L’euro dollaro ha intrapreso a inizio giugno un trend discendente. E’ un evento che impone attenzione, dal momento che la moneta unica sembrava destinata a un apprezzamento costante, per quanto moderato.

Cosa c’è dietro questa inversione di rotta? Quali sono le prospettive per il futuro? Ecco qualche dato e un paio di riflessioni a riguardo.

Un movimento inaspettato dell’euro dollaro

L’euro dollaro era inserito in un trend rialzista abbastanza solido. La moneta unica aveva dato l’idea di potersi apprezzare sul dollaro  a un ritmo costante benché equilibrato. Le motivazioni, i meccanismi dietro questo rialzo davano una sensazione di concretezza: da un lato due economie in crescita quasi parallela, dall’altro un rischio inflazione per gli Stati Uniti molto più elevato rispetto al rischio inflazione dell’area Euro. 

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Poi, da inizio giugno, il cambio di rotta. Niente di proverbiale o radicale, sia chiaro. Il massimo a due mesi, infatti, segnala un “normalissimo” 1.22, mentre a fine luglio il cambio si trova a 1.18. Il trend, al netto delle fisiologiche oscillazioni, sembra comunque abbastanza delineato.

Potrebbe essere sufficiente a rinverdire le speranze per una parità euro dollaro se non prossima almeno futuribile, possibile in prospettiva. La strada sarebbe comunque lunga, dal momento che il minimo a cinque anni segna 1.05 (vicino ma non vicinissimo alla parità), tasso per altro raggiunto dopo due anni e mezzo di trend ribassista.

Le ragioni economiche e psicologiche del calo dell’euro dollaro

E’ utile chiedersi il motivo di questo calo tutto sommato inatteso. Secondo alcuni è una questione puramente tecnica: 1.22, ovvero il massimo più recente, era un tasso troppo alto rispetto ai reali valori che le due divise esprimevano in quel momento. Il calo potrebbe essere comunque troppo pronunciato e già troppo prolungato per parlare di una qualche forma di rimbalzo. E’ probabile, dunque, che dietro vi siano delle ragioni più solide, che vadano oltre i meri meccanismi di scambio.

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Cos’è accaduto di così grave a giugno per giustificare un’inversione di tendenza? La risposta, se guardiamo al di là del mercato, è semplice: le prospettive sanitarie sono peggiorate e, con esse, anche quelle economiche. La questione riguarda, per ora, il futuro. Il presente è abbastanza roseo, con gli indicatori economici che mostrano segnali positivi in entrambe le sponde dell’atlantico. Tuttavia, gli investitori potrebbero aver iniziato a scontare le incertezze, in vista di un autunno che potrebbe rivelarsi più difficile del previsto.

La questione è legata alle politiche monetarie. Tanto la Federal Reserve quanto la Banca Centrale Europea hanno varato politiche monetaria estreme, sia in termini di tasso di interesse sia – soprattutto – in termini di Quantitative Easing. Ciò, unito a una generale contrazione delle attività economiche, ha prodotto distorsioni di prezzo in entrambi i continenti. In parole povere, l’inflazione è aumentata (più negli USA che in Europa a dire il vero). I prezzi, c’è da dire, non allarmano più di tanto, anche perché mossi da una congiuntura atipica, più che da fattori strutturali.

Alcuni investitori prevedevano un abbandono o una mitigazione delle politiche monetarie espansive nel breve o nel medio termine. E’ ovvio che in un contesto caratterizzato da una recrudescenza del problema sanitaria, pur in assenza di misure restrittiva (tutta da confermare) è difficile che le politiche monetarie vengano abbandonate.

Dal momento che tali speranze venivano riposte soprattutto nella Banca Centrale Europea, di norma più restia della Fed agli stimoli monetari, queste dinamiche potrebbero aver prodotto una spinta ribassista.

Un’altra ipotesi, meno economica e più “psicologica” riguarda molto semplicemente il clima generale che si respira in Europa. Se prima era dominato dalla fiducia, oggi è dominato dall’incertezza. Ciò, al di là di ogni previsioni circa le politiche monetarie, potrebbe aver frenato gli investitori e spinto a un ribasso moderato la moneta unica.

Per quanto concerne le prospettive future, è veramente complicato fare delle previsione. D’altronde, tanto i mercato quanto la vita reale è suscettibile oggi più che mai a fattori poco prevedibili, dalle dinamiche inedite.