Settimana cruciale per le banche centrali del G10

La prossima settimana si preannuncia particolarmente intensa per i mercati finanziari globali, con cinque banche centrali del G10 che si riuniranno per decidere sulla politica monetaria. Tra queste, la Bank of England e la Bank of Japan sono le uniche che dovrebbero modificare i tassi di interesse, muovendosi però in direzioni opposte. Il dollaro americano ha subito pressioni ribassiste dopo il taglio dei tassi della Federal Reserve e gli acquisti di T-bill volti a garantire riserve abbondanti. Il Dollar Index è sceso per la quarta settimana nelle ultime cinque, riflettendo un sentiment di mercato che anticipa ulteriori allentamenti monetari negli Stati Uniti.

Le decisioni attese dalle principali banche centrali

Bank of England: taglio dei tassi in arrivo

La BoE rappresenta l’eccezione più significativa nel panorama delle banche centrali del G10. Il mercato sconta con elevata probabilità un taglio dei tassi, il primo da agosto. I mercati swap indicano un ulteriore taglio completamente prezzato nella prima metà del 2026, con circa il 40% di probabilità per un’altra riduzione nella seconda metà dell’anno. La settimana britannica sarà particolarmente ricca di dati: martedì verranno pubblicati gli aggiornamenti sul mercato del lavoro insieme ai PMI preliminari di dicembre, mercoledì l’inflazione di novembre, e venerdì le vendite al dettaglio, che dovrebbero rimbalzare dopo il calo dell’1,1% di ottobre.

Bank of Japan: rialzo dei tassi atteso

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In controtendenza rispetto al resto del mondo sviluppato, la BoJ dovrebbe alzare i tassi nella riunione che si concluderà il 19 dicembre. Il rialzo è talmente scontato che un eventuale mantenimento dello status quo risulterebbe più destabilizzante per i mercati. I mercati swap prezzano un solo rialzo per il prossimo anno, ma non prima della metà del terzo trimestre. Il dollaro-yen rimane più correlato ai rendimenti dei Treasury USA a 10 anni che ai JGB giapponesi, con una correlazione di circa 0,56 sul timeframe più lungo.

BCE, Norges Bank e Riksbank: tassi invariati

La Banca Centrale Europea, insieme alla Norges Bank norvegese e alla Riksbank svedese, dovrebbe mantenere i tassi invariati. Per la BCE, l’attenzione sarà rivolta alla conferenza stampa della presidente Lagarde e agli aggiornamenti delle previsioni dello staff, che fungono da forward guidance implicita.

Focus sul dollaro americano

Dinamiche di mercato e spread sui tassi

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Il premio del rendimento USA a due anni rispetto alla Germania si è ridotto ai minimi dal settembre 2024, attestandosi intorno ai 135 punti base. Il premio decennale USA sul Giappone oscilla intorno ai 220 punti base, dopo aver toccato circa 215 bp, il livello più basso da aprile 2022. Il Dollar Index è sceso fino a circa 98,15 la scorsa settimana, mantenendosi leggermente sopra il ritracciamento del 61,8% del rally dal minimo annuale del 17 settembre, situato vicino a 97,80. Gli indicatori di momentum segnalano che il ribasso del dollaro è eccessivamente esteso nel breve termine.

Dati economici USA in arrivo

Il calendario economico americano prevede la pubblicazione di dati cruciali: Occupazione di novembre: la previsione mediana indica un aumento di 40.000 unità nei payroll non agricoli, con il tasso di disoccupazione stabile al 4,4%, il livello più alto da ottobre 2021. Inflazione CPI: ci si attende un incremento, con il dato headline che potrebbe superare il 3,0% per la prima volta da maggio 2024. Il core rate è previsto in salita al 3,1% dal 3,0%. Vendite al dettaglio di ottobre: il dato potrebbe risultare debole, considerando il calo delle vendite auto dopo la fine degli incentivi per i veicoli elettrici e il rallentamento del credito al consumo di quasi 2 miliardi di dollari.

