Il panorama degli strumenti di analisi tecnica, si sa, è estremamente ricco. Oscillatori, medie mobili, pattern, indicatori personalizzati: chi si avvicina al trading si trova subito immerso in un mondo complesso.
In mezzo a questa abbondanza, che scatena spesso il classico imbarazzo della scelta, spiccano però alcune “uova di colombo”, ovvero parametri di una semplicità relativamente disarmante, ma che spesso si rivelano più utili di tanti strumenti complessi. Un esempio specifico per il Forex trading? Il volume.
Il volume, d’altronde, rappresenta un elemento fondamentale per comprendere la qualità e la consistenza di un movimento di mercato. Non si limita a indicare che cosa fa il prezzo, ma suggerisce quanto è forte quel movimento e quanti operatori vi stanno partecipando. Da qui, la possibilità di integrarlo nella propria attività di trading.
Ne parliamo nell’articolo che segue. Riveleremo il vero significato di volume, descriveremo le migliori strategie e presenteremo gli errori più comuni.
Cosa si intende per volume
Ma partiamo dalle basi, ovvero dalle definizioni. Nel contesto del trading, il volume indica la quantità di strumenti finanziari scambiati in un determinato intervallo temporale. Può trattarsi di azioni, contratti future, opzioni, lotti forex o criptovalute.
Il volume viene registrato su ogni singola candela del grafico e aggiornato in tempo reale nei mercati regolamentati.
In ambito azionario, per esempio, indica quante azioni sono state effettivamente comprate e vendute durante la sessione.
È importante precisare che il volume viene rappresentato con diversi gradi di precisione a seconda dei mercati.
In quelli centralizzati i dati di volume sono oggettivi e completi, nei mercati decentralizzati, come il Forex, il volume è spesso rappresentato in forma indiretta tramite volume tick, ovvero il numero di variazioni di prezzo avvenute in un dato periodo.
Sebbene questo tipo di dato sia meno puntuale, è comunque utile per monitorare l’attività del mercato.
Il comportamento del volume, chiaramente, varia al mutare delle condizioni del mercato. Per esempio, quando il mercato è in congestione, il volume tende a ridursi. Quando invece si avvicina a un breakout o si verificano eventi rilevanti (ad esempio notizie economiche), il volume tende a crescere. Una delle funzioni principali del volume, infatti, è la conferma dei movimenti di prezzo: un movimento privo di volume è spesso considerato debole o destinato a esaurirsi, mentre un movimento accompagnato da un volume crescente suggerisce partecipazione e coerenza.
Per interpretare correttamente il volume, in genere ci si affida a indicatori tecnici specifici. Ecco i più noti.
- OBV (On Balance Volume). Questo indicatore aggrega il volume e lo filtra in base alla direzione del prezzo. Un aumento dell’OBV suggerisce accumulo, una discesa indica distribuzione.
- Volume Oscillator. Questo indicatore calcola la differenza tra due medie mobili del volume per identificare accelerazioni o rallentamenti nella partecipazione.
- VWAP (Volume Weighted Average Price). Questo indicatore calcola il prezzo medio ponderato per il volume, offrendo un riferimento utile per capire se le operazioni sono avvenute sopra o sotto la media di mercato.
Le migliori strategie basate sul volume
Utilizzare i volumi non significa aggiungere un filtro, bensì garantirsi l’accesso a un’informazione strutturale sul comportamento del mercato. Da qui, la nascita di alcune strategie di trading basate sui volumi. Ecco le tre più note.
Breakout con conferma di volume
Una delle situazioni più classiche in cui il volume svolge un ruolo chiave è durante la rottura di livelli tecnici significativi, come supporti statici, resistenze o trendline. In questi casi, la presenza di un aumento marcato del volume è interpretata come una conferma del movimento, poiché segnala un coinvolgimento diffuso di operatori.
Quando il prezzo supera una resistenza, l’operazione di breakout è considerata più affidabile se il volume esplode al rialzo. In caso contrario, la rottura può essere considerata debole e destinata a rientrare nel range. Lo stesso principio vale per le rotture al ribasso.
