Tensioni crescenti sui mercati obbligazionari globali
Il declassamento del rating creditizio degli Stati Uniti e la debole domanda per il debito giapponese stanno generando forti tensioni sui mercati obbligazionari su entrambe le sponde del Pacifico. Con i tassi a lungo termine che salgono vertiginosamente, riemergono preoccupazioni sulla sostenibilità delle finanze pubbliche di queste importanti economie. Come evidenziato dal caporedattore di MarketScreener nella sua analisi mattutina, i mercati azionari sia negli Stati Uniti che in Europa continuano la loro corsa al rialzo, portandoci a chiederci cosa potrebbe effettivamente interrompere questo meccanismo apparentemente ben oliato.
L’impatto dei tassi d’interesse elevati sui mercati azionari
Tra i fattori che potrebbero rallentare l’ascesa delle azioni ci sono proprio i tassi d’interesse più elevati. Perché? Per due ragioni fondamentali: – Quando i rendimenti obbligazionari aumentano, le obbligazioni diventano più attraenti rispetto alle azioni – Le valutazioni azionarie si basano sull’attualizzazione degli utili futuri: tassi più alti riducono il valore attuale degli utili futuri, esercitando pressione sui prezzi delle azioni
Stati Uniti: declassamento del rating e tagli fiscali
Ci sono tutte le ragioni per cui i tassi potrebbero continuare a salire negli Stati Uniti. Dopo Standard & Poor’s nel 2011 e Fitch nel 2023, venerdì scorso anche Moody’s ha declassato il rating creditizio degli USA da Aaa (il rating più alto) ad Aa1. Naturalmente, il Segretario al Tesoro Scott Bessent non ha avuto difficoltà a definire Moody’s un “indicatore ritardato” e ad attribuire questo risultato alle politiche dell’amministrazione precedente. Ha ragione su due fronti. Primo, gli investitori non hanno appreso molto di nuovo sulla situazione di bilancio statunitense. Secondo, la “Bidenomics” ha effettivamente ampliato ulteriormente il deficit. Tuttavia, la politica che sta sostenendo non sembra realmente orientata al risanamento delle finanze pubbliche, nonostante l’obiettivo dichiarato di ridurre il deficit al 3% del PIL. Infatti, i repubblicani al Congresso stanno attualmente lavorando a un piano di riduzione delle tasse che, secondo il Committee for a Responsible Federal Budget, dovrebbe aggiungere 3.300 miliardi di dollari al deficit nei prossimi 10 anni. Questa situazione rispecchia la dichiarazione di Moody’s che giustifica il declassamento del rating creditizio statunitense: “Le successive amministrazioni USA e il Congresso non sono riusciti a concordare misure per invertire la tendenza dei grandi deficit di bilancio annuali e dei crescenti costi degli interessi.” Di conseguenza, il tasso trentennale ha raggiunto ieri il 5,04%, il livello più alto da ottobre 2023.
Giappone: dove sono gli acquirenti?
Anche in Giappone i mercati obbligazionari sono sotto pressione. Il titolo giapponese a 20 anni ha toccato il livello più alto dal 2000, superando il 2,5%. In questo caso non c’è stato alcun declassamento, poiché il Giappone – il cui debito pubblico si attesta al 237% del PIL – ha perso il suo famoso rating AAA molto tempo fa. Tuttavia, con questo livello di debito, il mercato monitora con grande attenzione la domanda degli investitori per i titoli di stato. Ed è proprio da qui che deriva il recente aumento dei tassi: una debole domanda all’asta dei titoli a 20 anni. Per misurare questo fenomeno, i gestori obbligazionari utilizzano il rapporto bid-to-cover – la domanda di titoli divisa per l’offerta. Questo indicatore è al livello più basso da agosto 2012. Un altro segnale di domanda debole è il “tail”, che misura la differenza tra i prezzi medi e i prezzi più bassi accettati, che si è attestato a 1,14, il livello più alto dal 1987. Secondo Shoki Omori, stratega di Mizuho, i risultati dell’asta evidenziano “la persistente debolezza nella domanda e offerta nel settore obbligazionario a lunghissimo termine e alimentano preoccupazioni su chi, se c’è qualcuno, interverrà per acquistare.” Sebbene gli investitori stranieri abbiano acquistato quantità record di obbligazioni super-lunghe (con scadenza superiore a 30 anni) ad aprile, i protagonisti più importanti di questo mercato sono gli operatori nazionali. Tuttavia, i fondi pensione stanno riducendo la loro esposizione ai titoli giapponesi, mentre la Banca del Giappone sta attualmente riducendo il proprio bilancio.
Implicazioni per il governo giapponese
Questa pressione sui tassi complica anche il compito del governo giapponese, poiché rappresenta un aumento dei costi di finanziamento. Il Primo Ministro Shigeru Ishiba ritiene addirittura che “la situazione di bilancio del nostro paese è indubbiamente estremamente negativa, peggiore di quella della Grecia.” Questa doppia pressione sui mercati obbligazionari globali potrebbe rappresentare un segnale d’allarme per gli investitori, suggerendo che l’attuale euforia dei mercati azionari potrebbe presto dover fare i conti con la dura realtà dei crescenti costi del debito pubblico nelle principali economie mondiali.