Euro e zona euro

La correlazione a 30 giorni tra le variazioni dell’euro e il tasso USA a due anni si attesta intorno a -0,45. L’euro ha raggiunto il ritracciamento del 61,8% del suo declino dal massimo annuale, ma non ha chiuso sopra tale obiettivo, leggermente sotto $1,1750. Gli indicatori di momentum sono tesi, segnalando il rischio di una fase correttiva. Il supporto iniziale si trova nell’area $1,1690-95, seguito da $1,1640.

Yuan cinese e politica monetaria della PBOC

La People’s Bank of China ha guidato il dollaro al ribasso contro lo yuan attraverso la fissazione del tasso di riferimento giornaliero. L’apprezzamento graduale dello yuan potrebbe offrire diversi benefici a Pechino, tra cui l’allentamento delle tensioni commerciali e il rafforzamento del potere d’acquisto dei consumatori cinesi. Il 15 dicembre la Cina pubblicherà i dati macro di novembre, incluse vendite al dettaglio, produzione industriale e investimenti. Le vendite al dettaglio e la produzione industriale appaiono stabili, con incrementi rispettivamente inferiori al 3% e intorno al 5% su base annua.

Sterlina britannica

La sterlina rimane sensibile alla direzione generale del dollaro, con una correlazione inversa a 30 giorni di circa -0,80 rispetto al Dollar Index. Ha raggiunto quasi $1,3440 la scorsa settimana, il livello migliore dal 20 ottobre. Il supporto iniziale si trova nell’area $1,3340-45, con una rottura che potrebbe testare $1,3300. Perdite attraverso l’area $1,3270-80 segnalerebbero una correzione più profonda verso $1,3200.

Dollaro canadese

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La Bank of Canada ha mantenuto i tassi invariati la scorsa settimana, come ampiamente previsto. Il mercato ha iniziato a prezzare probabilità crescenti di un rialzo dei tassi, specialmente nella seconda parte del 2026. Il governatore Macklem parlerà alla Camera di Commercio di Montreal il 16 dicembre e potrebbe mettere in guardia contro un inasprimento prematuro delle condizioni finanziarie. Il dollaro USA ha raggiunto l’obiettivo del doppio massimo vicino a CAD1,3800 e ha leggermente superato il ritracciamento del 61,8% del rally dal minimo di metà anno. Il prossimo target è l’area CAD1,3725.

Dollaro australiano

Il rally del 4% in tre settimane del dollaro australiano si è arrestato dopo il deludente rapporto sull’occupazione di novembre. Il mercato dei futures aveva scontato un rialzo completo entro metà del prossimo anno, ma dopo i dati sul lavoro il primo rialzo è ora prezzato per la metà del terzo trimestre 2026. Il dollaro australiano ha toccato un picco vicino a $0,6685 la scorsa settimana, appena sotto il massimo annuale di $0,6700 registrato il 17 settembre. Una rottura di $0,6625 segnalerebbe una correzione che potrebbe estendersi verso $0,6550.

Prospettive per i mercati emergenti

Due banche centrali latinoamericane si riuniranno nella prossima settimana: Cile e Messico. Entrambe dovrebbero tagliare i tassi e segnalare almeno una pausa nel ciclo di allentamento. La banca centrale ceca si riunirà, ma il suo ciclo di allentamento si è concluso a maggio e dovrebbe rimanere in attesa almeno per i prossimi due trimestri.

Scenario di mercato e implicazioni operative

La divergenza nelle traiettorie di politica monetaria tra le principali economie continua a guidare i movimenti valutari. Mentre la Fed e la BoE mantengono aperta la possibilità di ulteriori allentamenti nel 2025, la BoJ si muove in direzione opposta con un ciclo di normalizzazione. Gli operatori dovrebbero prepararsi a una fase di consolidamento dopo i movimenti significativi delle ultime settimane. Gli indicatori di momentum su diverse coppie valutarie segnalano condizioni di ipervenduto per il dollaro, suggerendo che il potenziale ribassista nel breve termine potrebbe essere limitato.