Nonostante i mercati finanziari abbiano recentemente mostrato segnali di ripresa dopo le tensioni commerciali di inizio aprile, gli investitori non dovrebbero interpretare questo miglioramento come una risoluzione definitiva delle problematiche legate al commercio internazionale. Anche se le aliquote tariffarie potrebbero aver raggiunto il loro massimo, il vero rischio risiede nella persistente imprevedibilità delle politiche commerciali.
Perché i mercati potrebbero sottovalutare i rischi commerciali futuri
Dopo la brusca correzione causata dalle minacce tariffarie del presidente Trump, i mercati hanno recuperato terreno: gli spread sui titoli high-yield si sono ridotti e gli indici azionari, guidati dal settore tecnologico statunitense, hanno recuperato gran parte delle perdite. Tuttavia, questa apparente calma potrebbe essere ingannevole.
La scadenza dell’8 luglio: un test cruciale per le relazioni commerciali USA
L’attuale tregua tariffaria di 90 giorni scadrà l’8 luglio. Senza accordi chiari o concessioni significative da parte degli Stati Uniti, le tariffe reciproche potrebbero tornare rapidamente in vigore, con conseguenze rilevanti per catene di approvvigionamento globali, inflazione e stabilità geopolitica. Gli investitori che scommettono su una soluzione rapida potrebbero sovrastimare lo spazio e il tempo disponibili per un compromesso.
Non solo tariffe: le questioni strutturali al centro dei negoziati
I negoziati attuali vanno ben oltre la semplice questione delle tariffe doganali. Le trattative riguardano infatti problematiche strutturali complesse che includono:
- Barriere non tariffarie
- Commercio digitale e governance dei dati
- Tutela della proprietà intellettuale (IP)
- Regole di origine dei prodotti
- Sussidi industriali nei settori strategici
Questi temi richiedono negoziazioni approfondite e compromessi reciproci che difficilmente potranno essere raggiunti in poche settimane.
Cosa aspettarsi dai principali protagonisti delle trattative commerciali
Ciascun paese coinvolto porta al tavolo negoziale priorità interne e strategie geopolitiche ben definite:
- Cina: Le richieste statunitensi si concentrano su sussidi industriali, trasferimento tecnologico forzato e accesso ai semiconduttori. Tuttavia, questi punti toccano direttamente la strategia cinese di autosufficienza tecnologica (AI, green tech e semiconduttori), rendendo improbabile una concessione significativa da parte di Pechino.
- Unione Europea: L’UE affronta dinamiche politiche interne complesse dopo le recenti elezioni europee che hanno visto crescere partiti conservatori ed euroscettici. Bruxelles ha già preparato un pacchetto di contromisure tariffarie del 25% su importazioni USA per un valore di 21 miliardi di euro (tra cui motociclette Harley-Davidson, pollame e abbigliamento), pronte ad entrare in vigore se non si raggiungerà un accordo entro il 14 luglio.
- Vietnam: Beneficiario della diversificazione produttiva dalla Cina (“China+1”), il Vietnam è ora sotto pressione per rafforzare controlli su regole d’origine, standard lavorativi e conformità ambientale.
- Giappone: Sebbene meno conflittuale rispetto ad altri paesi, Tokyo deve affrontare questioni delicate come politica valutaria, accesso agricolo e coordinamento sulle riserve del Tesoro USA.
Strategie per gli investitori: rivalutare l’esposizione agli Stati Uniti
L’incertezza commerciale e geopolitica rende necessario ripensare l’approccio tradizionale che vedeva gli asset statunitensi come pilastro stabile dei portafogli globali. Gli investitori dovrebbero chiedersi se la loro esposizione agli Stati Uniti sia ancora appropriata in un contesto caratterizzato da frammentazione commerciale e volatilità politica persistente.
Diversificazione strategica: opportunità in Europa e Cina
Ecco due temi strategici da considerare per ridurre il rischio legato agli Stati Uniti:
- Indipendenza europea: L’Europa sta accelerando investimenti strutturali in infrastrutture energetiche, difesa comune e tecnologie pulite. Questi settori offrono opportunità a lungo termine indipendenti dal ciclo economico.
- Innovazione cinese: Nonostante le tensioni geopolitiche con Washington, Pechino continua a puntare sull’autosufficienza tecnologica nei settori AI, semiconduttori e biotecnologie. Questi comparti offrono valutazioni interessanti e diversificazione tematica rispetto al settore tecnologico statunitense.
I rischi da considerare nelle nuove allocazioni
Tuttavia, entrambe queste strategie comportano rischi specifici:
- Europa: Possibili ritardi nell’attuazione delle politiche comunitarie, frammentazione politica interna ed esposizione a shock esterni della domanda globale.
- Cina: Persistenti tensioni geopolitiche con gli USA, maggiore controllo regolamentare interno e potenziali interruzioni nei flussi di investimento internazionali.
Sebbene queste opportunità non siano prive di volatilità nel breve periodo, una diversificazione ragionata verso Europa e Cina può contribuire a rendere i portafogli più resilienti nel lungo termine, adattandoli ai cambiamenti strutturali del commercio globale.