Il sentiment europeo verso il mercato cinese tocca minimi storici

Le imprese europee stanno attraversando il periodo più difficile di sempre in Cina, con livelli di pessimismo che superano persino quelli registrati durante la pandemia. L’indagine annuale della Camera di Commercio dell’UE in Cina rivela dati allarmanti: il 73% delle aziende intervistate dichiara che operare nel Paese asiatico è diventato più complesso nell’ultimo anno, segnando un nuovo record negativo per il quarto anno consecutivo. Lo studio, pubblicato mercoledì e basato su 503 interviste condotte tra gennaio e febbraio, rappresenta la serie storica più lunga sul sentiment delle imprese europee in Cina, iniziata nel 2004. I risultati dipingono un quadro di crescente preoccupazione per il rallentamento economico e le tensioni geopolitiche.

Le sfide strutturali del mercato cinese

Jens Eskelund, presidente della Camera di Commercio, ha evidenziato come le aziende si trovino in una situazione paradossale: “Le imprese sentono davvero la pressione e sono pessimiste, ma allo stesso tempo trovano catene di fornitura in Cina talmente competitive da rendere necessaria una presenza continuativa nel mercato cinese”. Il deterioramento del clima imprenditoriale si è accentuato dopo i lockdown del 2022, che hanno sconvolto le catene di approvvigionamento globali. A questo si aggiunge la crescente competitività dei marchi locali e una domanda dei consumatori che rimane debole, penalizzata dalla crisi immobiliare e dall’incertezza occupazionale.

Settori vincenti e perdenti

Il comparto cosmetico emerge come il più colpito, con un crollo dei ricavi del 45% nel 2024 rispetto all’anno precedente – solo il secondo calo nell’ultimo decennio. Al contrario, i settori dell’aviazione e aerospaziale rappresentano le rare eccezioni positive, segnalando un miglioramento delle condizioni operative.

L’attrattività della Cina in declino

I dati dell’indagine mostrano un cambiamento strutturale nella percezione del mercato cinese: – Solo il 12% degli intervistati si dichiara ottimista sulla redditività nei prossimi due anni (minimo storico) – Il 38% pianifica espansioni in Cina nel prossimo anno (altro record negativo) – Il 63% ha perso opportunità di business a causa di restrizioni all’accesso al mercato e barriere normative Particolarmente significativo è il confronto con le aziende americane: un’indagine parallela pubblicata a fine gennaio mostra che una quota record di imprese USA sta accelerando i piani di delocalizzazione della produzione fuori dalla Cina.

Le catene di fornitura rimangono il punto di forza

Nonostante il pessimismo generale, la Cina mantiene un ruolo dominante nelle catene di approvvigionamento globali. La capacità di offrire componenti di qualità ai prezzi più competitivi rimane un fattore determinante per molte aziende europee.

Strategie di diversificazione

Le risposte delle imprese sulla diversificazione delle supply chain rivelano tendenze interessanti: – Il 26% sta aumentando l’onshoring in Cina per soddisfare i requisiti di localizzazione – Solo il 10% sta creando catene di fornitura alternative all’estero mantenendo quelle esistenti in Cina – Quasi la metà degli intervistati segnala che i propri fornitori cinesi stanno spostando operazioni in altri mercati

Prospettive future e relazioni UE-Cina

Il 53% delle aziende europee si dichiara pronto ad aumentare gli investimenti in Cina se venissero implementate misure concrete per migliorare l’accesso al mercato locale. Questo dato suggerisce che esiste ancora un potenziale significativo, ma che richiede interventi politici decisivi. Il summit previsto a luglio tra leader cinesi ed europei a Pechino rappresenta un’opportunità cruciale per rafforzare i legami bilaterali, in un contesto di crescenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti. L’UE rimane il secondo partner commerciale della Cina su base regionale, un dato che sottolinea l’importanza strategica di questa relazione per entrambe le parti. La situazione attuale richiede un delicato equilibrio tra la necessità di mantenere l’accesso alle efficienti catene di fornitura cinesi e la gestione dei rischi geopolitici e normativi crescenti. Per le aziende europee, la sfida sarà navigare in questo ambiente sempre più complesso mantenendo la competitività globale.