. Le prime posizioni sono occupate da Toronto (Canada), Regno Unito, Vancouver (Canada), Europa Centrale e Australia.
Pressioni sul governo californiano per aumentare gli incentivi fiscali
I produttori hollywoodiani e i sindacati del settore stanno esercitando pressioni sul governatore della California Gavin Newsom affinché aumenti gli incentivi fiscali locali. L’obiettivo è quello di rendere nuovamente competitiva la California rispetto alle altre destinazioni internazionali.
Reazioni internazionali e possibili conseguenze economiche
L’annuncio dei nuovi dazi ha già suscitato reazioni preoccupate da parte dei governi australiano e neozelandese. Entrambi i paesi hanno dichiarato che difenderanno con forza le proprie industrie locali. Ricordiamo infatti che importanti produzioni come i film Marvel sono stati girati in Australia, mentre la Nuova Zelanda è stata celebre scenario della trilogia de “Il Signore degli Anelli”.
I rischi legati a possibili ritorsioni commerciali
L’ex funzionario del Dipartimento del Commercio William Reinsch, oggi senior fellow presso il Center for Strategic and International Studies (CSIS), ha espresso forti preoccupazioni riguardo alle possibili ritorsioni commerciali derivanti dall’introduzione dei nuovi dazi:
“Eventuali misure di rappresaglia potrebbero avere effetti devastanti sull’intera industria cinematografica americana. Abbiamo molto più da perdere che da guadagnare.”
Reinsch ha inoltre sottolineato come sia difficile giustificare questa misura facendo leva su motivazioni legate alla sicurezza nazionale o a situazioni emergenziali.
L’impegno delle star hollywoodiane nominate da Trump
A gennaio scorso, Trump aveva nominato tre celebri attori – Jon Voight, Sylvester Stallone e Mel Gibson – con l’incarico specifico di rilanciare Hollywood “più grande, migliore e più forte che mai”. Tuttavia, non è ancora chiaro quale ruolo concreto avranno queste personalità nella gestione della crisi attuale o nell’applicazione pratica delle nuove tariffe doganali.