Nel mercato valutario, sono numerose le dinamiche che possono sfuggire al controllo del trader retail, soprattutto quando in gioco ci sono grandi operatori che muovono il mercato in modi non sempre trasparenti. Una di queste è proprio il liquidity hunting dei trader istituzionali.
Ne parliamo qui. Descriveremo il fenomeno, spiegheremo come riconoscerlo, illustreremo le migliori tecniche di difesa.
Cos’è il liquidity hunting
Il liquidity hunting, letteralmente “caccia alla liquidità”, è una strategia messa in atto principalmente dai trader istituzionali, ovvero quegli operatori finanziari che gestiscono volumi estremamente elevati.
Si tratta di banche d’investimento, fondi speculativi (hedge fund), desk prop trading, fondi pensione e società che operano algoritmi di trading ad alta frequenza.
Questi soggetti, per la natura delle loro operazioni, necessitano di liquidità per entrare o uscire dal mercato senza provocare slittamenti di prezzo (slippage) troppo marcati.
Il mercato valutario è composto in gran parte da operatori retail che operano su base tecnica. Molti di questi piazzano gli stop loss subito sopra i massimi o sotto i minimi precedenti.
Questo comportamento, ripetuto in modo sistemico, crea zone di concentrazione di ordini pendenti che diventano appetibili per i grandi operatori.
Il liquidity hunting consiste proprio nello spingere il prezzo verso queste aree, attivare quegli ordini (che sono fonti di liquidità) e approfittare di quella spinta per inserire le proprie operazioni a condizioni vantaggiose.
Dopo aver “saccheggiato” la liquidità, il prezzo spesso inverte, lasciando i trader retail con perdite dovute a false rotture (fake breakout) o a movimenti ingannevoli.
Insomma, il liquidity hunting non è esattamente una tecnica di manipolazione del mercato ma risulta molto dannosa per il trader comune: lo trae in inganno, lo spinge a compiere azioni inefficaci. Dunque, va riconosciuto e… combattuto.
Come riconoscere il liquidity hunting
Per un trader non istituzionale, riconoscere in tempo reale un’operazione di liquidity hunting non è sempre facile. Tuttavia, esistono alcuni segnali ricorrenti che possono aiutare a interpretare correttamente ciò che sta accadendo sul grafico. Ecco i principali.
- Breakout improvvisi e rapidi seguiti da inversioni. Uno dei segni più evidenti di liquidity hunting è il breakout molto veloce seguito da un rapido rientro sotto (o sopra) il livello chiave. In altre parole, il prezzo supera un massimo/minimo, ma anziché proseguire, torna indietro rapidamente. Questo comportamento indica che il breakout non era genuino ma finalizzato solo ad attivare ordini pendenti.
- Volumi elevati su livelli statici. Anche se nel forex tradizionale i volumi non sono sempre visibili in modo diretto, alcuni broker e piattaforme offrono dati basati sul volume tick o sull’order book. Quando si osservano picchi di volume vicino a livelli tecnici evidenti, è probabile che quei livelli siano oggetto di attenzione istituzionale.
- Pattern ricorrenti vicino ai round number. I numeri tondi (come 1.2000 o 1.1000 sull’EUR/USD) sono spesso aree dove molti trader retail concentrano i loro ordini. Se notate che il prezzo rompe queste soglie per pochi pip e poi rientra nella zona precedente, potete ipotizzare un’origine artificiale del fenomeno.
- Frequenza di false rotture in determinati orari. Il liquidity hunting è particolarmente attivo in coincidenza con le aperture dei mercati (Londra, New York) o durante il rilascio di dati macroeconomici. In quei momenti, l’aumento naturale della volatilità è spesso sfruttato per colpire i livelli più esposti.
Come difendersi
Conoscere il problema è solo il primo passo. Occorre anche adottare strategie difensive intelligenti per evitare di cadere nelle trappole del liquidity hunting. Di seguito, quattro tecniche operative che possono aiutarvi a proteggere il vostro capitale.
Evitare di piazzare stop loss su livelli ovvi
Molti trader pongono i propri stop loss appena sopra i massimi o sotto i minimi recenti, oppure in corrispondenza dei livelli statici più visibili. Tuttavia, è proprio lì che si concentra la maggior parte della caccia alla liquidità. Un approccio più prudente prevede di:
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Posizionare lo stop loss a una distanza non prevedibile;
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Valutare l’utilizzo di stop dinamici basati sulla volatilità attuale;
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Usare strumenti come l’Average True Range (ATR) per definire aree di protezione meno esposte.
Utilizzare conferme multi-timeframe prima di entrare a mercato
Spesso, chi subisce il liquidity hunting è entrato nel mercato dopo un segnale troppo debole o su un timeframe isolato. L’uso della convergenza di segnali tra timeframe diversi (per esempio H1 e H4) può aiutare a evitare false rotture. Se un breakout su M15 non è confermato anche su H1, è meglio restare fuori dal mercato.
Attendere la reazione post-breakout
Invece di entrare subito dopo un breakout, è bene attendere la reazione del mercato. Se il breakout regge e si trasforma in supporto/resistenza, allora è più probabile che sia reale. Al contrario, un rapido rientro nel range precedente è un chiaro indizio di trappola.
Una strategia utile in questo caso è la cosiddetta “entry sul retest”: si aspetta che il prezzo torni a testare il livello rotto e si osserva il comportamento. Se regge, si entra. Se cede, “si resta alla finestra”.
4. Operare con size più piccole in aree ad alta probabilità di liquidity hunting
Quando il prezzo si avvicina a zone in cui si sospetta un’azione istituzionale, è bene ridurre l’esposizione e operare con posizioni più leggere. Ciò consente di gestire meglio la psicologia (meno stress) e di rispondere in modo più lucido a eventuali movimenti improvvisi.
Inoltre, si può considerare l’uso di ordini limite passivi piuttosto che ordini a mercato, per evitare di entrare proprio nel momento di massimo impatto.