I mercati finanziari globali si trovano oggi nella stessa situazione della Federal Reserve: entrambi stanno cercando di orientarsi in un contesto economico caratterizzato da una profonda incertezza, alimentata principalmente dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Nonostante i recenti segnali di stabilizzazione, gli investitori rimangono cauti e attendono ulteriori sviluppi.
La posizione della Fed: prudenza e incertezza
Durante l’ultima riunione della Federal Reserve, il presidente Jerome Powell ha espresso chiaramente la difficoltà nel prevedere gli effetti a lungo termine delle politiche commerciali dell’amministrazione Trump. Powell ha dichiarato apertamente che al momento non è possibile determinare con certezza la direzione futura dell’economia statunitense, sottolineando che le variabili in gioco sono troppe e troppo complesse.
Anche il presidente della Fed di New York, John Williams, ha ribadito questo concetto, definendo l’attuale fase come un periodo di “grande incertezza e cambiamento”.
Trump vs Powell: visioni contrastanti sulla politica monetaria
Mentre Powell mantiene una posizione prudente e attendista, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump continua a criticare apertamente la Fed per non aver adottato misure più aggressive di stimolo monetario. Trump sostiene che la banca centrale americana dovrebbe abbassare ulteriormente i tassi d’interesse per sostenere la crescita economica e contrastare gli effetti negativi delle tensioni commerciali.
Borse USA: recupero dopo lo shock iniziale dei dazi
Dopo il brusco calo registrato ad aprile, quando Trump annunciò nuove tariffe doganali contro la Cina (definendo quel giorno “Liberation Day”), i mercati azionari statunitensi hanno recuperato gran parte delle perdite iniziali. Secondo molti analisti, questo recupero riflette l’aspettativa che le trattative commerciali possano portare a risultati meno drastici rispetto allo scenario peggiore inizialmente temuto.
L’opinione degli esperti: il peggio potrebbe essere passato?
Ulrike Hoffmann-Burchardi, Chief Investment Officer per le global equities presso UBS Global Wealth Management, ritiene che il picco massimo di incertezza legato alla guerra commerciale sia ormai alle spalle. Secondo Hoffmann-Burchardi, le pressioni esercitate dai mercati finanziari potrebbero spingere Stati Uniti e Cina verso negoziati più costruttivi nei prossimi mesi.
Dati economici USA: segnali contrastanti tra fiducia e consumi reali
Uno dei principali problemi evidenziati dalla Fed riguarda la discrepanza tra i dati “soft” (indicatori di fiducia e sentiment) e quelli “hard” (produzione industriale, occupazione e consumi). Mentre gli indicatori di fiducia mostrano un netto peggioramento dovuto all’incertezza commerciale, i dati reali su occupazione e consumi rimangono relativamente solidi.
PIL USA: distorsioni causate dai dazi doganali
I dati sul PIL del primo trimestre sono stati influenzati da un forte anticipo delle importazioni per evitare l’impatto dei nuovi dazi. Questo fenomeno ha temporaneamente gonfiato alcuni indicatori economici, ma ha anche portato alla prima contrazione del commercio netto negli ultimi tre anni. Secondo il modello GDPNow della Fed di Atlanta, nel secondo trimestre si prevede una crescita annualizzata superiore al 2%, ma le prospettive restano comunque poco chiare.
Effetti concreti sui commerci con la Cina: calo drastico delle importazioni
L’impatto diretto delle tariffe doganali è già evidente nei dati commerciali con la Cina. Ad esempio, il porto di Los Angeles ha recentemente registrato una diminuzione del 35% su base annua nel volume dei container importati dalla Cina, segnale tangibile degli effetti negativi delle politiche tariffarie.
Inflazione e utili aziendali: previsioni difficili in un contesto incerto
L’inflazione rappresenta un altro punto critico per la Fed. Le previsioni sull’andamento dei prezzi sono rese complicate da numerosi fattori incerti come l’effetto ritardato dei contratti commerciali, le variazioni nei tassi di cambio del dollaro e le strategie aziendali per assorbire o trasferire sui consumatori i maggiori costi derivanti dai dazi.
Utili societari USA: buoni risultati trimestrali ma prospettive ridimensionate
Sebbene gli utili trimestrali delle società quotate nell’indice S&P 500 abbiano superato le aspettative iniziali (con una crescita annuale intorno al 14%), le previsioni per l’intero anno sono state riviste al ribasso sotto il 10%. Molte aziende hanno sospeso o ridotto le proprie guidance annuali a causa dell’incertezza generata dalla guerra commerciale.
Performance dei mercati azionari globali: USA ancora indietro rispetto ad Europa e Asia
Anche se Wall Street ha recuperato gran parte delle perdite subite dopo l’annuncio dei nuovi dazi, gli indici principali come S&P 500, Nasdaq Composite e Russell 2000 restano ancora negativi rispetto all’inizio dell’anno (da -3% a -10%). Inoltre, rispetto ai mercati europei ed asiatici (come Hong Kong), gli indici statunitensi mostrano una sottoperformance compresa tra il 20% ed il 25%.
Volatilità sotto controllo ma cautela ancora necessaria
I principali indicatori di volatilità sono tornati vicino alle medie storiche dopo i picchi registrati ad aprile. Tuttavia, data l’incertezza persistente sulle future mosse politiche ed economiche degli Stati Uniti e della Cina, gli investitori rimangono prudentemente posizionati senza assumere rischiose scommesse direzionali.