Il silenzio strategico della Fed lascia i mercati senza bussola
I mercati finanziari attendevano con ansia ogni parola di Jerome Powell per decifrare il futuro della politica monetaria americana. Invece, il presidente della Federal Reserve ha scelto il silenzio, limitandosi a un breve saluto di cortesia durante la conferenza annuale sul community banking. Un’assenza di comunicazione che ha lasciato trader e analisti a navigare senza coordinate in un mare di incertezze.
L’attesa tradita: quando Powell non parla di tassi
La conferenza della Fed si è aperta senza clamore. Powell, collegato da remoto, ha offerto solo un cordiale benvenuto: “Buongiorno e benvenuti al Federal Reserve Board. Mi dispiace di essere in viaggio e di non poter essere con voi oggi”. Per un mercato abituato ad analizzare ogni sillaba del presidente per carpire indizi sulla traiettoria dei tassi d’interesse, questo intervento è stato più una formalità che una comunicazione sostanziale. Gli analisti speravano in segnali chiari su inflazione, mercato del lavoro e possibili tagli dei tassi. Hanno ricevuto invece solo ringraziamenti e osservazioni sul ruolo delle banche comunitarie, temi certamente rilevanti nel contesto regolamentare ma privi di indicazioni sulla direzione della politica monetaria.
I verbali della Fed rivelano preoccupazioni persistenti
I minuti dell’ultima riunione di settembre hanno evidenziato “preoccupazioni persistenti sull’inflazione”, suggerendo che nonostante i mercati scommettano su tagli aggressivi dei tassi, i policymaker mantengono un approccio cauto. Gli investitori stanno proiettando una svolta dovish che la Fed non ha ancora avallato, e il silenzio di Powell lascia queste aspettative sospese nel vuoto. I verbali pubblicati ieri hanno aggiunto poca chiarezza: i funzionari rimangono divisi tra timori inflazionistici e preoccupazioni per la crescita, confermando però la propensione verso ulteriori tagli. I mercati continuano a scommettere su due riduzioni entro fine anno.
Record storici per Wall Street nonostante l’incertezza
Sia il Nasdaq che l’S&P 500 hanno chiuso ai massimi storici mercoledì. Il rally è stato alimentato dalle aspettative di una politica monetaria più accomodante e da risultati aziendali resilienti. L’euforia per l’intelligenza artificiale e l’attesa di tassi più bassi rimangono i motori principali del mercato. Jensen Huang, CEO di Nvidia, ha dichiarato che la domanda di chip è “davvero, davvero forte”, spingendo il Nasdaq 100 oltre i 25.000 punti. La valutazione di Nvidia si avvicina ora ai 4.600 miliardi di dollari, superando Microsoft di 700 miliardi.
Segnali alternativi: earnings e oro come indicatori proxy
Nel vuoto informativo lasciato da Powell e dal calendario economico ufficiale, i trader si sono rivolti a indicatori alternativi. I risultati aziendali sono diventati proxy cruciali: i dati positivi di PepsiCo, il trimestre forte di Delta e le proiezioni sull’occupazione delle società d’investimento stanno colmando il gap informativo. La stima di Carlyle di soli 17.000 posti di lavoro creati il mese scorso, una frazione di quanto previsto dagli economisti, ha alimentato i timori di un’economia in rallentamento proprio mentre l’inflazione si dimostra ostinata. L’oro mantiene quotazioni sopra i 4.000 dollari l’oncia, segnalando un istinto di copertura che persiste nonostante i record azionari. Nel frattempo, sviluppi geopolitici come la prima fase dell’accordo di pace a Gaza offrono barlumi di stabilità ma non possono compensare completamente l’incertezza domestica.
Asia-Pacifico in territorio positivo, Europa cauta
Stamattina i mercati dell’Asia-Pacifico hanno mostrato un sentiment decisamente positivo. Gli indici della Cina continentale, di ritorno da una settimana di festività, hanno registrato guadagni con il CSI 300 in rialzo dell’1,3%. Hong Kong rappresenta l’eccezione, in calo dello 0,1%. India e Australia hanno mostrato rialzi più moderati dello 0,2%, mentre in Giappone il Nikkei 225 ha guadagnato l’1,5%. La Corea del Sud rimane chiusa per festività. In Europa gli indici mostrano maggiore cautela, con lo Stoxx Europe 600 in calo dello 0,1%, riflettendo l’incertezza che pervade i mercati globali in assenza di chiare indicazioni dalla Fed.