L’approccio operativo prevede un ingresso a mercato alla chiusura della candela di breakout, condizionata da un volume superiore alla media. Il livello di stop andrebbe posizionato appena sotto (o sopra, nei casi ribassisti) il punto di rottura, mentre il target può essere calcolato in base all’ampiezza della precedente fase laterale o su successivi livelli di prezzo rilevanti.
Divergenza prezzo-OBV
Il secondo approccio sfrutta l’On Balance Volume. Lo fa allo scopo di rilevare divergenze tra il comportamento dei prezzi e quello del volume cumulato.
Per chi non lo sapesse, tale divergenza si verifica quando il prezzo compie un nuovo massimo o minimo, ma in assenza di conferme da parte dell’OBV. Questo tipo di segnale è importante, poiché può essere interpretato come un segnale precoce di possibile inversione o esaurimento del trend.
Ma facciamo un esempio. Ipotizziamo che il prezzo di un’azione segni un nuovo massimo ma l’OBV sia in calo o stabile: ecco, ciò significa che il movimento non è accompagnato da un aumento della partecipazione. Dunque, siamo in presenza di un sintomo di debolezza del trend in atto.
Ma l’OBV risulta utile anche in fase operativa. In questo caso la divergenza tra prezzo e OBV può essere utilizzata come elemento per anticipare un’inversione, specialmente se confermata da altri segnali (pattern candlestick, livelli di ipercomprato o ipervenduto).
VWAP per operatività intraday
Il Volume Weighted Average Price è uno strumento centrale nel trading intraday, ampiamente utilizzato dai trader istituzionali per misurare la qualità delle esecuzioni. Ma può essere impiegato anche per costruire strategie operative semplici e funzionali.
Il VWAP rappresenta il punto di equilibrio tra prezzo e volume. Se il prezzo si trova sopra il VWAP, si può considerare il contesto come dominato dai compratori; se sta sotto, dai venditori. Tuttavia, la vera utilità del VWAP emerge quando è affiancato da un aumento o una contrazione del volume. Quando il prezzo rompe il VWAP al rialzo con volumi crescenti, si può valutare un ingresso long. Il contrario vale per scenari ribassisti.
Questa strategia funziona bene nei mercati liquidi e su timeframe come il 5 o 15 minuti. I punti di entrata vengono determinati dalla rottura del VWAP, i target dai livelli tecnici più prossimi (supporti e resistenze intraday), mentre gli stop vengono piazzati poco sotto o sopra il VWAP, a seconda della direzione dell’operazione.
Gli errori da non commettere
Nonostante la relativa semplicità del concetto di volume, impiegarlo non è semplice, soprattutto per chi è alle prime armi. Da qui, la diffusione di alcuni errori piuttosto gravi.
Uno degli errori più comuni è quello di affidarsi esclusivamente al volume come criterio di ingresso o uscita, ignorando il contesto generale del mercato. Il volume, da solo, non basta: va sempre interpretato alla luce del comportamento del prezzo, della volatilità, dei livelli tecnici. È la regola d’oro dell’analisi tecnica: nessun indicatore basta a se stesso.
Un altro errore diffuso consiste nel confrontare volumi assoluti tra asset o sessioni diverse senza contestualizzare. Non ha senso confrontare il volume medio di una criptovaluta con quello di un’azione americana, né trarre conclusioni confrontando il volume di un lunedì mattina con quello di un venerdì di scadenza tecnica. Ogni asset ha una sua struttura di liquidità, che varia nel tempo.
Infine, un errore comune consiste nel trascurare la qualità della fonte dei dati di volume, soprattutto nei mercati decentralizzati come il Forex o le criptovalute. Utilizzare volumi derivati da broker di scarsa qualità può generare letture fuorvianti. In questi casi è preferibile adottare un approccio combinato, affiancando il volume a strumenti come il momentum, l’ADX o la volatilità storica. Si tratta di coprirsi le spalle.