L’Unione Europea resta in sospeso mentre Washington temporeggia

L’Unione Europea si trova in una situazione di stallo mentre l’incertezza continua a dominare i negoziati per un accordo commerciale con gli Stati Uniti. L’obiettivo iniziale prevedeva la definizione di un framework entro il 9 luglio, data in cui sarebbe dovuta scadere la moratoria temporanea concessa dal presidente Donald Trump sui dazi “reciproci”. Nonostante Bruxelles stesse ancora lavorando secondo questa tempistica all’inizio della settimana, la scadenza è ormai passata senza che i partner commerciali abbiano raggiunto un’intesa.

Trump annuncia possibili sviluppi imminenti

Il presidente americano ha suggerito martedì che un accordo quadro potrebbe comunque essere stabilito entro questa settimana. “Probabilmente mancano due giorni all’invio di una lettera. Stiamo parlando con loro”, ha dichiarato Trump, lasciando intendere che l’invio di una comunicazione formale significherebbe il raggiungimento di un’intesa o una decisione definitiva sui dazi. Lunedì, Trump aveva annunciato sui social media l’invio di lettere a 14 paesi con le nuove aliquote tariffarie. Mercoledì ha poi rivelato che almeno altri sette paesi hanno ricevuto comunicazioni sui dazi punitivi, annunciando contemporaneamente una tariffa del 50% sul Brasile, in parte come ritorsione per il processo in corso contro l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro per il suo presunto ruolo nel tentativo di rovesciare i risultati elettorali del 2022.

L’UE ancora in attesa della lettera americana

Finora, l’Unione Europea non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da Washington, rimanendo in una posizione di incertezza mentre altri partner commerciali hanno già ricevuto le loro notifiche tariffarie.

Cambio di tono nelle relazioni transatlantiche

Trump ha segnalato un miglioramento nella comunicazione tra UE e USA durante un incontro di gabinetto alla Casa Bianca mercoledì: “Ci hanno trattato molto male fino a poco tempo fa, ora ci stanno trattando molto bene. È come un mondo diverso. Erano tra i più difficili con cui trattare”. Questo rappresenta un significativo cambio di tono per Trump, che ha spesso criticato la relazione commerciale tra Washington e Bruxelles, definendola ingiusta e sbilanciata. Secondo il Consiglio Europeo, gli scambi commerciali tra UE e USA hanno raggiunto un valore di circa 1,68 trilioni di euro nel 2024, considerando sia beni che servizi. L’UE ha registrato un surplus nel commercio di beni ma un deficit nei servizi, portando il surplus commerciale complessivo a circa 50 miliardi di euro lo scorso anno.

Offerte concrete sul tavolo secondo il Segretario al Commercio USA

Howard Lutnick, Segretario al Commercio americano, ha suggerito che un accordo sia già in fase avanzata di negoziazione. “L’Unione Europea, a suo merito, ha ora fatto offerte significative e reali, il che significa che abbasseremo le nostre barriere, apriremo i nostri mercati agli agricoltori, allevatori e pescatori americani”, ha dichiarato a CNBC martedì. “Il presidente ha questi accordi sulla sua scrivania e sta valutando come procedere”, ha aggiunto Lutnick, suggerendo che le decisioni finali siano imminenti.

Le aspettative per i dazi: dal 50% al 10%

Gli analisti prevedono che l’UE accetterà probabilmente una tariffa base del 10%, con la speranza di negoziare alcune esenzioni o raggiungere accordi specifici per determinati settori. Questo sarebbe nettamente inferiore al 50% di dazi che Trump aveva precedentemente minacciato.

La risposta cauta di Bruxelles

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha mantenuto un approccio prudente mercoledì davanti al Parlamento Europeo: “Restiamo fedeli ai nostri principi, difendiamo i nostri interessi, continuiamo a lavorare in buona fede e ci prepariamo per tutti gli scenari”.

Chi paga realmente il conto dei dazi?

Peter Chase, senior fellow presso il German Marshall Fund, ha sollevato una questione cruciale parlando a CNBC mercoledì: il vero problema non è se un dazio del 10% sia accettabile per l’Europa, ma per gli Stati Uniti. “È l’importatore che paga la tariffa, non l’esportatore”, ha spiegato Chase. “Se gli europei hanno una tariffa del 10% e la Corea del 25%, allora un’azienda americana pagherà di più per lo stesso prodotto dalla Corea rispetto a quello europeo”. Le imprese europee “gestiranno la situazione”, ha concluso Chase, “ma sarà il consumatore americano a pagarne il prezzo finale”. Questa dinamica economica potrebbe influenzare significativamente le decisioni finali dell’amministrazione Trump sui dazi, considerando l’impatto diretto sui prezzi al consumo negli Stati Uniti.