L’euro vola ai massimi dal 2021: una sfida per la politica monetaria europea

L’euro ha registrato un’impennata del 14% rispetto al dollaro dall’inizio dell’anno, toccando i livelli più elevati da settembre 2021. Questo movimento, che ha colto di sorpresa molti investitori, sta creando nuove sfide per la Banca Centrale Europea (BCE) in un momento già delicato per l’economia del blocco. Il cambio euro-dollaro ha completamente ribaltato le previsioni di inizio anno, quando il consensus di mercato puntava su un ritorno verso la parità. Dopo aver toccato quota 1,02 a gennaio, la moneta unica ha invertito la rotta in modo deciso.

I fattori dietro il rafforzamento dell’euro

Gli investitori stanno riducendo l’esposizione al dollaro di fronte all’incertezza delle politiche economiche dell’amministrazione Trump. Parallelamente, lo stimolo fiscale tedesco e l’aumento dei budget militari europei hanno aumentato l’attrattiva della valuta europea. Questo apprezzamento riflette la fiducia del mercato nell’economia europea, ma presenta anche rischi significativi per la crescita futura.

I timori della BCE: export a rischio con dazi USA e euro forte

Due membri del consiglio direttivo della BCE hanno espresso preoccupazione per l’impatto combinato di un euro forte e dei dazi americani sulle esportazioni europee. Luis de Guindos, vicepresidente della BCE, ha dichiarato a Bloomberg TV: “Possiamo gestire un rialzo dell’euro fino a 1,20 dollari. Oltre quel livello, diventerà molto più complicato.”

L’equazione pericolosa: dazi al 10% più euro apprezzato

Martins Kazaks, governatore della banca centrale lettone, ha lanciato l’allarme durante il forum di politica monetaria di Sintra: “Se si combinano dazi del 10% con un apprezzamento del tasso di cambio superiore al 10%, l’impatto sullo slancio delle esportazioni sarà significativo.” L’Europa, tradizionalmente contraria a qualsiasi forma di barriera commerciale, sembra ora pronta ad accettare un compromesso: dazi al 10% con possibili esenzioni per settori strategici.

Le implicazioni per la politica monetaria: nuovi tagli dei tassi all’orizzonte?

L’apprezzamento dell’euro potrebbe spingere la BCE verso un ulteriore allentamento monetario. Dopo otto tagli consecutivi che hanno portato il tasso sui depositi al 2% – considerato il livello neutrale – la BCE dovrebbe mantenere una pausa a luglio. Tuttavia, ulteriori aggiustamenti rimangono possibili entro fine anno. Con l’inflazione tornata all’obiettivo del 2%, la banca centrale potrebbe optare per un leggero allentamento della politica monetaria. La maggior parte degli strategist prevede ancora uno o due tagli dei tassi nel 2025.

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Il paradosso dell’inflazione importata

Se da un lato un euro forte riduce l’inflazione importata – un beneficio in tempi di pressioni sui prezzi – dall’altro penalizza la competitività delle esportazioni europee. Questo equilibrio delicato è particolarmente critico per l’eurozona, che dipende fortemente dal commercio estero.

Scenari futuri: l’Europa tra crescita debole e pressioni commerciali

Lo scenario attuale è significativamente peggiore rispetto alle previsioni di fine 2024. Allora si ipotizzava che i dazi universali del 10% sarebbero stati largamente compensati dall’aggiustamento valutario attraverso un dollaro più forte. Oggi l’Europa deve fare i conti con una realtà diversa: un euro che ha guadagnato il 14% e la prospettiva quasi certa di dazi al 10% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. Questa combinazione rappresenta uno scenario molto meno favorevole per la crescita economica del blocco. La BCE si trova quindi a navigare in acque complesse, dovendo bilanciare i benefici di una valuta forte con i rischi per la ripresa economica ancora fragile dell’eurozona. Le prossime decisioni di politica monetaria saranno cruciali per determinare la traiettoria economica europea nei mesi a venire.