La proposta di Trump per rivoluzionare la rendicontazione finanziaria americana

Il presidente Donald Trump ha rilanciato lunedì la sua battaglia per trasformare radicalmente il sistema di rendicontazione finanziaria delle società americane. Attraverso un post su Truth Social, Trump ha esortato la Securities and Exchange Commission (SEC) a eliminare l’obbligo di pubblicazione dei risultati trimestrali, proponendo invece un sistema di reportistica semestrale. “Questo permetterà di risparmiare denaro e consentirà ai manager di concentrarsi sulla gestione appropriata delle loro aziende”, ha scritto Trump nel suo post, sottolineando che qualsiasi modifica sarebbe comunque soggetta all’approvazione della SEC.

Il confronto con il modello cinese di gestione aziendale

Nel suo messaggio, Trump ha evidenziato una differenza fondamentale tra l’approccio occidentale e quello asiatico alla gestione aziendale: “Avete mai sentito dire che la Cina ha una visione di 50-100 anni nella gestione di un’azienda, mentre noi gestiamo le nostre società su base trimestrale? Non va bene!” Questa osservazione riflette un dibattito di lungo corso nel mondo finanziario americano sulla pressione esercitata dai risultati trimestrali sulle decisioni strategiche delle aziende.

L’attuale sistema di reporting e le implicazioni di un cambiamento

Attualmente, la SEC richiede alle società quotate di pubblicare i propri bilanci ogni 90 giorni. Un passaggio alla rendicontazione semestrale rappresenterebbe una trasformazione epocale nei requisiti di disclosure, allineando gli Stati Uniti a paesi come il Regno Unito e diverse nazioni dell’Unione Europea.

I potenziali benefici secondo i sostenitori

Chi supporta questa proposta sostiene che una riduzione della frequenza dei report finanziari potrebbe: – Incoraggiare le aziende a focalizzarsi su obiettivi di lungo termine – Ridurre la pressione per risultati immediati – Permettere una pianificazione strategica più efficace

Le preoccupazioni degli investitori

D’altra parte, molti operatori di mercato temono che attendere sei mesi per ottenere informazioni finanziarie aggiornate possa: – Ridurre la trasparenza del mercato – Aumentare la volatilità nei prezzi delle azioni – Rendere più difficile la valutazione tempestiva delle performance aziendali

Un tema ricorrente nell’agenda Trump

Non è la prima volta che Trump affronta questa questione. Durante il suo primo mandato presidenziale, aveva già chiesto alla SEC di valutare l’eliminazione dei requisiti di reporting trimestrale per le società quotate. La SEC non ha ancora risposto alla richiesta di commento di Reuters sulla nuova proposta.

L’impatto sui mercati finanziari americani

Non è del tutto chiaro se una riduzione dei requisiti di reporting possa effettivamente generare risparmi significativi per le aziende. Tuttavia, una tale mossa potrebbe avere conseguenze importanti sull’attrattività degli investimenti nel mercato azionario americano e potenzialmente innescare volatilità nei mercati pubblici nel breve termine.

Il premium delle azioni USA

Gli investitori sottolineano che uno dei motivi per cui le azioni statunitensi vengono scambiate a multipli superiori rispetto ad altri mercati è proprio dovuto ai requisiti di reporting finanziario più stringenti. Secondo i dati compilati da LSEG: – L’indice S&P 500 viene scambiato a 24,3 volte gli utili stimati per i prossimi 12 mesi – Lo STOXX 600 europeo viene scambiato a sole 15,28 volte

La storia del reporting trimestrale negli Stati Uniti

È interessante notare che le società quotate negli Stati Uniti non hanno sempre pubblicato i loro risultati finanziari su base trimestrale. Fu la SEC a imporre il passaggio dalla rendicontazione semestrale a quella trimestrale nel 1970, in un’epoca caratterizzata da una spinta verso maggiore trasparenza e protezione degli investitori. Oggi, oltre 50 anni dopo, la proposta di Trump mira a invertire questa tendenza storica, sollevando interrogativi fondamentali sul giusto equilibrio tra trasparenza del mercato e flessibilità gestionale per le aziende quotate.