La declassazione del rating USA da parte di Moody’s
Alla fine della scorsa settimana, Moody’s ha annunciato il declassamento del rating creditizio degli Stati Uniti da Aaa (il rating più alto) a Aa1. Come abbiamo spiegato all’inizio di questa settimana, solo pochi paesi mantengono ancora un rating AAA. Questo declassamento segue quelli precedenti di S&P nel 2011 e di Fitch nel 2023, completando così la “perdita definitiva” della tripla A americana da parte delle tre principali agenzie di rating. Questa notizia arriva in un momento particolarmente delicato per Donald Trump, che sta cercando di far approvare dal Congresso il suo piano di tagli fiscali.
Il gioco delle responsabilità politiche
Come spesso accade in questi casi, le responsabilità vengono scaricate sull’amministrazione precedente. Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che Moody’s rappresenta un “indicatore ritardato” e che il declassamento è il risultato delle politiche di Joe Biden. È innegabile che il presidente democratico abbia approvato diverse leggi che hanno aumentato significativamente il deficit statunitense, come l’Inflation Reduction Act del 2022, che offre crediti d’imposta alle aziende per lo sviluppo di energie rinnovabili. Negli ultimi due anni della sua presidenza, il deficit pubblico è salito oltre il 6%, nonostante gli Stati Uniti non abbiano attraversato una crisi in questo periodo.
Una responsabilità condivisa
Tuttavia, il deterioramento della situazione di bilancio americana non può essere attribuito esclusivamente alle politiche di Biden. Nel comunicato che annuncia il declassamento, Moody’s ha sintetizzato così la situazione: “Le successive amministrazioni statunitensi e il Congresso non sono riusciti a concordare misure per invertire la tendenza dei grandi deficit di bilancio annuali e dei crescenti costi degli interessi.” Questa osservazione rimane valida ancora oggi, mentre il Congresso sta esaminando il piano di tagli fiscali di Donald Trump, il famoso “big, beautiful bill“. Secondo le stime del Committee for a Responsible Federal Budget, questo piano dovrebbe aggiungere tra 3,3 e 5,2 trilioni di dollari al deficit nei prossimi 10 anni.
La reazione dei mercati
I mercati azionari hanno reagito poco all’annuncio di Moody’s, con gli indici statunitensi che hanno persino chiuso in rialzo lunedì. Tuttavia, si registrano tensioni sui Treasury, in particolare sulla parte lunga della curva, che è più sensibile alle questioni di deficit. Il rendimento a 30 anni ha così nuovamente superato il 5%.
Un segnale già previsto dagli investitori
La decisione di Moody’s non giunge come una sorpresa. Gli investitori sono da tempo consapevoli della situazione di bilancio degli Stati Uniti. Il declassamento da parte delle tre principali agenzie si limita a confermare questa realtà, che Donald Trump, spesso incline a prendere libertà con i fatti, non potrà ignorare.
Prospettive future e vigilanza dei mercati
D’ora in poi, la politica economica di Trump sarà attentamente monitorata dai mercati obbligazionari. Il nuovo presidente dovrà affrontare il difficile equilibrio tra le promesse elettorali di tagli fiscali e la crescente preoccupazione per il deficit pubblico americano. La perdita del rating tripla A rappresenta un punto di svolta simbolico per l’economia americana, segnalando che anche la più grande economia mondiale non è immune dalle conseguenze di politiche fiscali espansive prolungate e deficit strutturali.