Il Dollar Index guadagna terreno grazie alla debolezza generalizzata delle valute
Il Dollar Index statunitense (DXY) ha registrato un incremento dello 0,5% raggiungendo quota 98,16 durante la sessione di lunedì, sostenuto dai flussi risk-off e dall’instabilità fiscale in Giappone e Francia che hanno indebolito yen ed euro. Alle 15:51 GMT, il DXY scambiava a 98,143, in rialzo di 0,432 punti o +0,44%.
Lo yen crolla mentre il Giappone riconferma la politica Abenomics
La coppia USD/JPY ha registrato un’impennata superiore al 2% intraday, toccando 150,47 – il livello più alto dal 1° agosto – prima di ridurre i guadagni a 149,86, con un incremento dell’1,64%. Il movimento è seguito alla nomina di Sanae Takaichi come leader del partito di governo giapponese, una convinta sostenitrice delle politiche Abenomics. La sua nomina ha drasticamente ridotto le aspettative per un rialzo dei tassi della Bank of Japan nel breve termine, rafforzando l’impegno del Giappone verso una politica ultra-espansiva e ampliando i differenziali di rendimento con gli Stati Uniti. Questa divergenza politica ha innescato una forte domanda per il biglietto verde. “Il mercato si aspetta ora un po’ più di stimolo fiscale”, ha affermato Sarah Ying di CIBC, sottolineando che la leadership di Takaichi aumenta la probabilità di un irripidimento della curva dei JGB, riducendo ulteriormente l’appeal dello yen.
L’euro scivola con il collasso del governo francese
L’instabilità politica in Francia ha messo sotto pressione l’euro, con EUR/USD in calo dello 0,35% a 1,1699 dollari dopo aver toccato 1,1649 dollari, il minimo dal 25 settembre. Le dimissioni improvvise del Primo Ministro Sebastien Lecornu e del suo gabinetto, a poche ore dalla nomina, hanno segnato il governo più breve nella storia moderna francese. Sebbene non sia considerata una minaccia esistenziale immediata, l’episodio ha intensificato l’attenzione sulla credibilità fiscale della Francia, specialmente con i negoziati di bilancio all’orizzonte. Anche EUR/GBP è sceso, toccando il minimo dal 18 settembre.
Il Dollar Index si ferma sotto la resistenza chiave
Nonostante il picco iniziale a 98,499 – spinto dal momentum attraverso la media mobile a 50 giorni (98,037) – il DXY non è riuscito a mantenere i guadagni oltre la resistenza nella zona di ritracciamento tra 98,238 e 98,714. I venditori sono emersi prima del massimo del 25 settembre a 98,605, segnalando cautela. L’indice ora scambia appena sopra la sua media a 50 giorni; una rottura al di sotto di questo livello segnerebbe un cambio di tono, esponendo potenzialmente il minimo della scorsa settimana e il pivot a 97,412.
I rendimenti dei Treasury salgono mentre lo shutdown governativo prosegue
I rendimenti sono saliti lungo tutta la curva mentre lo shutdown del governo USA si è trascinato nella seconda settimana. Il rendimento del decennale è aumentato di 3,9 punti base al 4,158%, mentre il trentennale ha toccato il 4,755%. Il blackout dei dati in corso – evidenziato dal ritardo del rapporto sull’occupazione di settembre – aggiunge incertezza per gli investitori in vista dei discorsi chiave della Fed questa settimana e dei verbali FOMC di mercoledì. I mercati prezzano ancora un taglio dei tassi di 25 punti base alla riunione del 28-29 ottobre, con l’82% di probabilità di un altro taglio a dicembre, secondo CME FedWatch.
Prospettive di mercato: media a 50 giorni sotto osservazione con segnali contrastanti
I rialzisti del dollaro monitoreranno attentamente il livello 98,037. Un movimento sostenuto sopra questo punto potrebbe riaccendere il rialzo verso 98,605 e 98,714, ma l’incapacità di mantenerlo rafforzerebbe la resistenza vicino al massimo di settembre. Con l’incertezza fiscale in Giappone ed Europa che supporta il dollaro e la visibilità sui dati USA compromessa, l’azione dei prezzi vicino alla media a 50 giorni probabilmente detterà il tono fino alla chiusura settimanale.